domenica 18 aprile 2004

libri:
Goethe e il Cenacolo di Leonardo

Corriere dlla Sera 18.4.04
Tradotto per la prima volta in italiano lo studio del sommo letterato che rese famosa in Europa l’opera di Leonardo
Goethe a Milano, «turista» stregato dal Cenacolo


Correva il 1788. Dopo aver assistito al carnevale romano, alle funzioni della Settimana Santa e aver visto all’Accademia di San Luca il cranio di Raffaello, il 23 aprile Goethe lascia la città eterna. Riparte verso Weimar, sostando a Firenze, Modena, Parma e Milano. Se ci fermassimo con lui per ascoltare i giudizi dati alla città, ne resteremmo delusi. Milano, in altre parole, non gli piacque. Il Duomo, ad esempio, lo giudicò «un’autentica assurdità», o meglio «una meschinità tutt’altro che finita». Per carità di patria non continuiamo, ma ci fu un’opera che lo stregò: il Cenacolo di Leonardo alle Grazie. Il sommo letterato ne scrisse a Carlo Augusto di Sassonia, sovrano e amico: «È una vera chiave di volta nei miei concetti artistici. È unico nel suo genere, non vi è nulla con il quale possa essere paragonato». E tali parole vanno aggiunte all’ammirazione per il «Trattato della pittura» del maestro di Vinci, che Goethe lesse avidamente nei precedenti mesi romani.
Tornato in Germania, ricordava a memoria i dettagli del Cenacolo. Il destino gli andò incontro nell’estate del 1817, allorché proprio Carlo Augusto di Sassonia si recò nel Lombardo-Veneto per una visita di Stato. Tra un inchino e un auspicio, Sua Altezza pensò di fare acquisti d’arte: come consulente fu prescelto il direttore del gabinetto numismatico di Brera, Gaetano Cattaneo, nativo di Busto Arsizio e zio del celebre Carlo. Egli consigliò al sovrano l’acquisto di parte dell’eredità di Giuseppe Bossi, segretario dell’Accademia di Brera (anche lui di Busto Arsizio), spentosi due anni prima. Fu ascoltato.
E qui c’è il nocciolo della storia. Bossi aveva ricevuto nel 1807, dal viceré Eugenio di Beauharnais, l’incarico di eseguire una copia del Cenacolo, destinata a far da modello a un mosaico che avrebbe tramandato il già compromesso capolavoro. Affinò le ricerche per la bisogna, raccogliendo tutte le fonti documentarie e cercando di ricostruire l’immagine originale della «Cena». Dall’affresco e dalle copie trasse immenso materiale, tra cui un’opera dedicata al dipinto, che apparve nel 1810 con il titolo «Del Cenacolo di Leonardo da Vinci Libri Quattro».
Con tale indicazione inizia appunto lo studio di Goethe dedicato a «Il Cenacolo di Leonardo», che ora finalmente vede la luce nella prima traduzione italiana di Claudio Groff. Il volumetto è pubblicato da Abscondita con un puntuale scritto di Marco Carminati (costa 11 euro). Goethe potè avere il tesoro di Bossi per rimeditare sull’adorato affresco e farlo conoscere a tutta Europa.
Carminati oggi può scrivere che i quattro libri di Bossi sono «costosissimi». Ha ragione. Aggiungiamo che il vizio della bibliofilia è pernicioso per le proprie tasche più del gioco e di (talune) donne. Non a caso Goethe li fece acquistare - già allora - da un capo di Stato.