Ha patteggiato 100 milioni di dollari di risarcimento per 87 casi di abusi sessuali commessi su minori da sacerdoti e laici
Pedofilia, risarcimento record
per una diocesi californiana
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LOS ANGELES - La diocesi cattolica della Contea di Orange (California) ha concordato un risarcimento di 100 milioni di dollari con le 87 vittime degli abusi commessi da sacerdoti e impiegati laici. Ne dà notizia l'edizione online del New York Times, precisando che si tratta della cifra più alta mai pagata dalla Chiesa in casi di risarcimento per abusi sessuali.
Il pagamento di 100 milioni supera infatti gli 85 milioni concordati l'anno scorso dall'arcidiocesi di Boston. In un comunicato, il vescovo di Orange Tod D. Brown, che ha partecipato ai lunghi negoziati che hanno preceduto l'accordo, raggiunto presso il tribunale civile di Los Angeles, ha detto che il patteggiamento, pur riconoscendo ciò che è giusto, non mette in ginocchio la Chiesa di Orange, che non viene pertanto costretta a chiudere nessuna delle sue scuole e delle sue parrocchie. Brown, si legge ancora nel giornale statunitense, ha assicurato che verrà chiesto il perdono a ogni vittima, con una lettera.
Il risarcimento da record, che supera la cifra di un milione di dollari per ogni persona coinvolta, potrebbe costituire un precedente per le altre arcidiocesi impegnate in analoghe battaglie legali. A cominciare dalla più grande degli Stati Uniti, quella di Los Angeles, che si trova ad affrontare 500 denunce di abusi sessuali.
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Ndr: un caso misterioso: l'articolo sui preti pedofili sopra riportato per come appariva sul giornale domenica 5 dicembre, appare adesso, nell'Archivio elettronico di Repubblica, con il testo che segue, evidentemente dissimile:
Cento milioni di dollari alle vittime
Preti pedofili in Usa risarcimento record
NEW YORK - La diocesi cattolica di Orange County in California (Usa) ha raggiunto un accordo con le vittime di molestie sessuali da parte di preti pedofili e pagherà 100 milioni di dollari a 87 persone che hanno subito molestie da parte di religiosi o di laici al servizio della Chiesa. La cifra del risarcimento è da primato.
Finora il record dei risarcimenti per gli scandali sulla pedofilia apparteneva alla diocesi di Boston, condannata a pagare lo scorso anno 85 milioni di dollari a 552 vittime. «Rinnovo le scuse della diocesi e chiedo perdono», ha dichiarato il vescovo Tod Brown nel comunicato che ha annunciato l'intesa.
La Repubblica Cronaca di Roma 5.12.04
Nel palazzo apostolico un luogo per nulla sacro. Qui visse una corte esperta in veleni e intrighi
I SEGRETI DELLE STANZE PAPALI NEGLI AFFRESCHI DEL PINTURICCHIO
Le camere nascoste che ospitarono la corte di Alessandro III, in Vaticano, furono teatro di orge e assassini. Nei dipinti i loro identikit
di Claudio Rendina
Dire Musei Vaticani significa andare con la mente a un luogo che evoca un carattere sacro e artistico insieme e di fama mondiale. Così notoriamente è. Ma esiste al suo interno un ambiente che evoca a dir poco uno spirito profano, sia pure nel contesto dei capolavori artistici che accoglie. Si tratta del pimo piano del palazzo apostolico che costituiva l'appartamento di Alessandro VI. Il papa aveva qui la sua abitazione in una serie di sale, dette per questo "stanze segrete", dove risiedette anche Giulio II fino al 1507, quando si trasferì al piano superiore; non sopportava negli affreschi del Pinturicchio l'immagine di quel "marrano di cattiva e sciagurata memoria", come considerava appunto papa Borgia.
Sono stanze malfamate, che invitano alla rievocazione di un'epoca torbida della storia pontificia, nella quale rientrano, oltre ad Alessandro VI, direttamente o meno le sue donne, Vannozza Cattanei e Giulia Farnese, e i suoi figli, Cesare, Lucrezia, Juan e Jofrè, con tutto il relativo "entourage" di cortigiani, mercenari e sicari. Si tratta infatti di un appartamento che è stato teatro di corruzioni a vari livelli, orge e numerosi delitti, sui quali sono stati scritti diversi libri, con ovvie divagazioni fantastiche ovvero romanzate. Ma è un fatto storicamente accertato che qui si svolsero fatti licenziosi alla presenza del papa, come nelle feste per le nozze di Lucrezia. Dalle donne protese carponi nella gara a chi stringesse tra i seni nudi più confetti lanciati in terra all'orgia delle cinquanta cortigiane con gli uomini in gara a chi si congiungesse più volte. Peraltro era all'ordine del giorno predisporre volutamente la morte di qualcuno; tra alambicchi e storte si distillavano pozioni adatte a ogni avvelenamento, dalla cantarella, a base di arsenico e visceri putrefatti, al veleno con aceto e ingredienti misteriosi. Se non si ricorreva al coltello.
Vittime furono diversi cardinali per motivi politici, ma si ricordano anche un tale Perotto cameriere pontificio amante di Lucrezia e Alfonso d'Aragona, secondo marito di Lucrezia, pugnalato nel suo letto nella sala delle Sibille.
In queste sale possiamo vedere i ritratti dei protagonisti di tante malefatte affrescati dal Pinturicchio, ma chissà quanto aderenti alla verità. Il papa è inginocchiato e in abito pontificale nella lunetta della "Resurrezione" della Sala dei Misteri della Fede.
Dove peraltro convincono poco le altre identificazioni del lascivo Jofrè nel giovane malinconico con l'armatura infranta e nel diabolico Cesare nel personaggio inginocchiato. Vannozza dovrebbe essere invece "L'Annunziata", dalla quale è quanto mai arduo risalire alla donna di sensuale bellezza e d'incarnato scuro. Ma è anche difficile rivedere la bellezza strepitosa di Giulia Farnese nella Madonna col Bambino sopra la porta della Sala dei Santi, anche se il soggetto si adatta al soprannome "sposa di Cristo" che le era stato assegnato. Quest'ultima sala completa le immagini del gruppo di famiglia nella "Disputa di santa Caterina d'Alessandria coi filosofi", dove il giovane a cavallo vestito all'orientale dovrebbe essere Juan duca di Gandìa, amante di pittoreschi costumi, e la santa Lucrezia a quattordici anni.
Sono come gli identikit di un covo di assassini. Tanto che si parlò di asssassinio anche per Alessandro VI, che avrebbe bevuto per sbaglio un bicchiere di cantarella destinato al cardinale Castellesi. Ma poi si disse che era morto di malaria il 18 agosto 1503. Un mistero mai interamente chiarito.