SINISTRA
ASOR ROSA CONVINCE, OK ALLA "CAMERA DI CONSULTAZIONE"
Oggi primo passo per contributo stabile a programma Gad
di Angela Mauro
Roma, 15 gen. (Apcom) - Alla fine Alberto Asor Rosa ha convinto. La sua proposta di creare una camera di consultazione permanente della sinistra radicale (partiti e società civile) ha riscosso il consenso entusiasta dei tremila partecipanti (la stima è degli organizzatori) intervenuti all'assemblea "Verso sinistra" promossa dal Manifesto alla Fiera di Roma. Tra i tremila, i leader politici Bertinotti, Cossutta, Diliberto, Pecoraro Scanio, Muzzi, Salvi, Occhetto, Ingrao; i leader sindacali, Cremaschi e Rinaldini della Fiom, Nerozzi della Cgil, Beni dell'Arci, i professor Sylos Labini e Paul Ginsborg, militanti di partiti e associazioni, femministe e pacifisti e naturalmente i volti storici del Manifesto, da Valentino Parlato e Rossana Rossanda.
È stata la Rossanda a tirare le fila del ragionamento verso termini organizzativi più dettagliati della camera di consultazione permanente. La Rossanda la immagina come un organismo strutturato per commissioni tematiche, che organizzi assemblee periodiche. Un organismo "plurimo e aperto", l'ha descritto il suo ideatore Alberto Asor Rosa, che sia capace di "contribuire al programma della Gad".
Il nodo è proprio quello di pesare di più, come schieramento di sinistra radicale, all'interno della Grande alleanza democratica. Il concetto è stato ripetuto un po' da tutti i relatori che hanno così dato voce ad una visibile voglia di aggregazione "a sinistra del centrosinistra". La "camera" non sarà un partito e avrà soltanto funzioni propositive e non decisionali.
Per la verità, c'è qualcuno come Oliviero Diliberto che ha provato a spingere per la formazione di una vera e propria federazione radicale da affiancare alla federazione riformista. Soprattutto, Diliberto ha rivolto i propri ammiccamenti al Prc di Fausto Bertinotti che su questo terreno gli ha risposto picche: ("No a rimettere insieme i cocci spezzati del passato").
Prevale comunque un senso di unità tra i radicali come testimoniano le battute di Fabio Mussi sul no del correntone Ds alla formazione di un partito riformista ("Nel caso non ci saremo", ha detto). Forse non è un caso che le parole di Rutelli sulla necessità di superare i concetti di socialdemocrazia e uguaglianza siano arrivate proprio oggi, nel giorno di un inedito appuntamento per la sinistra radicale. Ma bisogna aspettare: "La camera di consultazioone" è solo al primo passo: prossimo apuntamento, da tutti gli intervenuti riconosciuto, sarà la manifestazione lanciata da L'Unità che prima delle Regionali intende chiamare di nuovo in piazza (c'è chi prevede San Giovanni a Roma) la sinistra italiana.
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Repubblica 16.1.05
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niente lista, sì a Prodi
di GOFFREDO DE MARCHIS
ROMA - Paul Ginsborg canta dal palco la filastrocca del vecchio stupido duca di York e la platea gli va dietro battendo le mani. Diliberto ci riprova con il listino della sinistra radicale e Bertinotti gli risbatte la porta in faccia. Pietro Ingrao fa un rapido passaggio mentre la Rossanda si prende la scena facendo la sintesi di un dibattito lungo otto ore. Asor Rosa trova il minimo comun denominatore proponendo una "camera di consultazione" della sinistra radicale, il rifondarolo Alberto Burgio dal palco la chiama "camera di compensazione" strappando risate, il disobbediente e irriverente Francesco Caruso la definisce la "camera mortuaria": "Con tutto il rispetto, ma l'età media è piuttosto avanzata...".
E' un piccolo miracolo che l'assemblea promossa dal Manifesto per una sinistra diversa da quella della federazione dell'Ulivo, non sia finita con un litigio o una mini-scissione, ma con l'idea di convocare al più presto un tavolo di lavoro, protagonisti gli "attori" di ieri, dove mettere giù un'agenda di lavoro e poi ritrovarsi in nuove assemblee tematiche.
E' stata la fondatrice del Manifesto Rossana Rossanda a tirare le fila del discorso, a offrire una conclusione, uno sbocco alla voglia di partecipazione delle tremila persone della Fiera di Roma. E non era solo vecchia sinistra, come dice il poco generoso Caruso, c'erano anche giovani. Lontani dalle prime file, occupate dai soliti noti, ma c'erano. Ginsborg è stato soprattutto in fondo alla sala: "E' più interessante, il parterre invece fa impressione, c'è la necessità di apparire in televisione, di farsi vedere. Ma il narcisismo non dovrebbe essere una cosa di sinistra".
Polemiche marginali. Allo storico inglese trapiantato a Firenze oggi piace questa unità, "emergenziale", dice, ma indispensabile per battere Berlusconi. Conta solo non perdersi di vista, come disse una volta Nanni Moretti (ieri assenti, ma i Girotondi erano in sala). Ginsborg lo spiega in un intervento cantato con la filastrocca dello stupido duca di York che portò i suoi diecimila uomini "sulla cima della montagna solo per il gusto di farli scendere. Non deve succedere la stesso oggi", dice molto applaudito, anche per aver alleggerito la discussione al momento giusto.
Mandare a casa Berlusconi, dicono tutti. "La cricca di Berlusconi", attacca Asor Rosa all'inizio dando il là a tutti gli interventi successivi. Quella che qualche mese fa sarebbe stata una guerra con la federazione, con i riformisti, con i "moderati" dell'Ulivo, oggi è solo una presa di distanza e il più duro con il progetto dei Ds e di Prodi è proprio un diessino, Fabio Mussi: "Se si farà il partito riformista io non ci sarò" e giù applausi.
Scenografia povera, uno striscione "Verso sinistra" dietro il palco, a colorare l'ambiente ci pensano i tanti maglioni al posto delle grisaglie classiche dei congressi di partito. "Occorre fare un discorso chiaro con la Gad, la mancanza di chiarezza va risolta", dice la Rossanda. E denuncia "una scollatura tra società civile e società politica più forte da noi che nel Polo".
Però il sostegno a Prodi non si discute, il tempo delle liti sembra davvero finito, almeno da qui. Tutti prodiani, dunque, da Giuliano Giuliani (che attacca i Carabinieri "vero nucleo del fascismo armato") a Valentino Parlato, Aldo Tortorella. Diliberto propone a Bertinotti un tavolo di confronto tra i due partiti dopo il congresso di Rifondazione. La risposta è una chiusura: "Faccia prima una proposta". Anche il Verde Pecoraro Scanio è contrario a una "forza del 15 per cento. Valiamo molto di più".
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E' un piccolo miracolo che l'assemblea promossa dal Manifesto per una sinistra diversa da quella della federazione dell'Ulivo, non sia finita con un litigio o una mini-scissione, ma con l'idea di convocare al più presto un tavolo di lavoro, protagonisti gli "attori" di ieri, dove mettere giù un'agenda di lavoro e poi ritrovarsi in nuove assemblee tematiche.
E' stata la fondatrice del Manifesto Rossana Rossanda a tirare le fila del discorso, a offrire una conclusione, uno sbocco alla voglia di partecipazione delle tremila persone della Fiera di Roma. E non era solo vecchia sinistra, come dice il poco generoso Caruso, c'erano anche giovani. Lontani dalle prime file, occupate dai soliti noti, ma c'erano. Ginsborg è stato soprattutto in fondo alla sala: "E' più interessante, il parterre invece fa impressione, c'è la necessità di apparire in televisione, di farsi vedere. Ma il narcisismo non dovrebbe essere una cosa di sinistra".
Polemiche marginali. Allo storico inglese trapiantato a Firenze oggi piace questa unità, "emergenziale", dice, ma indispensabile per battere Berlusconi. Conta solo non perdersi di vista, come disse una volta Nanni Moretti (ieri assenti, ma i Girotondi erano in sala). Ginsborg lo spiega in un intervento cantato con la filastrocca dello stupido duca di York che portò i suoi diecimila uomini "sulla cima della montagna solo per il gusto di farli scendere. Non deve succedere la stesso oggi", dice molto applaudito, anche per aver alleggerito la discussione al momento giusto.
Mandare a casa Berlusconi, dicono tutti. "La cricca di Berlusconi", attacca Asor Rosa all'inizio dando il là a tutti gli interventi successivi. Quella che qualche mese fa sarebbe stata una guerra con la federazione, con i riformisti, con i "moderati" dell'Ulivo, oggi è solo una presa di distanza e il più duro con il progetto dei Ds e di Prodi è proprio un diessino, Fabio Mussi: "Se si farà il partito riformista io non ci sarò" e giù applausi.
Scenografia povera, uno striscione "Verso sinistra" dietro il palco, a colorare l'ambiente ci pensano i tanti maglioni al posto delle grisaglie classiche dei congressi di partito. "Occorre fare un discorso chiaro con la Gad, la mancanza di chiarezza va risolta", dice la Rossanda. E denuncia "una scollatura tra società civile e società politica più forte da noi che nel Polo".
Però il sostegno a Prodi non si discute, il tempo delle liti sembra davvero finito, almeno da qui. Tutti prodiani, dunque, da Giuliano Giuliani (che attacca i Carabinieri "vero nucleo del fascismo armato") a Valentino Parlato, Aldo Tortorella. Diliberto propone a Bertinotti un tavolo di confronto tra i due partiti dopo il congresso di Rifondazione. La risposta è una chiusura: "Faccia prima una proposta". Anche il Verde Pecoraro Scanio è contrario a una "forza del 15 per cento. Valiamo molto di più".