lunedì 10 gennaio 2005

il linguaggio artistico dei bambini

Repubblica 10.1.05
Tre mostre e un libro affrontano il tema del rapporto tra infanzia e pittura
SE L'ARTISTA SI ISPIRA AI DISEGNI DEI BAMBINI
Uno sguardo puro in sintonia con la rivolta contro la tradizione accademica
MASSIMO AMMANNITI


Arte e bambini, un tema che si sta imponendo in questi ultimi mesi: una mostra che si è tenuta presso lo Shim Kunsthalle di Francoforte, una seconda mostra presso il Palazzo Te a Mantova e infine questa mostra Les enfants terribles. Il linguaggio dell'infanzia nell'arte 1909-2004 in corso presso il Museo Cantonale di Lugano. Ma anche libri come quello recentemente pubblicato in Italia della psicologa americana Claire Golomb L'arte dei bambini (Cortina Editore, pagg.165, euro 24,50).
Non si tratta certo di una moda, ma di un tema che ha sempre suscitato grande interesse sia in campo artistico che psicologico. Una prima prospettiva riguarda le immagini dell'infanzia nella pittura nel corso dei secoli. Prendiamo ad esempio il dipinto di Giovanni Francesco Caroto Fanciullo con disegno del 1521 esposto nella mostra. L'immagine del fanciullo è senz'altro rassicurante. Il fanciullo, infatti, è rivolto verso l'osservatore con un sorriso accattivante mentre mostra il suo disegno su cui ha tratteggiato la prima immagine grafica di ogni bambino, la figura umana. Ben diverso è il quadro di Oscar Kokoschka Bambini che giocano dipinto nei primi del '900. Le immagini dei due bambini trasmettono una nuova concezione dell'infanzia e una capacità di cogliere e di rappresentare l'atteggiamento tormentato e allo stesso tempo trasognato, che si esprime nei loro volti e nei corpi quasi contorti, segno della goffaggine e della disarmonia che caratterizza il passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
Il quadro di Kokoschka non può non riflettere il nuovo clima culturale e scientifico che si respira a Vienna, in cui il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, mise profondamente in discussione la concezione dell'infanzia convenzionale e rassicurante che aveva fortemente impregnato la società asburgica, ipotizzando, al contrario, che «il bambino possa, sotto l'influsso della seduzione, diventare un perverso polimorfo e possa essere avviato a tutte le possibili prevaricazioni».
Ma oltre alle immagini dell'infanzia riflesse nell'arte vi è una seconda prospettiva che ha una maggiore rilevanza psicologica in quanto cerca di definire le tappe attraverso cui i bambini cominciano ad utilizzare il tratto grafico e il disegno per esprimere i propri sentimenti e i propri stati interiori. Chi osserva le figure disegnate dai bambini non può non rimanere stupito dalle strane figure umane cefaliche, ossia con un grande testone da cui fuoriescono arti filiformi.
Anche la critica artistica si è imbattuta nelle produzioni pittoriche dei bambini, chiedendosi se si potesse trattare di arte. Addirittura la critica artistica ha anticipato la psicologia: se rileggiamo, ad esempio, le pagine dello straordinario libro L'arte dei bambini, pubblicato nel 1887, dello storico dell'arte Corrado Ricci, che in seguito avrebbe avuto un ruolo decisivo nel mondo museale italiano di fine '800 dirigendo grandi Musei come Brera o gli Uffizi, ma anche contribuendo a fondare la moderna storia dell'arte. Le osservazioni di Ricci sono addirittura stupefacenti quando descrive la "trasparenza" tipica dei disegni infantili. Come annota nel suo libro se un bambino tratteggia una persona a cavallo il disegno mostra entrambe le gambe, nonostante una delle due sia coperta. Secondo Ricci la logica dei bambini quando disegnano è quella di rappresentare «l'uomo e le cose invece di riprodurle artisticamente; cercano di riprodurle nella loro complessione assoluta e non nella risultanza ottica».
Ci si può chiedere a questo punto perché l'infanzia abbia rappresentato un riferimento mitico per molti pittori dell'ultimo secolo, come ad esempio Picasso oppure Paul Klee o Kandinskij, mentre in precedenza nessuno vi aveva prestato attenzione, se non eccezionalmente lo storico dell'arte Ricci?
Era comune in questi pittori ed avanguardie artistiche il rifiuto della tradizione artistica, radicata nel naturalismo, e allo stesso tempo la ricerca di un modo più diretto ed immediato di rappresentare il mondo, che ai loro occhi emergeva dai disegni dei bambini. In momenti diversi della loro vita artisti come Léon Bakst, Marc Chagall, André Derain, Raoul Dufy, Vasilij Kandinskij, Ernst Ludwig Kirchner, Paul Klee, Joan Mirò, Gabriele Munter furono influenzati dai disegni dei bambini, forse con maggiore evidenza Paul Klee. Molti di questi artisti attribuirono grande valore ai propri disegni durante l'infanzia che avevano conservato e molti di loro, come si può osservare in questa mostra, collezionavano disegni di bambini.
Nel loro entusiasmo fantasticarono che i bambini con la loro curiosità e la loro capacità di meravigliarsi potessero percepire aspetti della realtà e misteri del mondo, che sono afferrabili solo da una mente ingenua, priva di pregiudizi e costruzioni difensive. Questa "visione originaria" era una sorta di Paradiso Perduto, a cui bisognava ritornare se si voleva far rinascere l'arte, che ormai nelle Accademie e nelle scuole artistiche era divenuta troppo convenzionale.