martedì 13 luglio 2004

Milano:
il caso dello psichiatra assassino

Repubblica edizione di Milano 13.7.04
L'ex psichiatra che uccise con una balestra lo psicologo che lo aveva curato è rinchiuso nel manicomio criminale di Aversa
Geoffroy, chiesta una nuova perizia
Il pm vuole sapere se l'omicida di Bignamini può essere processato
di ANNALISA CAMORANI


Il caso di Arturo Geoffroy potrebbe essere riaperto. Lo psichiatra che un anno fa uccise a colpi di balestra lo psicologo Lorenzo Bignamini sarà sottoposto a una nuova perizia. Ciò che si deve stabilire è se, da quando è stato internato nel manicomio giudiziario di Aversa, le sue condizioni psichiche siano migliorate e se l´uomo, quindi, possa essere processato. È stato il giudice Fabio Paparella ad assegnare l´incarico al professor Alberto Manacorda, psichiatra del Policlinico di Napoli che avrà tempo fino al 30 settembre per stabilire se Geoffroy abbia riacquistato la capacità di intendere e di volere e se sia ancora pericoloso socialmente. Con l´esito della perizia in mano, dunque, il giudice dovrà stabilire se il processo all´ex psichiatra (che non esercitava più e che è stato sospeso nei mesi scorsi) possa riprendere, ma anche se ci sia la necessità di tenere l´uomo, che oggi ha 48 anni, chiuso in un manicomio giudiziario.
Geoffroy uccise Bignamini l´otto agosto. Ai pm che si occuparono dell´inchiesta, Giovanni Narbone e Gianluca Prisco, spiegò di ritenere la sua vittima uno dei responsabili del trattamento sanitario obbligatorio che gli era stato imposto dopo che aveva manifestato i primi segni di squilibrio mentale. Mesi prima Geoffroy era stato aggredito da due pazienti che aveva in cura. Dopo quell´episodio non fu più lo stesso: perse il posto di lavoro al Fatebenefratelli, iniziò una battaglia per farsi riconoscere l´indennità per le conseguenze dell´aggressione subita. Dichiarò guerra al mondo e decise di farsi giustizia da solo. Per tutti pagò Lorenzo Bignamini, uno psicologo, sposato e padre di due figlie, amato e stimato dai colleghi e dai pazienti. Una volta catturato (dopo l´omicidio Geoffroy era fuggito in Liguria) l´ex psichiatra fu sottoposto a una perizia che si dimostrò molto complicata, perché l´uomo non ha mai voluto parlare con i periti e si è sempre detto sano di mente. La conclusione dei professori Francesco Barale e Alessandra Luzzago fu lapidaria: «Il soggetto soffre di una psicosi delirante paranoicale detta anche disturbo delirante, non è capace di intendere e di volere». I due esperti, dopo aver visitato l´arrestato che si trovava nel carcere genovese di Marassi, spiegarono che «il dottor Geoffroy è stato uno psichiatra tragicamente travolto dalle dinamiche affettive con cui si confrontava, la sua mente è un universo ribollente e trainante di ira paranoicale». Oltretutto in carcere l´ex psichiatra si curava con farmaci che si era autoprescritto e che non facevano altro che peggiorare le sue condizioni: «Il trattamento psicofarmacologico che il dottor Geoffroy si è autoprescritto (un antidepressivo che i sanitari del carcere sono riusciti solo a diminuire nelle dosi, ndr.) - notavano ancora i due esperti - non è tale neppure da permettere di ipotizzare un minimo controllo sul disturbo». Ora quelle cure sono state sostituite dai medici dell´ospedale giudiziario di Aversa con altre più adatte a disturbi come quello manifestato da Geoffroy.
Anche per questo motivo è venuto il momento di verificare se le condizioni dell´imputato siano migliorate e se il processo possa riprendere, anche se Geoffroy potrebbe venire prosciolto per incapacità di intendere e di volere al momento del fatto. Sarà il giudice a stabilire come agire, ma sarà il professor Manacorda a dare le indicazioni necessarie a decidere se il caso Geoffroy possa essere riaperto.