venerdì 7 gennaio 2005

donne e uomini:
la parità dei diritti è ancora lontana

Corriere della Sera 7.1.05
Studio del World Economic Forum: siamo 40esimi
Parità fra uomini e donne «Italia tra gli ultimi»


Ancora una volta non finiamo in pari. Non nello stipendio. Non nell’accesso al mercato del lavoro. Non nella partecipazione alle decisioni politiche. Non nell’istruzione. Non nella qualità della vita. Cinque parametri presi in esame dagli esperti del World Economic Forum che dimostrano come, ancora una volta, uomini e donne siano separati, trattati in modo diverso, privilegiati i primi e penalizzate le seconde. E il gap è particolarmente forte in Italia, quarantesima in classificata, a parecchie lunghezze dai vicini europei. Davanti, tra gli altri, Argentina (nella posizione numero 38), Cina (37), Federazione Russa (24), Francia (21), Stati Uniti (16), Germania (14), Canada (10) e Inghilterra (7). È la prima volta, dieci anni dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sulle donne, che viene studiata la disparità di trattamento tra uomo e donna in cinquantatré Paesi, trenta dei quali dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Il risultato premia, come sempre, le regioni nordeuropee, da tempo impegnate nella ricerca di politiche che tutelino e incoraggino la partecipazione della donna in ogni sfera sociale. E infatti le prime cinque della lista sono, nell’ordine, Svezia, Islanda, Norvegia, Danimarca e Finlandia.
«I Paesi del Nord Europa hanno un’antica tradizione di uguaglianza tra i due generi. Lì, per legge, uomini e donne devono avere stessa educazione e stesse opportunità economiche. Questo non accade sempre. Ma certamente al Nord c’è il divario più basso», ha spiegato Augusto Lopez- Claros, capoeconomista del World Economic Forum che il 26 gennaio riunirà a Davos leader politici, uomini d’affari e premi Nobel per il meeting annu ale dedicato alla «Responsabilità delle scelte».
La Svezia, che pure è in testa, non è perfetta. A parità di professione le donne continuano a essere meno retribuite dei colleghi maschi. Ma qualcosa vorrà dire se anche la Lettonia è più attenta di quanto non lo sia l’Italia a garantire l’uguaglianza tra i sessi (in classifica occupa la posizione numero undici). E non può essere consolatorio che ci sia chi fa peggio: Turchia (50), India (51), Egitto (52) e Pakistan (53).
Il presidente francese Jacques Chirac si è già impegnato a eliminare la disparità salariale. Oltralpe lo scarto degli stipendi tra uomini e donne per mansioni uguali è del 19 per cento: Chirac ha promesso di abbatterlo entro i prossimi cinque anni. Una legge già esiste. «Sarà applicata imperativamente o ne verrà preparata una nuova», ha detto il presidente francese.
In Italia le pari opportunità sono scritte nella Costituzione. L’articolo 51 è stato modificato proprio per questo nel febbraio del 2003. «Da noi non c’è nessuna discriminazione in termini giuridici e legali - commenta la radicale Emma Bonino -. Però, parlo per quello che mi compete, non so più quanto mi debbo sgolare sulla partecipazione politica delle donne. Ma molto dipende dalla capacità e dalla voglia che hanno di farsi sentire. Il potere nessuno lo regala».