lunedì 17 gennaio 2005

una intervista a Fausto Bertinotti

Il Giornale 17.1.05
BERTINOTTI NON TEME L'ALA DESTRA DELLA GAD
"AL MASSIMO SARÀ LA QUERCIA A SOFFRIRE"

Il leader di Rifondazione ammette: «La nostra alleanza è bipolare. Ma i centristi devono fare come facemmo noi comunisti: chiedersi che senso ha oggi esser riformisti»
di Roberto Scafuri


Sgombrati dal campo "equivoci, falsi obbiettivi, ambiguità", la sinistra ha fatto "due passi in avanti nella direzione giusta", dice Fausto Bertinotti. «A essere cancellata è l'idea di una scorciatoia di ingegneria organizzativa (la lista unica cara a Diliberto, ndr): il fine della Camera di consultazione della sinistra radicale è dichiarato, costruire una rete orizzontale. Non c'è altro, basta». Le componenti della sinistra radicale sono diverse ed è bene che resti anche la concorrenza interna, aggiunge Bertinotti, «in comune basta avere l'interpretazione della fase e quali possano essere gli obiettivi di medio periodo perseguibili». Anche le sinistre restano due e «per un lungo periodo la strada della convivenza contemplerà competizione e convergenza, né si può pensare che l'affermazione dell'una uccida l'altra». L'«ala destra» di Rutelli non fa paura, anzi. Sarà contrastata nel programma della Gad con l'arma del convincimento e della mediazione onorevole. Può costituire persino un elemento di "trasparenza", chiarendo che l'Alleanza al suo interno è fortemente bipolare. Guai a chi sta al centro e si vede scaricare addosso le inevitabili tensioni. Quercia e Prodi? «Qui si parrà lor nobilitate», sorride Bertinotti, il leader rifondatore ha appena lanciato l'idea di «strutturarsi in fondazione o Università popolare» al migliaio di partecipanti al Forum delle riviste (Aprile, Carta, Alternative, Quaderni laburisti, Ecoradio) riunito all'"Angelicum", Università pontificia di Roma. Il weekend che ha predicato l'unità della sinistra radicale si conclude così ineluttabilmente nell'aula "Giovanni Paolo II", sotto l'enorme crocefisso ligneo.
Si ribalta il copione del '98, nel quale passavate per sfasciacarrozze. Ma la deriva centrista di Rutelli non mina davvero le fondamenta dell'Alleanza?
«No, non credo che questo sia nei propositi di Rutelli. E poi l'ipotesi neocentrista sta nella società, e vi fanno riferimento tanto Rutelli nella Cad che altri spezzoni nel centrodestra».
Allora lei ha capito a che gioco gioca il leader della Margherita...
«Non voglio insegnare nulla a nessuno. Però penso che come noi di Rifondazione ci siamo posti il problema di che cosa voglia dire oggi il comunismo, i riformisti avrebbero dovuto porsi la stessa domanda sul riformismo. Invece si è scelta la scorciatoia di ingegnerie organizzative, che finiscono per ingigantire il problema che si cerca di esorcizzare».
Già, ma Rutelli che ci guadagna a far saltare la «Fed» (o forse addirittura Prodi)?
«Non credo che salti nulla, né che voglia questo. Attraverso quelle parole sulla socialdemocrazia, Rutelli realizza una caratterizzazione, occupa uno spazio preciso all'interno della coalizione, una trincea che gli serve per aumentare la capacità di tirare dalla sua parte...».
Non la preoccupa?
«Guardi, è un'operazione speculare alla nostra, sul versante di sinistra».
Ma il centro della Gad soffre.
«E soffra. Qui si parrà sua nobilitate».
Insomma, non è un problema.
«Credo che sia ormai chiaro e fisiologico che nell'Alleanza ci sia una destra e una sinistra. Se questo dato raggiunge la trasparenza non è così male, per la dialettica interna».
Sarà pure ambigua la posizione dei Ds nell'alleanza, ma qui rischia di essere bruciato Prodi. L'ipotesi alternativa di una leadership Veltroni la considera?
«Non c'è. Non è che non la considero: non c'è».
All'inizio di marzo ci sarà il congresso di Rifondazione. Sull'ingresso al governo lei rischia grosso, tanto da aver gonfiato il tesseramento, dicono...
«Accuse ridicole... Lamentarsi perché il partito cresce e aumentagli iscritti, perché raggiunge traguardi prima insperati... non gli basta mai. Segni di debolezza degli oppositori, forse invidia...».
Ma è sicuro di vincere?
«Honny s'engage. C'è il tempo della semina e quello del raccolto. Sono tranquillo».
Lei ha anche detto che il congresso si vince con il 51 per cento, e i perdenti si dovranno adattare.Vale anche per il programma della Gad?
«Esistono materie indisponibili e no. Sulle prime non si transige: come fossero norme costituzionali, varranno il consenso, la mediazione, il compromesso. Sulle materie disponibili valel il principio di una testa un voto, lo sono sempre per la democrazia di massa: nel sindacato, nel partito, nella Gad».
La patrimoniale sulle grandi rendite finanziarie è materia disponibile?
«Sulla patrimoniale un referendum si può fare... ».
Se perde le primarie,varrà il programma di Prodi e lei s'adatterà?
«Prodi non lo ha mai sostenuto. Gli accordi e le regole delle primarie non sono queste. Si terranno su candidati, su dichiarazioni di intenti; poi verrà il programma, su questo non ci piove».