mercoledì 22 giugno 2005

da Maria e Salomé, ai roghi delle streghe, alla psichiatria

Il Tempo 21.6.05
Nei secoli l’intolleranza religiosa divenne un problema psichiatrico
di VALENTINA CORRER

«Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria». (Vangelo secondo Luca 1, 26-28) Era Elisabetta, madre di Giovanni, ad essere al sesto mese di gravidanza, Maria lo seppe solo dopo l'Annunciazione e si recò da lei, vi rimase per i tre mesi restanti, poi Elisabetta partorì. Sei mesi dopo nacque quindi Gesù, il 25 dicembre. Otto giorni prima delle calende di gennaio; sei mesi prima nacque Giovanni, otto giorni prima delle calende di luglio, il 24 giugno. In quel giorno si festeggia San Giovanni Battista (l'Evangelista è il 27 dicembre). Al 24 giugno è legata una leggenda medioevale, quella di Salomè, figlia di Erodiade. Si dice che dopo aver danzato chiese, sotto consiglio della madre, la testa del Battista che le fu portata ancora in vita su un vassoio. Come punizione per aver causato la morte di Giovanni Salomè fu costretta all'infinito a vagare, volando su una scopa. Durante la notte che precede il 24 giugno, notte di veglia come per il Natale, si dice che gruppi di streghe si aggirino, sorvolino la basilica di San Giovanni a cavallo di una scopa tutte dirette ad un grande sabba annuale. Per difendersi da tanto influsso maligno si ricorreva al fuoco (da qui nascono i falò della notte di San Giovanni), all'acqua (specialmente la rugiada a cui sono attribuiti vari racconti legati alla fertilità) e alle erbe consacrate al santo (con poteri di protezione dal malocchio). In questo giorno si mangiano lumache (per difendersi dalle infedeltà e dai litigi) e si raccolgono le noci non ancora mature per farne del liquore, il nocino. E non è un caso che il più famoso albero di noci sia proprio quello di Benevento, albero intorno al quale si dice si raccogliessero le streghe, leggenda dalle antiche radici che risale all'epoca longobarda. Così recita un poemetto ottocentesco napoletano "Un gran noce di grandezza immensa germogliava d'estate e pur d'inverno; sotto di questa si tenea gran mensa da streghe, stregoni e diavoli d'Inferno". Benevento, città di origine del leggendario liquore Strega, il cui produttore Alberto Strega è promotore e finanziatore dell'omonimo noto premio letterario istituito nel 1947, che si svolge proprio il 24 giugno. Ma strega non è solo sinonimo di simpatiche leggende, superstizioni, gatti neri, scope, buffi cappelli e fortunate serie televisive. Vaste sono le pagine di storia dedicate alla caccia delle streghe, che con l'ausilio di veri processi sulla base di false testimonianze estorte tramite tortura, causarono la morte di migliaia di innocenti, soprattutto donne. La caccia alle streghe nasce nel XV secolo e prosegue per tutto il XVI e XVII, l'ultimo processo celebrato in Italia è dei primi del XVIII. È del 1486 il Malleus Maleficarum dei frati tedeschi Jacob Sprenger e Heinric Kramer, vero e proprio manuale del caso. È sicuramente il 1600 il secolo che più si è prestato a questo genere di persecuzioni, il secolo della Controriforma. Per lo più accusate di stregoneria erano le donne, proprio il Malleus termina così "la stregoneria deriva dalla lussuria della carne, che nelle donne è insaziabile". Le streghe, donne pericolose, oggetto di morbose attrazioni sessuali, capaci di causare l'infertilità, avide di bambini non battezzati da sacrificare al diavolo. Molte accusate erano infatti tutte quelle che avevano a che fare con i neonati, levatrici e bambinaie. In clima di Controriforma la stregoneria era un reato contro l'ordinamento della religione, il processo e la condanna a morte poi garantivano l'espiazione del peccato e la purificazione tramite il rogo. Ma verso il XVIII secolo, con la fine dei processi alle streghe, andando verso l'Illuminismo, la stregoneria passa da problema teologico a disturbo psichiatrico, risultato di un pensiero razionalista e tutti i casi connessi riempiono i trattati di medicina mentale. Sono soprattutto il diritto, la giustizia, il processo ad essere il centro del problema. Era inammissibile accettare una confessione ottenuta tramite tortura, si doveva garantire la giustizia. Beccaria e Verri si pronunciano fermamente contro la tortura, definendola una pena inutile, scrive Beccaria ne Dei delitti e delle pene "Qual è il fine politico delle pene? Il terrore degli altri uomini". Questo è sicuramente il risvolto comune a qualsiasi tipo di persecuzione, in qualsiasi tempo. Scriveva Arthur Miller nel 1953 un testo chiamato "Il crogiuolo" altrimenti conosciuto come "Le streghe di Salem". Riferendosi ad una caccia alle streghe del 1692, Miller metteva in evidenza le analogie con il clima di persecuzione iniziato dal senatore McCarthy contro l'ideologia comunista di cui lo stesso scrittore fece esperienza. Due società a confronto accomunate dalla stessa assurda caccia ad innocenti, alimentate dalla bigotteria e dall'odio.