martedì 27 maggio 2003

psicosomatica

L'Espresso
Che mal di matrimonio
Allergie. Gastriti. Disturbi cardiocircolatori. Asma. La biochimica svela che cosa succede quando l'amore diventa consuetudine
di Maria Serena Palieri

Asma, pruriti, eczemi,vene varicose, ulcera, gastrite, cefalea, insonnia cronica, anoressia, bulimia. Qual è il filo che lega queste malattie? Sono le più frequenti sindromi da matrimonio: le patologie, cioè, che colpiscono mogli e mariti che nutrono un'infelicità affettiva. Soffri di problemi circolatori? Chiediti se, sotto sotto, non ti senti abbandonato o poco amato dal tuo coniuge. Poi ci sono i disturbi che vanno dritti al bersaglio, quelli che impediscono di condividere l'intimità di una vita sessuale felice: impotenza per lui; anorgasmie, vaginismi o dispareunie per lei. Col progredire di alcuni studi, in particolare quelli sulla biochimica delle emozioni, ci si avvicina alla dimostrazione scientifica della verità intuitiva: un matrimonio infelice può far ammalare, e un'unione serena aiuta a stare bene, a superare meglio le malattie.
Se il matrimonio ci crea problemi di salute è per una ragione biochimica, spiega Alessandra Graziottin, ginecologa e oncologa: la caduta della serotonina, cui seguono depressione e abbassamento dei ritmi vitali, dal desiderio sessuale alle difese immunitarie. Un circolo vizioso simile è quello provocato dall'aumento della prolattina, in caso di stress cronico: nell'uomo il testosterone si abbassa, e con esso la libido e l'energia vitale. Mentre è sempre un ormone a nutrirci di felicità: l'ossitocina, il neuro-ormone che è il mediatore più importante dei nostri legami affettivi e che non a caso viene abbondantemente liberato dal nostro corpo durante l'orgasmo. Insomma, le neuroscienze stanno dimostrando che cervello, sistema immunitario e sistema endocrino sono un triumvirato che governa quel tutt'uno che noi siamo: corpo, psiche e mente. E che le malattie psicosomatiche non sono un'invenzione: hanno basi oggettive. Più che mai nel matrimonio, dove la materia prima del legame sono, o dovrebbero essere, proprio le emozioni e il sentimento.
Che il matrimonio agisca sulla salute, lo dicono anche degli studi sperimentali. Uno screening undicennale, da poco concluso al Royal Free Hospital di Londra, sulle malattie cardiovascolari, ha seguito 7 mila pazienti sopra i quarant'anni e ha dimostrato che l'infarto colpisce in percentuale doppia gli uomini scapoli rispetto agli ammogliati: l'uomo sposato gode (di solito) della cura e della regolarità di vita che la moglie gli regala.
Può anche accadere il contrario: che il matrimonio faccia ammalare. Racconta Piero Parietti, medico-psichiatra, presidente della Società italiana di medicina psicosomatica, che ha raccolto un'ampia casistica di mali da matrimonio: «La prima distinzione da fare è questa: esistono risposte fisiologiche alle emozioni ed esistono risposte patologiche, siano disturbi o siano, se più gravi, lesioni. Se squilla il telefono, io rispondo e, ascoltando una voce femminile particolarmente dolce, sento che mi batte il cuore, questo è fisiologico. Ma se il mio cuore ha un battito troppo accelerato senza causa diretta, questo è un disturbo. E se ho l'ulcera, questa è una lesione. Ci sono una serie di disturbi e lesioni che svelano spesso un'origine psicosomatica: malattie della pelle, disturbi circolatori e respiratori, malattie dell'apparato digerente».
E cosa c'entra il matrimonio? «Il matrimonio è un patto che implica, per definizione, delle valenze affettive ed emotive. Nella norma, se questo patto non funziona, dà origine a disturbi, più che lesioni», continua Parietti: «Per esempio, la stitichezza: può corrispondere a un desiderio di tenersi per sé l'affetto, di non dare amore all'altro. Prendiamo l'asma bronchiale: respirare significa mettere aria dentro e mandarla fuori, e l'asma è una perfetta somatizzazione per chi sente di dipendere da una persona ma, contemporaneamente, si sente soffocare e vorrebbe essere indipendente. Eczemi e psoriasi, invece, possono rivelarsi una strategia difensiva per evitare il contatto fisico. Nelle coppie, per lo più, si parla poco: si grida o si tace. È diffusa l'alessitimia, la sindrome che consiste nel non conoscere le parole che esprimono le emozioni. Nelle coppie si "manda giù". Questa è una delle origini delle malattie da matrimonio».
La lingua dei litigi coniugali è infarcita di espressioni che rimandano a un disagio corporeo: «Sei come un mattone sullo stomaco»; «Questo comportamento non lo digerisco»; «Mi dai l'allergia». E a volte l'allergia arriva davvero. Allora, spiega Parietti, per rimediare agli effetti di un disagio «occorre ripristinare, attraverso tecniche di rilassamento e movimento, un rapporto col corpo armonioso, meno strumentale. Spesso la psicosomatica ricorre all'ipnosi e utilizza stati di coscienza modificati per far affiorare non solo i problemi del paziente, ma anche le sue fantasie inconsce e le sue risorse interiori». Il medico racconta un caso clinico emblematico: quello di una giovane donna che, appena sposata, cominciò a soffrire di pruriti diffusi e insopportabili che scomparivano quando il marito si allontanava da casa qualche giorno per lavoro. I medici ipotizzarono una forma di inibizione sessuale. Curata, la ragazza sembrò guarire e riuscì a mettere e al mondo una bambina. Che, poche settimane dopo la nascita, si ammalò di crosta lattea: il disturbo della mamma non era sessuale in senso stretto, era un'incapacità profonda al contatto fisico.
«Ho il mal di testa»; «Sono stanco»: anche le classiche scuse , di lei e di lui, per evitare il sesso, possono avere un fondamento obiettivo. In chiave psicosomatica questi disturbi si rivelano come un'arma usata per evitare l'intimità sessuale. La stessa psicosomatica ammette che sono disturbi veri: lei, quando si avvicina il momento di fare l'amore, ha una cefalea reale, lui ha davvero una stanchezza cronica.
E questa può diventare la molla per altre sindromi da matrimonio, quelle che fioriscono più specificamente nella sfera sessuale. Ma c'è una premessa indispensabile, avvertono gli specialisti. Quando si parla di sessualità bisogna ricordare che questa, in una coppia, agisce in due direzioni: da un lato, a seconda che funzioni o no, il sesso è un motore di intesa o di dissidio sul piano affettivo; dall'altro è nella sessualità che la coppia esprime la propria intesa amorosa o scarica il proprio disagio sentimentale. Insomma, quello del sesso è un linguaggio che è, per definizione, a doppia faccia, ambiguo. Una donna anorgasmica può esprimere, con la sua freddezza, ostilità e sfiducia nei confronti del marito. La stessa anorgasmia può mettere in circolo nella coppia irritazione e aggressività.
Giorgio Rifelli, che dirige a Bologna il Centro italiano di sessuologia, racconta che i disagi sessuali a volte si esprimono per via metaforica: un'ulcera, una gastrite, una colite o un mal di testa ricorrente sono, in alcune donne, il sintomo di un rapporto insoddisfacente con il proprio corpo, una difesa da se stesse quando si vive il desiderio, appunto, come una fonte di disagio; ma sono anche il modo per allontanare un marito che manda richieste sessuali ossessive. Così le coppie mascherano il disamore a cui corrisponde la mancanza di desiderio. Che però può manifestarsi in maniera molto più diretta. Così il disamore prende la forma esplicita dell'impossibilità al coito, «per gli uomini con la mancanza di erezione; per le donne, con il vaginismo e la dispareunia prima, e poi l'anorgasmia. La vera patologia di oggi, però, è la mancanza di desiderio. E questo, per una società che teorizza la libertà sessuale, è un paradosso. Nel mondo femminile la patologia è meno conclamata, più nascosta. Ma i maschi, che sono legati a un'idea di virilità intesa come effervescenza, irruenza, vengono da noi perché non hanno nessuna voglia di avere rapporti».
Purtroppo il più delle volte il sessuologo non ha molto da offrire: «In un matrimonio l'assenza di desiderio è sinonimo di disperazione. La curiamo con trattamenti psicoterapeutici per il singolo o per la coppia. Ma senza molte chance, perché spesso il disagio erotico può essere la rappresentazione di ostilità profonde». Che certo non si risolvono con Viagra e pillole. «Un farmaco può agevolare un rapporto sessuale in senso meccanico, ma non restituisce il desiderio. E chi non desidera, non vuole neppure aiutarsi con un farmaco», osserva Rifelli. Una pillola non basta ad agire sul continente profondo dove nascono la libido e le fantasie erotiche.
Libido in picchiata e mancanza di dialogo, dunque, scatenano processi ormonali, neurologici e immunitari del tutto incontrollabili. Su cui pesa il ritmo frenetico, imposto dalla vita fuori dalle mura domestiche, che crea distanze affettive. Margaret Carlson, commentatrice del settimanale americano "Time", osserva che, specie per le donne, oggi la vera soddisfazione erotica è nel dormire: per gli workalcoholics, i drogati da lavoro, abbandonarsi nelle braccia di Morfeo è un piacere molto più bramato che fare l'amore con il partner. E questo naturalmente non giova all'intesa matrimoniale.
Alessandra Graziottin usa il fattore sonno tutto al contrario: il sonno - dice - è un ottimo indicatore della salute affettiva della coppia. «Chi dorme bene, quanto gli serve e profondamente, probabilmente ha una vita sessuale e affettiva serena. Il sonno più rigenerante non è quello che ci coglie dopo un rapporto sessuale appagante?», osserva. Se è così, alle coppie italiane va male: ben 12 milioni di persone, nel nostro paese, dormono cronicamente poco e male, stando allo studio "Morfeo 2" dell'Associazione italiana di medicina del sonno.
Il matrimonio, osservano Eugenia Scabini e Raffaella Efrate in un libro appena uscito per la casa editrice il Mulino, "Psicologia dei legami familiari", è sempre più "di coppia", invece che "coniugale". Le autrici intendono dire che è costruito su sentimento e intesa a due, invece che su un progetto. Certamente è più romantico, ma, ammoniscono le studiose, è anche più effimero. E quando il sentimento evapora, va in pezzi. Allora ci si lascia sempre più spesso, ma, anche, ci si ammala: del dolore che dà un amore finito, di dire addio o essere abbandonati.
A meno che, come suggerisce in conclusione Alessandra Graziottin, non si reimpari a sposarsi «bene»: a scegliere un partner non facendosi ispirare da logiche d'immagine, o dall'infantilismo, o dal narcisismo, le grandi malattie psicologiche di questi anni, ma in modo sano, perché quel lui o quella lei ci "fanno bene". Allora potremo scoprire che, se il matrimonio infelice fa ammalare di asma e di eczemi, fa diventare scheletrici oppure obesi, quello felice è la migliore terapia per il corpo e per l'anima.