Neuroestetica
IL SOGNO RIDUZIONISTA DI RAMACHANDRAN
Salvo Fallica
Nel libro "Che cosa sappiamo della mente", edito da Mondadori, Vilayanyr S. Ramachandran, con uno stile chiaro e divulgativo, spiega cos'è il cervello umano. La struttura più complessa dell'universo: cento miliardi di neuroni organizzati per scambiarsi informazioni.
In 1500 centimetri cubici vi è una attività capace di produrre un numero di stati mentali superiori al numero di particelle elementari dell'universo conosciuto. Ma da cosa ha origine questa straordinaria e variegata ricchezza della vita psichica? Tutte le emozioni, le sensazioni, i pensieri, gli affetti, le ambizioni, il sentimento religioso e perfino la coscienza hanno origine da un piccolo grumo di cellule gelatinose all'interno del cranio. Per secoli le facoltà mentali sonostate attribuite a entità diverse: il cuore, il fegato, la bile, l'anima, l'istinto, l'inconscio. Le scoperte scientifiche hanno mutato il quadro, il contesto. Ma rimangono le domande sul funzionamento della mente, sulla validità delle percezioni e delle senzazioni, del pensiero logico e della coscienza, su quanto rientra nelle nostre scelte e quanto sfugge al controllo, sulle cause e sui fini. E dunque sul libero arbitrio. Questioni che accompagnano la storia dell'umanità.
Ramachandran è uno studioso che si prefigge grandi mete, crede nella neurologia come una dimensione cultural-scientifica che può aiutare l'uomo a comprendere la vita. Il cervello umano è una dimensione ancora da esplorare, che aprirà nuove frontiere nella conoscenza. Ramachandran si pone domande sul libero arbitrio, sul funzionamento del linguaggio, sul pensiero astratto. Si interroga anche sulla natura dell'arte. Propone una teoria "neuroestetica". Ma in questo originale ed intelligente tentativo, interessante sul piano speculativo, vi è un "riduzionismo", per il quale i criteri di critica filosofica, artistica, sembranp non essere considerati. Il punto è che spiegare in maniera oggettiva perché agli esseri umani piace l'opera di Picasso, di Van Gogh o di altri geni, non ci dice molto del senso autentico della loro attività culturale, dei messaggi delle loro opere, dei dettagli estetici delle composizioni, che possono avere o non avere valore oggettivo ma hanno spesso un significato esistenziale, profondo e variegato. Soggetto a molteplici interpretazioni.
Al di là dei dubbi, il suo sforzo merita una seria attenzione. "Le leggi della neuroestetica esauriscono il discorso dsull'arte? No, naturalmente; il mio è solo un inizio. Spero però di avere fornito suggerimenti utili a delineare i contorni di una futura teoria dell'arte e a illustrare in che modo un neuroscienziato potrebbe cercare di affrontare il problema". Ma basterà la neuroestetica a colmare lo spazio fra cultura scientifica ed umanistica? Può la scienza risolvere ogni questione intellettuale, esistenziale, che l'essere umano pone?
Vilayanur S. Ramachandran, "Che cosa sappiamo della mente", Mondadori, pagg 158, Euro 15,00