domenica 8 febbraio 2004

uomini e topi: una "scoperta" sulla memoria

ANSA 7.2.04
CERVELLO: USA, TROVATO L'INTERRUTTORE DEI RICORDI DURATURI


(ANSA) - ROMA, 7 FEB - Forse e' ancora presto per pensare di aver trovato la soluzione per gli smemorati cronici o per chi, affetto da patologie nervose, ha problemi di memoria, ma intanto il premio Nobel 1987 per la Medicina, Susumu Tonegawa, direttore del Picower Center for Learning and Memory al Massachusetts Institute of Technology (MIT), ha identificato l'interruttore principale che accende la macchina per immagazzinare i ricordi di lunga durata.
Come riferito sulla rivista Cell, si tratta di una proteina del cervello che viene accesa dall'impulso nervoso legato all'informazione da memorizzare e che da' il via alle reazioni che costruiscono il ricordo stesso.
Quando uno stimolo o un'informazione arrivano al cervello, la zona colpita subisce un cambiamento strutturale dovuto alla formazione di nuovi contatti tra neuroni, le sinapsi. Questo restyling e' mediato dalla produzione di un gran numero di proteine di vario tipo ma fino ad ora non era noto il punto di partenza, cioe' chi desse i comandi per avviare la sintesi di tutte le sostanze necessarie alla costruzione del ricordo.
I ricercatori del MIT hanno capito che l'artefice di tutto cio' e' l'enzima chiamato mitogen-activated protein-chinasi (MAPK) che, a seguito del segnale elettrico associato all'attivita' dei neuroni che hanno ricevuto l'informazione, scatta accendendo il sistema di sintesi proteica.
Gli esperimenti hanno confermato le ipotesi dei ricercatori, infatti i topolini il cui gene per MAPK era stato messo KO dagli scienziati, non riuscivano a trattenere un ricordo oltre le poche ore dalla ricezione dell'informazione. Inoltre in questi animali la formazione di nuove sinapsi era praticamente nulla dopo stimoli esterni. Molti disturbi neurologici e psichiatrici sono legati a ridotta capacita' di sintesi proteica dei neuroni, osserva Tonegawa, alimentando la possibilita' che queste defaillance siano dovute proprio al malfunzionamento di MAPK.
''Se continuiamo a mappare le molecole e i meccanismi cellulari alla base delle funzioni cognitive - conclude il premio Nobel - capiremo meglio le basi dei disturbi mnemonici, rendendo possibile l'ideazione di farmaci che abbiano bersagli molecolari precisi''.