venerdì 7 gennaio 2005

l'alcolismo: un'emergenza in Gran Bretagna

IlDenaro.it 7.1.05
Inghilterra: alcolismo, scatta l’emergenza


L'emergenza alcolismo torna a minacciare il Regno Unito, dove le esplosioni di violenza e le malattie direttamente riconducibili all'eccessivo consumo di alcol sono in preoccupante aumento. È quanto sostiene il Royal College of Physicians, che si è pronunciato apertamente contro la decisione del governo di estendere, a partire da novembre di quest'anno, l'orario di chiusura dei pub. Così, come aveva già fatto nei giorni scorsi il capo della polizia Sir John Stevens, anche il presidente della prestigiosa istituzione medica, il professor Ian Gilmoreprol, sottolinea i gravi rischi per la salute pubblica qualora gli alcolici fossero accessibili liberamente, a qualsiasi ora del giorno, e non ristretti - come accade oggi - ad una certa fascia oraria (e comunque non dopo le 23:00). Immaginare che i sudditi di Sua Maestà possano d'improvviso moderare la loro attrazione per la birra - sostiene Gilmore - è un'utopia, rischiosa soprattutto per l'inevitabile aumento di violenza per le strade britanniche. “Rischiamo un'epidemia di problemi riconducibili al consumo di alcol”, ha dichiarato il professore, sostenendo che “prolungare l'orario di apertura dei pub e' contro il buon senso”. Il governo, secondo Gilmore, non solo dovrebbe mantenere le attuali restrizioni di orario, ma dovrebbe rendere più difficile l'accesso all'alcol, aumentandone il prezzo (già molto elevato). Contro la liberalizzazione degli orari di chiusura dei pub, nei giorni giorni si era espresso anche il capo di Scotland Yard, il quale aveva suggerito un rilassamento delle norme graduale. Preoccupazioni condivise anche da un consigliere del governo, Colin Drummond, docente di psichiatria al St George’s Medical School di Londra: “Più una nazione beve e maggiori sono i problemi. Tutto indica che per ridurre il danno, si deve limitare l'accesso all'alcol, aumentandone il prezzo”. Ma il governo laburista per ora sembra intenzionato a consentire una maggiore flessibilità degli orari, nella convinzione - ha spiegato nelle scorse settimane Richard Caborn, sottosegretario alla Cultura - che si debba intervenire sulle cause e non sui sintomi, anche attraverso una vasta campagna di educazione.