sabato 17 luglio 2004

il doppio

il Mattino di Napoli 17.7.04
Alieni a se stessi
di Raffaele Aragona


Si dice che ciascuno di noi abbia un altro da sé, un io rovesciato rispetto alla propria natura; la cosa non produce effetti consistenti finché rimane pura astrazione ma, appena intacca il nostro essere unico, essa comincia a perturbare; «il perturbante», come lo chiamava Freud, è quell'aspetto di noi che sconvolge perché corrisponde alla nostra oggettivazione, perché vi riconosciamo noi stessi al di fuori di noi. Esso può rappresentare un rafforzamento narcisistico dell'identità, ma può mutare di segno e assumere il connotato inquietante della persecuzione.
Il doppio è uno dei temi ricorrenti nella letteratura di tutti i tempi, dove si presenta come espediente narrativo (così come nel teatro e nel cinema); esso interessa molte altre discipline, dalla filosofia all'arte, dalla psicoanalisi alla linguistica. Pensare al doppio di sé, osservarsi dall'esterno è un pensiero antico dell'uomo ed è evidente come la questione abbia trovato una caratterizzazione diversa nel corso dei secoli: l'ombra, lo specchio, il sosia, l'altro da sé sono tutti aspetti del doppio che ritrovano una loro manifestarsi nella letteratura, dove esso assume diverse sfumature, tragiche, divertenti o del tutto fantastiche. A cominciare dall'«Anfitrione» di Plauto nel quale l'espediente del doppio è destinato a suscitare il riso e a generare equivoci, per passare ad altre opere nelle quali lo sdoppiamento genera angoscia: l'ombra, il sosia, il riflesso diventano allora proiezioni della condizione triste dell'uomo.
Il problema è quasi sempre quello del rapporto con l'altro, ma lo sforzo dell'individuo impegnato a vivere insieme due esistenze può anche condurre ad una equilibrata convivenza: si pensa così facilmente a Calvino, al suo Visconte dimezzato, che rappresenta una particolare variante del doppio, immaginandosi una ricomposizione del protagonista.
Manco a farlo apposta, mentre Capri, a fine ottobre prossimo, ospiterà un convegno sul «doppio» e a Dubrovnik, un mese prima, si svolgerà un incontro sul «doppio nella lingua e nella letteratura italiana», esce in questi giorni un volume a cura di Guido Davico Bonino: Io e l'altro (Einaudi, pagg. 360, euro 11,50). Si tratta di ventiquattro «Racconti fantastici sul Doppio», come specifica il sottotitolo, di altrettanti autori: Hoffmann, Gogol, Théophile Gautier, Henry James, Maupassant e, naturalmente, Stevenson, Virginia Woolf, Kafka, Borges, Cortázar, tanto per fare qualche nome.
«L'idea della identità-diversità e la metafora del Doppio che ciascuno di noi si porta dentro (che lo sappia, che lo voglia o meno, non conta) s'annida nella mente e dell'individuo dalle età più remote» scrive Davico Bonino nell'Introduzione, che s'apre facendo ricorso a due forti nomi dell'antichità - Platone e Ovidio - con l'evocare l'Androgino e Narciso e si svolge con una lunga carrellata di autori che il tema immediatamente richiama: Dostoevskij, Wilde, Nabokov, Mann, Robbe-Grillet, Rank ecc.
La letteratura resta un luogo privilegiato per il doppio; essa ha sempre dato spazio a sdoppiamenti, a scissioni, a moltiplicazioni di persona e risulta naturalmente molto ricco il panorama degli esempi possibili. L'interesse di Davico Bonino è vòlto al racconto, anche perché, come egli stesso osserva, è proprio in strutture caratterizzate dal «narrar breve» che l'evocazione fantastica del Doppio consegue risultati particolarmente incisivi.
La scelta degli autori, poi, è derivata, rivela Davico Bonino, dall'adesione agli scritti di un filosofo francese, Clement Rosset, e in particolare ad un suo saggio del 1976, Le Reel et son double, nel quale si osserva che ciò che angoscia il soggetto, molto più della sua morte, è la sua non-realtà, la sua non-esistenza; la morte sarebbe il male minore, se si potesse almeno esser certi di aver vissuto; nello sdoppiamento della personalità, nella coppia costituita dall'io e dall'altro da sé, il reale non è dalla parte dell'io, ma dalla parte del fantasma, dalla parte del doppio.
Questa scelta di campo è a monte di molti dei racconti scelti da Davico Bonino, racconti di autori appartenenti a diverse aree linguistiche: Stevenson, Conrad, Woolf; Maupassant; Borges, Gogol', Andersen; Kafka; Poe, James; Pirandello, Savinio, tanto per citare i notissimi. Gli esempi, ciascuno preceduto da una nota critica del curatore, sono sufficienti a mettere in luce le varie «categorie» e le diverse manifestazioni del doppio. Vi sono doppi emergenti da una duplicazione fisica del personaggio («doppio manifesto»), altri nei quali i due personaggi si presentano come complementari l'uno dell'altro («doppio latente»).
C'è poi da distinguere il modo nel quale avviene lo sdoppiamento: la comparsa di un doppio, la divisione fisica del soggetto, la sua trasformazione o addirittura attraverso la comparsa di un doppio artificiale (un robot, ad esempio).
Le forme e le modalità sono quindi le più svariate. Nel William Wilson di Edgar Allan Poe, ad esempio, il doppio si spoglia delle vesti demoniache per significare il mondo delle regole rispetto alla trasgressione rappresentata dall'io narrante, e nel contrasto si configura la dimensione romantica di contrapposizione tra bene e male. Una contrapposizione ambigua, in verità, poiché alla fine del racconto il secondo Wilson appare come una proiezione del narratore.
Ne Il coinquilino segreto di Joseph Conrad, invece, si rappresenta un incontro reale fra due individui distinti che non si somigliano fisicamente; il rapporto fra i due è molto vicino ad un legame piuttosto «particolare» e il protagonista finisce per riconosce l'altro come il proprio doppio.