lunedì 17 gennaio 2005

allattamento topi gioco d'azzardo: un guazzabuglio
e l'Unità s'affida al professor Oliverio...

L'Unità 17.1.05
PIACERE E DIPENDENZA: ECCO LE DROGHE «NATURALI»
Gioco d'azzardo, allattamento e cocaina hanno qualcosa in comune: due ricerche sul cervello
Cristiana Pulcinelli


Una mamma che allatta i suoi piccoli non lo fa solo per dovere. Chi ha fatto questa esperienza sa che un sottile piacere accompagna quello che è anche un atto necessario alla sopravvivenza del piccolo. Ma che tipo di piacere? Una ricerca appena pubblicata sul Journal of Neuroscience, dà una risposta a questa domanda: in essa si dimostra che i ratti femmina che stanno allattando i cuccioli presentano l'attivazione delle stesse aree cerebrali dei ratti cui è stata somministrata cocaina. Allattare sarebbe quindi una sorta di droga naturale.
In realtà era stato già dimostrato in precedenza che il sistema di ricompensa del cervello è coinvolto sia nell'allattamento che nella stimolazione da droghe. Ma si trattava di studi sul danneggiamento di parti del cervello. Nessuno aveva finora analizzato le immagini del cervello di un animale cosciente in queste condizioni. Craig Ferris dell'Università del Massachusetts e i suoi colleghi lo hanno fatto: i ricercatori hanno monitorato gli effetti dell'allattamento e dell'uso di cocaina sull'intero cervello con la tecnica della risonanza magnetica funzionale. Quando hanno confrontato le immagini, hanno scoperto che il cervello dei ratti che allattavano era in una condizione simile a quello dei ratti a cui era stata somministrata cocaina. Non solo. Se si offriva loro la possibilità di scegliere, i ratti con figli di età inferiore agli otto giorni preferivano l'allattamento dei piccoli all'uso della sostanza stupefacente. Mentre si è visto che se le madri ricevevano iniezioni di cocaina, il sistema della ricompensa nel loro cervello diminuiva di attività.
Negli stessi giorni, è uscita sulla rivista Nature Neuroscience un'altra ricerca. Questa volta si parla di gioco d'azzardo, ma anche in questo caso si dimostra che quest'attività ha delle caratteristiche simili alla droga e che e associata a disfunzioni di alcune aree del cervello. Alcuni neurologi, coordinati da Christian Buechel della Universitaets-Krankenhaus Eppendorf di Hamburg (Germania), hanno confrontato l'attività del cervello di giocatori d'azzardo con quella di persone non abituate al gioco. Gli esperti hanno chiesto a tutti i volontari di cimentarsi in un semplice gioco con le carte. I giocatori dovevano prendere una carta scegliendola tra due e, se erano fortunati da prelevare quella di colore rosso, vincevano un euro. Il gioco era truccato in modo che tutto il campione vincesse e perdesse la stessa quantità di denaro. Ciononostante i ricercatori, che durante tutta la prova avevano monitorato il cervello dei volontari con la risonanza magnetica funzionale per mappare le aree attive, l'attivita di una regione chiamata "striato ventrale" era molto piu sopita nei giocatori incalliti rispetto ai non giocatori. Lo striato ventrale, ha spiegato Buchel, è una regione gia conosciuta dai neurologi perché è coinvolta nell'elaborazione di stimoli legati ai premi, alle ricompense, alla gratificazione. La sua attività è compromessa spesso anche nel cervello dei tossicodipendenti. È possibile che la scarsa attività di questa regione nelle "vittime" dell'azzardo, impedisca loro di uscire dal tunnel delgioco esattamente come avviene per i tossicodipendenti.
Due casi di droghe naturali che, nel bene e nel male, ripercorrono strade simili a quelle delle tossicodipendenze. Come si sono formati questi meccanismi? E quale significato hanno? «In alcuni casi - spiega Alberto Oliverio, psicobiologo - ci troviamo di fronte a meccanismi evolutivi che favoriscono comportamenti che devono essere svolti per il mantenimento della specie. È il caso dell'allattamento, ma anche del sesso. Perché si dovrebbe fare sesso se non ci fosse piacere? E in effetti quasi tutte le specie animali, salvo quelle più semplici, provano piacere, il che vuol dire che si liberano nell'organismo sostanze simili agli oppioidi o alla dopamina. Tuttavia, in alcuni casi il meccanismo ci inganna e ci fa portare avanti comportamenti che altrimenti non attueremmo. È il caso del meccanismo di rinforzo connesso alla dipendenza dalle droghe. Oggi, in realtà, si parla di polidipendenze perché si è visto che i meccanismi di rinforzo, quelli che ad esempio fanno assumere dosi sempre maggiori di alcol ad un alcolista o di eroina ad un eroinomane, si assomigliano tutti. Anche se ci sono delle persone che hanno delle soglie piu alte: ad esempio, coloro che per emozionarsi hanno bisogno di praticare uno sport estremo».
Tutte e due le ricerche hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale.Le nuove tecniche di imaging del cervello hanno permesso di scoprire cose che finora erano rimaste oscure. «Sicuramente abbiamo capito molte cose di come funziona il sistema nervoso centrale. I e tecniche di imaging però ci danno informazioni solo sui alcune aree, quelle che superano una certa soglia di attività. Non possiamo ignorare le altre, quelle che sono meno attve e ma non per questo meno importanti nel determinare i comportamenti. Nel futuro dovremo scoprire il loro ruolo».