sabato 25 giugno 2005

Guantanamo
deontologia medica Usa

Corriere della Sera 25.6.05
GUANTANAMO Detenuti impauriti Colpa dei medici

WASHINGTON - Interrogatori da brivido a Guantanamo, con i medici militari pronti a suggerire come aumentare il livello di stress dei detenuti, portarne al limite la paura, far leva sulla loro debolezza. La notizia è stata rivelata dal New York Times , secondo cui i sanitari di Guantanamo, attingendo informazioni preziose dalle cartelle sanitarie, consigliavano il personale addetto agli interrogatori su come «spremere» al limite i detenuti. Ma un portavoce del Pentagono ha respinto le accuse: i medici nelle carceri - ha spiegato - non rispondono a regole etiche, perché non sono chiamati in causa in veste di sanitari, ma come consulenti della psicologia del detenuto

il manifesto 25.6.05
I medici orwelliani di Guantanamo. Per torturare meglio
Scandalo nello scandalo: gli specialisti incaricati di trovare i punti deboli nella psiche dei detenuti e riferli poi agli addetti agli «interrogatori»
FRANCO PANTARELLI

NEW YORK. Qualcuno ha presente Winston Smith, il protagonista di 1984 di Orwell? Lui ha un segreto: una profonda fobìa per i topi. Quegli animali fanno schifo - e un po' paura - a tutti, naturalmente. Ma per lui quella paura è una condizione patologica, appunto una fobìa, che lo paralizza e lo priva di qualsiasi difesa. E infatti quando l'apparato poliziesco di Oceania, appreso quel suo segreto, lo sottopone a un «trattamento» a base di topi, la resistenza di Winston viene meno, confessa tutto ciò che loro vogliono e denuncia perfino la sua amata come la vera responsabile. Ebbene, qualcosa di simile sta accadendo a Guantanamo, la prigione nella base militare americana a Cuba che non finisce mai di fornire nuovi esempi di ignominia. Si è infatti scoperto, grazie al New England Journal of Medicine, una rivista scientifica di grande prestigio, che le cartelle cliniche dei detenuti di Guantanamo, come quelle dei prigionieri in Afghanistan e in Iraq, sono «a disposizione» degli addetti agli interrogatori, i quali possono così usarle come un'arma aggiuntiva da usare contro i detenuti. In sostanza, oltre alle pratiche già note - privarli del sonno, tenerli in isolamento prolungato, costringerli a restare in posizioni dolorose, soffocarli a lasciarli respirare un attimo prima che cedano, picchiarli, sottoporli a provocazioni sessuali, profanare il Corano di fronte a loro - c'è anche quella di sfruttare i loro punti deboli, fisici o psicologici, che i medici che in teoria dovrebbero occuparsi della loro salute provvedono a fornire agli addetti agli interrogatori.

La notizia si era già affacciata l'altro ieri, grazie a un'anticipazione dell'articolo del New England Journal of Medicine, ma dato l'enorme interesse che ha suscitato, ieri la rivista lo ha messo interamente nel suo sito Internet. Ecco così il caso del detenuto (rigorosamente anonimo) per il quale il buio ha lo stesso effetto che hanno i topi per Winston Smith; del medico (anche lui anonimo) che annota diligentemente la cosa sulla sua cartella clinica; di quella cartella che finisce nelle mani degli addetti agli interrogatori i quali la sfruttano a dovere; ed ecco anche un documento «ufficiale ma non pubblico», nel senso che è stato regolarmente approvato dall'autorità ma non reso di pubblico dominio, che serve a «sollevare» i medici da eventuali perplessità etiche. Datato 6 agosto 2002, il documento dice che le informazioni fornite dalle «persone nemiche sotto il controllo degli Stati Uniti ... non sono confidenziali e non sono soggette al privilegio» (del rapporto fra medico e paziente) e che anzi il personale medico ha l'ordine preciso di riferire «ogni informazione che può servire al successo di una operazione militare o di una missione di sicurezza nazionale». Vari medici (sempre anonimi) intervistati dalla rivista spiegano poi che questo «programa» di coinvolgerli nella «strategia degli interrogatori» era stato eloborato esplicitamente per «incrementare la paura e l'angoscia fra i detenuti come un mezzo di ottenere informazioni». Insomma, fra i regali che questa amministrazione ha fatto al livello di civiltà generale c'è anche il «rilassamento» dell'etica medica.

Il New York Times, che ha ripreso la storia del New England Journal of Medicine aggiungendoci del suo, riporta i commenti di un portavoce del Pentagono, Bryan Whitman, il quale si produce in una spericolata arrampicata sugli specchi. Secondo lui i medici militari vanno divisi in due categorie: quelli con il compito di sovrintendere al «trattamento umano dei detenuti» e quelli che hanno «altri ruoli», per esempio quello di «scienziati del comportamento», cioè coloro che definiscono il «carattere» di un soggetto. Questi ultimi, dice Whitman, «siccome non sono medici curanti non sono neanche tenuti a seguire i dettami etici». ciniche e cretine, le parole del portavoce del Pentagono mostrano una cosa forse importante: che l'autorità ufficiale non nega l'esistenza di questa pratica. Una delle tante prove di strafottenza dell'amministrazione o il segno che sono finiti i tempi della smentita sistematica con il risultato di venire poi regolarmente sbugiardati? Potrebbe esserne la prova un episodio avvenuto ieri all'Onu, quando un rappresentante americano ha ammesso, per la prima volta formalmente, la pratica della tortura di fronte alla commissione che sta preparando il rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Precisando peraltro che si è trattato di «casi isolati» e che i responsabili sono militari «di basso rango».