domenica 16 gennaio 2005

Lancet denuncia le scorrettezze delle multinazionali del tabacco

una segnalazione di Loredana Riccio

il manifesto 15.1.05
Scienza al servizio del fumo
«Medici corrotti dalle industrie per screditare studi sulle malattie causate dalle sigarette»
Inchiesta-denuncia Secondo la rivista medica inglese Lancet le multinazionali del tabacco hanno tentato di alterare i risultati delle ricerche sul cancro almeno fino al 2001
ORSOLA CASAGRANDE


«Università e altri ricercatori dovrebbero smetterla di prendere soldi dall'industria del tabacco per minimizzare il grave danno all'integrità del processo scientifico». Si conclude così l'articolo firmato dal professor Stanton Glantz (università della California) pubblicato sull'ultimo numero della rivista medica Lancet. L'appello si riferisce alla prassi, almeno fino al 2001, di prestigiosi scienziati e università di accettare finanziamenti dalle multinazionali del tabacco. In cambio di ricerche compiacenti o che comunque mitigavano gli effetti devastanti del fumo sull'organismo umano. In altre parole, sostiene Glantz, la ricerca sul cancro è stata rallentata proprio da questa disponibilità di ricercatori e consulenti a stilare - dietro lauto compenso - rapporti che indicavano nel fumo un nemico molto meno pericoloso di quanto non sia in realtà. Il professor Glantz lancia la sua accusa al mondo medico ma anche a quello dell'industria del tabacco che non ha badato a spese per dimostrare che il fumo non fa poi così male. Alla base dello studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Lancet, c'è l'analisi di documenti fino ad oggi confidenziali. Stando alle conclusioni cui è giunto Glantz, le multinazionali del tabacco avrebbero tentato di alterare i risultati degli studi che fin dal 1996 dimostravano la responsabilità delle sigarette nella mutazione di un gene antitumorale, il p53. Si tratta di una mutazione che favorisce il cancro e che è stata rilevata nel 60% dei malati di tumore ai polmoni. Una mutazione che è responsabile della proliferazione `anarchica' delle cellule.

La denuncia della rivista ha provocato reazioni immediate nel mondo della scienza. Il direttore dell'agenzia internazionale sui tumori dell'Oms, Peter Boyle ha definito «vili, uomini di paglia I consulenti che omettono di dichiarare la loro associazione all'industria del tabacco, per pubblicare critiche prezzolate alle ricerche scientifiche. Se l'industria del tabacco è sincera - ha aggiunto Boyle - nel proposito recentemente dichiarato di lavorare per le istanze della salute pubblica, non può aspettarsi alcune collaborazione se continuerà a perseguire questo tipo di attività».

La ricerca, che sarà pubblicata oggi su Lancet, si è basata sugli archivi sul tabacco tra cui la Legacy Tobacco Documents Library and la Tobacco Documents Online, ma anche sugli archivi di multinazionali come Philip Morris e R J Reynolds.Proprio qualche mese fa, in novembre, una delle più grandi multinazionali del tabacco, la Philip Morris si era sentita in dovere di contestare le accuse che la stessa rivista Lancet le aveva rivolto. Allora Lancet aveva detto che Philip Morris aveva volontariamente nascosto le prove della dannosità del fumo passivo. La multinazionale aveva risposto che le accuse erano «false, inaccurate e altamente fuorvianti». Ma Lancet aveva proseguito sostenendo che negli anni `70 la multinazionale aveva nascosto i risultati di una compagnia di ricerca tedesca sui danni del fumo passivo. Gli autori dell'articolo avevano scoperto che i ricercatori incaricati dalla multinazionale del tabacco di condurre le indagini avevano selezionato accuratamente i risultati, censurando nei fatti quelli riguardanti il fumo passivo che era stato identificato come più dannoso ancora di quello attivo. «Gli scienziati coinvolti in questa ricerca - aveva detto allora il professor Martin McKee, uno dei curatori dell'inchiesta - hanno pubblicato soltanto una piccola parte della loro ricerca. E quello che hanno scelto di rendere pubblico appare molto diverso da quello che invece è stato tenuto nascosto. In particolare - aveva detto ancora McKee - quello che non è stato pubblicato erano le prove della dannosità del fumo passivo, una scoperta assai rilevante visto il continuo negare da parte delle multinazionali del tabacco della sua pericolosità». Allora il direttore di Lancet, Richard Horton aveva sottolineato «il continuo dibattito sul modo in cui il governo dovrebbe rispondere alla richiesta di vietare il fumo nei luoghi pubblici». In Gran Bretagna le politiche sul fumo dovrebbero essere rese note nelle prossime settimane. Intanto la Scozia ha annunciato che fumare nei luoghi pubblici sarà vietato dalla primaveraIn Italia lo scontro sulla legge antifumo nei locali pubblici entrata in vigore nei giorni scorsi ieri ha registrato una nuova presa di posizione del presidente della Confcommercio SergioBillè, che, confermando un ricorso al Tar contro la normativa, ha lanciato un «appello alle forze dell'ordine perché evitino multe salate ai commercianti». «Accendiamoci tutti una sigaretta», ha aggiungo - denunciando il fatto che gestori di locali subiscono multe anche per un cartello appeso male - «e attendiamo l'esito del ricorso al Tar». Sul fronte dei danni che provocherebbe invece il fumo è intervenuto, in un convegno a Taormina, il presidente dell'associazione Mediterranea Pneumologi, Salvatore Privitera, secondo il quale in Italia «il fumo di sigaretta è responsabile di circa il 90% delle neoplasie polmonari, ma è soprattutto la causa della progressione invalidante di malattie croniche come la broncopolmonite ostruttiva».