mercoledì 22 giugno 2005

Silenzio tra due pensieri, il film di Payami
in una recensione del Messaggero

questo film era già stato segnalato sul blog con una recensione tratta da Il Messaggero

ilmessaggero.it 14 giugno 2005
Payami: «Il mio film “contro”, per combattere le censure»
di ROBERTA BOTTARI

ROMA - Mentre noi parliamo di censura, il film in questione, Silenzio tra due pensieri di Babak Payami, non è stato vietato ai minori: è stato proprio sequestrato, dal governo iraniano. Il regista è stato arrestato e costretto a fuggire dal paese mediorientale. «Ancora oggi - afferma Babak Payami - nessuno mi ha comunicato ufficialmente le ragioni del sequestro dell’originale e, quando ho chiesto chi mi interrogava se aveva visto il mio film, ha risposto che non ce n’era bisogno...». Silenzio tra due pensieri arriva finalmente in Italia, grazie all’Istituto Luce, che lo distribuisce in una quindicina di copie da venerdì. Presentato 2 anni fa alla Mostra di Venezia, si tratta del terzo film del cineasta, dopo One more day e Il voto è segreto. Il negativo è ancora in mano alle autorità locali, quello che vediamo dunque è ciò che il regista era riuscito a mettere in salvo prima del sequestro. Ogni volta che lo vede, Payami, viene colto da violenti mal di stomaco: «Non è il mio film, è quel che resta. Ma serve a far conoscere una realtà». Il film racconta la storia di una donna che viene risparmiata da un’esecuzione, perché vergine. Secondo una credenza, le vergini, se muoiono, vanno in Paradiso. E i killer non la vogliono solo morta: la vogliono anche dannata. Si pone così un bel problema. Per risolverlo, il leader spirituale costringe il boia a sposare la ragazza affinché, consumato il matrimonio, si possa finalmente procedere con l’esecuzione. Ma l’uomo, di fronte alla vittima-moglie, precipita nel dubbio. «Il silenzio del titolo - spiega il regista - è il momento in cui un individuo, o un’intera società, si risveglia da una convinzione cieca. Questo mio film è un viaggio nell’indecisione. Non parla di religione, ma di come questa può essere utilizzata per ingannare la gente: non mi stupisce che in Iran non lo abbiano gradito. Ma queste forme di repressioni sono inutili. L’ho detto anche a chi mi ha interrogato: prendetevi questo film e io ne girerò un altro, arrestatemi e un altro regista lo farà al posto mio. Comunque vada, sarò io a vincere questa battaglia».