Kleist, un geniale colpo di pistola
«Un inquieto batter d'ali»: il grande romantico che mise in imbarazzo Goethe, una biografia che sfiora il romanzo
Marta Morazzoni
IL duplice colpo di pistola che uccise prima Henriette Vogel, malata di cancro, e poi lo scrittore trentaseienne Heinrich Kleist produsse senza dubbio un'eco sconcertante a quel tempo, era il 21 novembre del 1811; ma suscita scalpore e annessa curiosità anche oggi, che di Kleist conosciamo la qualità letteraria, e ne ammiriamo la personalità eccezionale nel contesto del romanticismo di cui fu figlio e magari vittima. Ma chi era infine questo artista dall'aria adolescente, dallo sguardo mite e inquietante? Un uomo di grandi passioni, un insoddisfatto e un insicuro, o un provocatore nell'arte e nella vita? E la donna morta con lui e per mano di lui? Come definire il loro letale rapporto? Erano amici? innamorati? solidali? Ecco, forse a una lettura più ravvicinata, quest'ultimo termine, per altro pieno di ambiguità, sembra il più convincente. Solidali nella delusione e nell'esaltazione, inetti ad un amore tra comuni mortali e per questo determinati a spostare più in là, oltre il confine della vita, il compimento delle aspirazioni qui frustrate. Il lavoro che Anna Maria Carpi ha prodotto intorno alla vita dello scrittore tedesco che mise, forse, in imbarazzo Goethe per la prepotenza di uno stile assolutamente eterodosso, va a cercare nelle pieghe della vita, non felice e non fortunata, dell'artista, per portare alla luce certe ragioni che alla ragione sfuggono. La materia è interessante e il lavoro della Carpi si muove su un piano rispondente alle sollecitazioni che vengono da una così ardua personalità, sicché definire biografia la sua lunga inchiesta sul soggetto Kleist sarebbe riduttivo. Il personaggio (e uso un termine volutamente improprio, ma credo adatto all'operazione della Carpi) si presta a qualcosa di più che alla pura raccolta ed enucleazione e analisi dei dati inerenti alla vita e alle opere; in certo senso sollecita ad una elaborazione e ad una non dico invenzione, ma certo interpretazione chiara e coinvolgente, dentro cui riconosciamo la convinzione e la qualità di interprete della Carpi. Ci sono, in questa operazione che sfiora il romanzo, tutti i dati oggettivi di una biografia, c'è anche di più: nel primo capitolo, che si apre con l'annotazione dei commenti privati e di giornali sulla tragica morte dello scrittore, entriamo nel vivo del problema che Kleist ha rappresentato per i suoi amici e parenti, nel vivo del mistero che ha suscitato tra coloro che lo conoscevano, che lo stimavano o ne diffidavano, e quindi videro nella sua strana morte la conseguenza di una strana vita. Se ne rammaricarono come di una grave perdita, o la deprecarono, in ogni modo ci si interrogarono senza approdare ad una risposta ultima: una pazzia alla Werther, disse qualcuno, l'esaltazione della purezza di un'anima, secondo altri, mentre Federico Schlegel commentava: «Come nelle sue opere, così anche nella vita Kleist ha scambiato la pazzia per genialità». Lo riporto perché mi sembra il commento più consonante al controverso modo in cui la sua epoca considerò quello che per noi oggi, nonché essere un pazzo, è un vertice della letteratura tedesca. Forse per lui tutto cominciò dal tentativo di evadere dalla mediocre condizione di una famiglia di piccola nobiltà di Francoforte sull'Oder, da un esacerbato senso del disagio che gli veniva dal desiderio di essere uno scrittore senza scendere a compromessi con le mezze misure del mondo; e infatti puntualmente il mondo, che ha sempre i suoi metodi efficaci contro la diversità, lo aspettava al varco per disfare quello che lui credeva di aver fatto: relazioni, amicizie, lavoro, una rivista fondata su criteri innovativi e un giornale che offriva al pubblico prussiano il piacere della cronaca. Certo, non fu solo vittima, ebbe le sue impennate umorali, ma infine tutto, ribellioni e pentimenti, tutto parve a fondo perduto: tutto, tranne otto opere teatrali, dei magnifici racconti, i saggi. Il trucido mondo di Arminio, la ferocia amorosa di Pentesilea, l'ambiguità dell'Anfitrione, la perfida, esilarante figura del giudice Adamo, nome paradigmatico per il protagonista della Brocca rotta, raccontano nella mediazione della finzione comica o tragica i passi di un lungo tormento: niente nella vita di Kleist è andato per il verso giusto, niente, tranne la sua straordinaria forza di artista.
Anna Maria Carpi
Un inquieto batter d'ali
Vita di Heinrich von Kleist
Mondadori, pp. 354, e22
BIOGRAFIA
Un inquieto batter d'ali
Vita di Heinrich von Kleist
Mondadori, pp. 354, e22
BIOGRAFIA