lunedì 10 gennaio 2005

Gabriel Levi su La Stampa
«i disagi psicologici dei bambini»

La Stampa 10.1.05
I disagi psicologici dei bambini
Troppi lupi cattivi
di Gabriel Levi

Ordinario di Neuropsichiatria Infantile
Università «La Sapienza» di Roma
SPETTRI minacciosi si aggirano, in Italia, intorno ai bambini ed agli adolescenti. Negli ultimi mesi, la stampa ha dato e ripetuto diverse notizie impressionanti. Un bambino su cinque avrebbe problemi psichiatrici. I bambini che subiscono dei traumi psicologici importanti sono più di 30 su 100 e si prevede che, entro pochi anni, arriveranno a 50 su 100. Gli abusi sessuali sono in aumento, in particolare quelli extra-familiari. Più di 12 adolescenti su 100 riferiscono di aver subito un qualche abuso psicologico o sessuale. Due bambini su 100 sarebbero depressi. Cinque bambini su 100 avrebbero la sindrome di Iperattività - Disattenzione.
Le posizioni assunte sull'argomento sono contrastanti: le cure mediche sarebbero troppe. Le cure psicologiche sarebbero poche. Ma si dice anche il contrario. In particolare tutti sostengono che bisogna curare di meno ed educare di più. Dietro tutte queste patologie ci sarebbero delle situazioni sociali determinanti: l'aumento della violenza cui i ragazzi assistono e partecipano; la rarefazione della società civile, con un incremento temibile della solitudine infantile. Lo sviluppo di personalità sane sarebbe sempre più difficile se si propongono allo stesso tempo modelli iper adulti e modelli infantilizzanti. Oppure si precisa che una cultura della competitività ed una cultura del branco non sono integrabili con una cultura della solidarietà. O si propone ai ragazzi di farsi duri e furbi, perché la vita è una guerra. O si propone ai ragazzi di vivere il rispetto di sé attraverso l'educazione dei sentimenti.
Le domande che vorrei porre sono semplici: «Quale valore e quale senso hanno tutte queste segnalazioni allarmanti? Le interpretazioni di questi dati sono corrette? L'infanzia e l'adolescenza sono entrate nell'apocalisse? Che cosa si può fare per prevenire e bloccare il fenomeno?» In questo contesto mi interessa aprire un dibattito e prendo posizione, con chiarezza. I bambini che hanno problemi psicologici seri, che necessitano di cure per essere risolti, sono circa 8 su 100. Chi afferma il contrario e sbandiera epidemie catastrofiche non considera che un problema psicologico può presentarsi, nello stesso tempo, in diversi modi e quindi può essere conteggiato più volte. Per di più un problema si può presentare in forma molto lieve e transitoria oppure in forma molto più grave e duratura. Confondere queste due fasce di problema porta il rischio di curare i sani e di abbandonare i veri malati. I Servizi Pubblici di Neuropsichiatria e Psicologia Clinica dell'Età Evolutiva seguono stabilmente 4 bambini su 100 (negli USA meno di 2 su 100). Si tratta di raggiungere la popolazione sommersa che ha dei disagi, ma non dei disturbi.
Prima che un bambino presenti un problema clinico esiste un lungo periodo, che può durare anche quattro - sei anni, in cui lo stesso bambino presenta una nebulosa di piccole difficoltà, che potrebbero essere affrontate e risolte, con minore costo e minore sofferenza. Questa è la popolazione che andrebbe aiutata in toto, senza costruire dei casi clinici ma lavorando su tipologie di problemi nella popolazione generale. Tutti i bambini subiscono, con il fatto di crescere, dei piccoli - grandi traumi. E tutti i bambini debbono essere aiutati ad affrontare queste situazioni, in maniera da diventare allo stesso tempo più forti e più sensibili, con se stessi e con gli altri. Dobbiamo capire che «ama per il tuo prossimo quello che ami per te stesso» non è soltanto una massima morale. E' una pratica educativa, attraverso cui un bambino può imparare ad amare se stesso sviluppando relazioni positive con gli altri.
Viviamo un'epoca storica difficile. Cerchiamo di prepararci a costruire una realtà storica umana più ricca e di imparare dai nostri figli e dai nostri nipoti a giocare. Dovremmo riflettere sul fatto che, invece, i video-giochi più utilizzati dai bambini sono quelli in cui l'eroe verde deve ammazzare quanti più individui blu può. Il fatto è che questi sono quelli proposti dagli adulti ai ragazzi. Chi lavora giorno per giorno con i bambini che soffrono psicologicamente sa una cosa: lo sviluppo e la cultura dagli affetti non è cambiata nei bambini e negli adolescenti; sono cambiate le possibilità che bambini ed adolescenti hanno di esprimere i loro sentimenti. Senza compiacenza. Senza maschere. Senza caricature provocatorie.