sabato 9 ottobre 2004

trapianto di staminali

Repubblica 9.10.04
Tre bambini, in Italia e in Svezia, curati nell'utero con un trapianto di cellule da una patologia che rende le ossa fragilissime
Guariti dalle staminali prima di nascere
Brescia, ha successo il trapianto sui feti del midollo osseo materno
"Serve una banca di tessuti fetali a cui attingere"
ENRICO BONERANDI

MILANO - Un trapianto di cellule staminali nel feto per guarire il bimbo già prima della nascita da una insidiosa malattia, l´osteogenesi imperfetta, che rende le ossa fragilissime e già nel primo anno di vita può provocare fino a venti fratture. Lo ha realizzato un´équipe degli Spedali Civili di Brescia, all´avanguardia in questi interventi di assoluta frontiera, guidata da Fulvio Porta, responsabile del Centro di terapia cellulare, che ha presentato il caso ieri al congresso mondiale organizzato a Roma dall´Università cattolica e dall´Istituto superiore di sanità. Un´occasione nella quale è stato riferito di un secondo trapianto effettuato con le stesse tecniche su un bimbo italiano del quale si sta ancora valutando l´esito.
Anche l´istituto svedese Karolinska di Stoccolma ha svolto al congresso una relazione su un intervento analogo, avvenuto nello stesso periodo. Ma con una differenza: gli svedesi hanno potuto prelevare le cellule da un feto abortito, un´operazione che in Italia è vietata. A Brescia è stato utilizzato invece il midollo osseo materno.
«Immettere cellule fetali è senz´altro meglio che avere a disposizione cellule adulte - commenta il professor Porta - La comunità scientifica si sta cominciando a muovere perché il divieto che esiste in Italia sia abolito. L´ideale sarebbe avere a disposizione una banca di tessuti fetali a cui attingere, sull´esempio di quelle che già esistono in Svezia ed Inghilterra».
Quando una donna viene a conoscenza che il bimbo che porta in grembo è affetto da grave malattia genetica può decidere di interrompere la gravidanza. Se vuole portarla comunque a termine, si prospetta per il neonato un trapianto di midollo e una qualità di vita molto bassa, con chemioterapia e mantenimento in ambienti sterili. Il team degli Spedali Civili, otto anni fa, fu il primo nel mondo a tentare con successo l´intervento su un feto affetto da immunodeficienza: il bambino è nato con le difese immunitarie nella norma e ora sta bene.
Si è allora pensato di tentare la cura con le cellule staminali anche nelle malattie ossee. «Si è presentata da noi una donna al quinto mese di gravidanza, il cui bimbo aveva già una frattura del femore - racconta Porta - Le abbiamo spiegato che non c´erano garanzie di riuscita, ma anche che il rischio di aborto era molto basso. Ha accettato e abbiamo proceduto all´innesto delle cellule prelevate dalla stessa mamma nel peritoneo del feto». L´operazione ha avuto buon esito: la frattura si è saldata e il bimbo non dovrà sottoporsi a farmaci o a interventi chirurgici.
Il professore mette però in guardia da eccessivi ottimismi: «Siamo solo agli inizi, in un territorio tutto da esplorare. Seguiamo le condizioni di questo bimbo e per ora siamo soddisfatti, ma non possiamo affermare con certezza che sia guarito».
In prospettiva, il trapianto fetale delle cellule staminali, che hanno la proprietà di rigenerare i tessuti, potrebbe avere applicazioni anche nelle malattie metaboliche, degenerative, come quelle che attaccano i tessuti cerebrali, per esempio nelle malattie di Gaucher e nelle leucodistrofie. Se nel frattempo anche nel nostro Paese venissero corrette certe leggi che limitano la ricerca scientifica - suggerisce il team di eccellenza degli Spedali Civili - certi risultati sarebbero più facili da raggiungere.