giovedì 19 maggio 2005

Severino Antinori: sì ai referendum

Il Tempo 19.5.05
di SEVERINO ANTINORI
Scienziato

INNANZITUTTO una precisazione importante che è assolutamente necessaria perché oltre ad essere il presidente del comitato «Libertà e ricerca» per il sì al referendum parzialmente abrogativo della legge 40, che riunisce i più qualificati ricercatori del mondo della procreazione medicalmente assistita, sono anche il presidente della World Association of Reproductive Medicine che rappresenta ricercatori di 33 paesi. La scienza non è un’attività che progredisce soltanto in Italia, ma un continuum, che si sviluppa in tutto il mondo e che va avanti nonostante tutti i tentativi di bloccarla o di nasconderla. Il primo quesito referendario riguarda il divieto della ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni. Se non venisse abrogato, questo articolo della legge, il primo risultato sarebbe quello di ritardare in maniera significativa la possibilità di cura con cellule staminali per milioni di persone che nel nostro paese sono affette da gravi malattie genetiche, degenerative o conseguenti a eventi traumatici. Adesso, inoltre, non possiamo eseguire la diagnosi genetica prima della nascita, con l’ovvia necessità di ricorrere all’aborto in caso di gravi malformazioni che verrebbero rilevate solo al quarto-quinto mese con l’amniocentesi. Per l’importanza che queste ricerche scientifiche rivestono mi sembra ovvio che dobbiamo dare il nostro sì a questa domanda referendaria. Il secondo quesito è quello relativo alla richiesta di abrogare il divieto di creare non più di tre embrioni in vitro e all’obbligo di impiantare nell’utero tutti quelli creati, evitando così la congelazione. Questa norma giuridica provoca un’importante diminuzione della percentuale di successi per ciclo di stimolazione e addirittura un significatico aumento del numero di gravidanze multiple con due o tre feti. La conseguenza è oltre che un aumento dei costi (molti andrebbero all’estero dove simili divieti non esistono sopportando maggiori spese) pesanti effetti collaterali per la donna sottoposta a terapie farmacologiche di stimolazione ovarica che dovrebbero essere ripetute più volte. Al contrario la possibilità di creare più embrioni utilizzandone solo una parte e congelando quelli in eccesso, consentirebbe di programmare gravidanze con un solo feto e nello stesso tempo con il congelamento di ripetere il tentativo senza dover ricorrere a nuovi cicli di stimolazione ovarica. In questa maniera sarebbe possibile compiere la diagnosi genetica su più embrioni utilizzando per l’impianto soltanto quelli che non sono affetti da patologie. Il terzo quesito è particolarmente importante perché si chiede un sì all’abrogazione del primo articolo della legge 40 che attribuisce eguali diritti ai genitori e all’embrione. Questo articolo suscita particolari emozioni perché molte persone parlano dell’embrione come di un bambino. In effetti, non è così. Bisogna tenere presente un fatto fondamentale: l’embrione potenzialmente potrà diventare una persona, mentre la madre è un individuo è una persona reale che vive con pienezza la sua esistenza con affetti e relazioni. Di conseguenza la madre ha un primato rispetto all’embrione il quale secondo una ricerca scientifica comincia ad assumere le caratteristiche individuali dal quattordicesimo giorno dopo il concepimento, quando si formano le caratteristiche conformazioni nervose. Io stesso ho condotto un esperimento, il filmato è a disposizione di tutte le televisioni, durante il quale dopo 18 ore ho sfilato completamente uno spermatozoo dall’ovocita ancora perfettamente integro e non fuso con il gamete femminile. Questo dimostra in maniera inconfutabile che la vita quantomeno non si forma fino alle 18 ore dopo la fusione dei due gameti. Nei primi 14 giorni è quindi possibile fare ricerche genetiche senza danneggiare l’embrione formato. Il quarto ed ultimo quesito sull’abrogazione del divieto alla fecondazione eterologa, vale a dire che permette l’utilizzo di ovociti, spermatozoi o con la donazione di embrioni, esterni alla coppia, non presenta particolari problemi dal punto di vista scientifico. L’utilizzo degli ovotici e spermatozoi al di fuori della coppia si rende necessario nei casi di sterilità grave per ragioni di carattere genetico oppure per ragioni di terapia medica. Pensiamo all’uso di farmaci antitumorali o di radiazioni ionizzanti ai testicoli e alle ovaie. In più la fecondazione eterologa consente il cosiddetto vissuto della gestazione che per la donna ha un valore particolarissimo. Personalmente ricordo che le mie ricerche sull’utilizzo degli spermatozoi ancora non completamente formati, hanno consentito di risolvere in grandissima parte casi di sterilità maschile più che evidente. Tuttavia mi rendo conto che ci possono essere delle obiezioni di carattere emozionale e culturale nei confronti di questo tipo di fecondazione assistita. Come tutti quelli che vivono nel mondo della procreazione medicalmente assistita anche io darò personalmente il mio sì anche a questo quesito referendario.