martedì 18 gennaio 2005

una scoperta (?), pubblicata su Nature Genetics...

Corriere della Sera 18.1.05
I ricercatori: è assente negli asiatici, rara in Africa. Un’eredità consegnata all’homo sapiens dall’incrocio con ominidi vissuti 60 mila anni fa
Gli europei sono i più fertili e longevi. È scritto nei geni
Studio sulla popolazione islandese: scoperta una sequenza di Dna che aumenta la predisposizione ad avere figli
di Adriana Bazzi


Chi ce l’ha ha più probabilità di avere figli di chi ne è privo. E non solo: ha anche più chance di raggiungere e superare i 90 anni. Non è un gene, ma addirittura un’intera porzione di Dna, invertita rispetto alla variante più comune, che favorirebbe fertilità e longevità. La scoperta, pubblicata su Nature Genetics, è di un gruppo di ricercatori islandesi e americani che hanno dimostrato come questa sequenza, comune a molte popolazioni, si ritrova con maggiore frequenza in Europa. E non solo: avrebbe anche un’origine molto più antica rispetto alla maggior parte dei geni umani e sembrerebbe stata ereditata in tempi piuttosto recenti dall’uomo moderno attraverso incroci con ominidi di specie diverse. La scoperta è avvenuta per caso, mentre gli studiosi stavano cercando i geni della schizofrenia ed è l’ultimo risultato di un gigantesco studio, condotto dall’azienda biotecnologica DeCode Genetics di Reykjavik su buona parte della popolazione islandese, che si propone di individuare i legami fra geni e malattie per trovare le cure. La sequenza appena individuata, composta da 900 mila basi e «ospitata» dal cromosoma 17, ha due varianti: nella prima, chiamata H1, la sequenza presenta un certo ordine di successione delle basi (che sono quattro: T, C, G e A, cioè Timina, Citosina, Guanina e Adenina), mentre nella seconda, chiamata H2, questa successione è invertita, come quando si legge una parola dall’ultima lettera alla prima. Le persone con questa seconda variante hanno il 3,5% di figli in più, se sono donne, rispetto alle altre; il 2,9% in più se sono uomini.
«Questa porzione di Dna - ha spiegato Kari Stefansson della DeCode - comprende molti geni, nessuno dei quali ha una connessione diretta con la fertilità. Stiamo cercando di capire in che modo la influenzi. Un’ipotesi potrebbe essere legata al rimescolamento dei geni fra porzione "normale" e "invertita", che crea quella "novità genetica" di solito favorevole al successo riproduttivo». D’altra parte esistono molti altri geni capaci di influenzare la possibilità di avere figli, cui si aggiungono poi elementi culturali che alla fine determinano la prolificità di una popolazione.
La variante H2 è rara fra gli africani (10%) e assente fra gli asiatici, mentre è riscontrabile in almeno il 20% della popolazione europea. La sua diffusione in Europa sembra essere stata favorita da una selezione naturale avvenuta in tempi abbastanza recenti, forse negli ultimi 10 mila anni: la dieta potrebbe avere contribuito a far emergere questa caratteristica genetica. Ecco perché la sequenza invertita, oltre al legame con la fertilità e la longevità rappresenta anche un esempio di come si è evoluta la storia umana recente.
Questo tratto genetico di per sé è antico e, probabilmente, era già presente in progenitori comuni, come l’Homo erectus, almeno tre milioni di anni fa. Ma a differenza di altre varianti così antiche non si è mai estinto: il motivo starebbe nel fatto che è stato tramandato da popolazioni arcaiche ed è passato in tempi relativamente recenti all’uomo moderno, prima che quest’ultimo abbandonasse l’Africa 60 mila anni fa.