domenica 8 febbraio 2004

Umberto Veronesi: «credere, non credere»

Corriere della Sera 8.2.04
ANTEPRIMA
da «Una carezza per guarire», il nuovo saggio del grande oncologo
L’ultima sfida di Umberto Veronesi: una rivoluzione etica Nel nome dell’equilibrio tra medicina, politica e religione


Anticipiamo due brani dal volume «Una carezza per guarire», scritto da Umberto Veronesi con Mario Pappagallo (Sperling & Kupfer, pagine 201, €16, in libreria da martedì 10). Il testo qui sotto è tratto dal capitolo «Credere, non credere».


Don Giovanni rimase pensieroso e poi ricominciò a parlare lentamente: «Allora è proprio vero? Me l’avevano detto, ma non potevo accettarlo: proprio tu, così devoto, quando servivi messa accanto a me... ma come è avvenuto?».
«Te lo racconterò la prossima volta», dissi io salutandolo.
E così iniziò una lunga serie di conversazioni sul senso della vita, sul ruolo delle religioni, sul mistero della creazione, sull’evoluzione degli esseri viventi, sulla Chiesa cattolica, sui rituali, sui rapporti tra Chiesa e politica, sul laicismo, sulla libertà di pensiero. Ogni quattro mesi un incontro. Volle sapere subito il perché del mio allontanamento dalla fede.
«E’ semplicissimo e quasi paradossale, è stato proprio il mio desiderio di approfondire che ha minato le mie convinzioni. Come diceva il grande filosofo Mircea Eliade, quanto più si studiano le varie teorie religiose e la loro storia, tanto più nascono i dubbi. Mi sono convinto che le dieci principali religioni del mondo siano soprattutto proiezioni della struttura sociopolitica e dei relativi bisogni dei vari popoli. E’ inevitabile che la Grecia antica, costituita da un infinito numero di Stati corrispondenti alle isole dell’arcipelago, non potesse che costruirsi una religione politeistica in modo che ognuno degli Stati avesse il proprio Dio protettore; viceversa i grandi imperi monolitici non potevano che darsi una religione solidamente monoteistica. In altre parole non è stato Dio a creare gli uomini, ma gli uomini a creare Dio, per far fronte alle loro incertezze e insicurezze esistenziali, strutturando il sistema religioso secondo gli schemi gerarchici propri».
Don Giovanni fu pronto a ribattere: «Mi pare un’interpretazione molto materialistica, vicina alle tesi marxiste. Poiché citavi Eliade voglio solo ricordarti che questo studioso e tutta la scuola "cognitiva" hanno una visione diversa della religione e si soffermano molto sulle analogie che sono presenti in movimenti religiosi anche molto lontani tra loro. Le religioni hanno in comune concezioni simili del mito in quanto esprimono l’unità della mente umana, che in qualsiasi parte del mondo si interroga, in modo primitivo o evoluto, sul mistero della vita e della morte, del bene e del male e del senso stesso della vita, cui la scienza non è in grado di dare una risposta». (...)
Uno dei primi argomenti delle nostre conversazioni riguardò la creazione. Lui introdusse l’argomento con molta forza: «Non puoi pensare che la perfezione con cui il mondo è costruito sia semplicemente opera del caso. Se io trovo un orologio per terra, con tutti i suoi perfezionatissimi ingranaggi, faccio fatica a pensare che la materia si sia organizzata spontaneamente nei millenni in modo da dar vita a un orologio. Mi è più facile pensare che dietro l’orologio ci sia un orologiaio. Tu vivi nel mondo della scienza e sai più di me come la complessità del corpo umano sia così sofisticata, e come tutte le funzioni seguano un itinerario logico, per cui è chiaro che tutti gli organismi viventi siano parte di un progetto biologico e, se c’è un progetto, ci deve essere un progettista. Guarda che non mi riferisco solo alla materia vivente, ma anche al mondo inorganico: elementi chimici che stanno insieme perché regolati da rigidissime leggi fisiche. Come è possibile che un tale delicatissimo sistema sia risultato del caso?».
Ricordo ancora la mia risposta: «Credo che nessun uomo di scienza possa rispondere alla tua domanda: noi sappiamo solo che ci troviamo nel mezzo di un universo costituito da miliardi di galassie, ciascuna con miliardi di stelle, tutto questo come risultato del Big Bang, cioè dell’esplosione di un nucleo di materia, occorsa 25 miliardi di anni fa. E poiché ogni stella ha intorno a sé dei frammenti di materia (i pianeti) vi sono miliardi e miliardi di pianeti in parte verosimilmente simili alla nostra Terra, data l’origine comune, ed è fortemente probabile che forme di vita simile alla nostra si siano sviluppate in parti diverse dell’universo. Quello che fa sorgere dei dubbi è la posizione presa dalla religione nei riguardi della creazione: tutto si è svolto in pochi giorni, ma è riferito esclusivamente alla creazione della Terra, o dell’uomo, mentre il resto dell’universo (Sole, stelle e Luna) è solo un completamento della Terra stessa, posta al suo centro. Ma c’è di più: nel Vangelo di Luca si può addirittura risalire alla data della creazione, contando il numero delle generazioni che vanno da Adamo a Gesù. Solo migliaia di anni prima di Cristo, non miliardi come poi ha indicato il mondo scientifico. Allora la domanda che mi faccio è questa: se i testi sacri sono di ispirazione divina e quindi per definizione sono infallibili, come possono essere così lontani dalla verità?».
Don Giovanni fu come sempre pronto: «Tu hai eluso la mia domanda sulla perfezione delle creature viventi e non viventi e sulla sua origine. Penso quindi che, implicitamente, accetti l’idea che un ente superiore dotato di un’intelligenza superiore abbia ideato, progettato e attuato questo straordinario universo. Per quanto riguarda i libri sacri, la loro semplicità di linguaggio era strumentale alla comprensione degli uomini di allora. L’umanità era nella sua infanzia e necessitava di una comunicazione con un linguaggio adatto, che può in effetti sembrare quello di una favola. Ma sia l’Antico che il Nuovo Testamento hanno una loro coerenza e, più che i fatti, devi considerare i contenuti e i messaggi morali che trasmettono».
E io: «Parli sempre del progetto divino, ma di che razza di progetto si tratta, che contempla una vita dell’uomo che si svolge su un pianeta, la Terra, che per il secondo principio della termodinamica è destinato, un giorno, a raffreddarsi completamente e a divenire un corpo inerte e gelido che si aggirerà nell’universo privo di vita? Che scopo ha tutto questo? In cosa consiste, a lungo termine, il progetto divino sull’esistenza umana? E poi, tu dici, i libri sacri sono semplici per necessità. Ma questi libri sacri sono un testo indiscutibile per i religiosi più intransigenti e nel passato esprimere un dubbio su di essi poteva condurre al rogo. E quante guerre di religione, crudelissime, sono occorse per diffondere un’interpretazione dei testi rispetto a un’altra?».