mercoledì 9 febbraio 2005

il giornale dei vescovi -pro domo sua- rivela due inediti:
Lacan credeva nel trionfo della religione...

Avvenire 9.2.05
IL CASO
Fa discutere a Parigi la pubblicazione di due testi inediti del filosofo francese: «La fede ha più futuro della psicanalisi»
Lacan:la religione trionferà
Lo studioso apriva soprattutto al cristianesimo. «La scienza non può rispondere a tutti gli interrogativi dell’uomo. Freud? Un grossolano materialista»
Da Parigi Daniele Zappalà

Riconoscere i fili, spesso ingarbugliati o recisi, fra fede e scienza. A riflettere su quest'esigenza fu anche lo psicanalista francese Jacques Lacan (1901-1981), divenuto celebre attualizzando la teoria freudiana e introducendo, fra gli altri, il concetto di "fase dello specchio" (quella in cui l'individuo scopre l'unità del proprio corpo). Di Lacan, che si professava ateo senza però rinnegare la propria educazione cattolica, appaiono adesso in Francia per l'editore Seuil due conferenze del 1960 e del 1974 centrate sul ruolo della religione in un mondo spesso rivendicato dalla razionalità. Jacques-Alain Miller, responsabile degli inediti lacaniani, ha intitolato il volume Le triomphe de la religion (Il trionfo della religione). La sensibilità di Lacan verso la spiritualità umana esce qui allo scoperto fin dalle prime pagine. Quelle in cui ad esempio l'autore non esita a definire l'intoccabile padre della psicoanalisi, proprio Freud, come un «grossolano materialista». Più che di certezze, il discorso di questo Lacan meno noto al grande pubblico si alimenta di interrogativi e sensazioni. Come questa, sul dialogo perduto fra razionalità e fede: «Vi è una certa disinvoltura nel modo in cui la scienza si sbarazza di un campo di cui non si vede perché essa dovrebbe alleggerirsi. Allo stesso tempo, mi pare capiti un po' troppo spesso, da un po' di tempo, che la fede lasci alla scienza la cura di risolvere i problemi quando le domande si traducono in una sofferenza un po' troppo difficile da maneggiare». Né per una scienza, e in particolare una medicina, sorde al bisogno umano di spiritualità, dunque, né per una religione arrendevole nei propri pronunciamenti e nella propria azione riguardanti la natura umana: di sofferenza e problemi intimamente umani, talora iscritti in un quadro patologico, è qui naturalmente questione. Lacan, in particolare, biasima che a livello sociale la conoscenza dell'uomo sia spesso ridotta al riconoscimento di determinate condizioni cliniche. Specie quando, soprattutto nelle corsie di ospedale, sulla categoria di persona prevale quella di malato. Nelle proprie lezioni universitarie, Lacan amava citare passaggi delle Sacre scritture. Anche in una delle conferenze appena pubblicate, dopo aver letto un brano di San Paolo sul senso del peccato, lo psicanalista riflette in questi termini: «Mi sembra che sia impossibile per chiunque, credente o non credente, non trovarsi obbligati a rispondere a ciò che un tale testo comporta come messaggio articolato su un meccanismo che è d'altronde perfettamente vivente, sensibile, tangibile, per uno psicanalista». Il campo specifico che più di ogni altro richiede un dialogo fra fede e scienza è quello della morale e in una prospettiva storica, predice Lacan, sarà la religione ad avere la meglio: «Essa trionferà non solo sulla psicoanalisi, essa trionferà su molte altre cose ancora. Non ci si può neppure immaginare quanto sia potente». Al confronto, la scienza tradisce alla lunga i propri limiti, anche perché il suo espandersi non colma gli interrogativi ultimi dell'uomo ma evidenzia al contrario un confine sempre più esteso fra conoscibile e inconoscibile. Con una necessità crescente di "senso", sottolinea Lacan, dietro ai nuovi "significanti" all'orizzonte: «La scienza è il nuovo ed essa introdurrà delle quantità di cose sconvolgenti nella vita di ciascuno. Ma la religione, soprattutto quella vera, ha delle risorse che non si possono neppure supporre. Basta osservare come essa fermenta. È assolutamente favoloso». Rispetto a Freud, che rifletteva sulla religione in termini di illusione collettiva, Lacan ha vedute ben diverse. E anche uno sguardo rivolto al cattolicesimo: «La vera religione, è la romana. Cercare di mettere tutte le religioni nello stesso sacco e fare ciò che si chiama la storia delle religioni, è veramente orribile. Esiste una vera religione, è la religione cristiana. Si tratta semplicemente di sapere se questa verità resisterà». Insomma, il fatto di esistere come persona implica e implicherà la necessità di sfuggire alle realtà apparenti. Parola di un freudiano arresosi al crollo novecentesco del positivismo.