L'Unità 06 Marzo 2005
Quel santo pezzente di Socrate
Da modello a «monstrum»: le alterne fortune del pensiero del filosofo greco
Alessandro Stavru
«Socrate - lo confesso - mi è talmente vicino, che devo quasi sempre combattere contro di lui». Queste parole di Friedrich Nietzsche esprimono in modo emblematico il rapporto che lega la figura di Socrate al pensiero occidentale: ogni momento storico e culturale ha dovuto fare i conti con il filosofo ateniese, ora prendendone le distanze, ora rifacendosi a lui come modello di virtù e saggezza.
Alle molteplici figure di Socrate, espressioni dei variegati aspetti della cultura occidentale, è dedicato il volume a cura di Ettore Lojacono Socrate in Occidente (Le Monnier, Firenze 2004). Vi sono raccolti interventi maturati nel corso del convegno La Sagesse contro l'École. I miti di Socrate (Lecce, 22-24 marzo 2001), cui si sono aggiunti saggi sulla ricezione del pensiero socratico nei secoli XIX-XX.
La silloge affronta la questione dei vari «Socrate» succedutisi nel corso delle diverse epoche storiche, filosofiche e artistiche, riprendendo un argomento recentemente tornato in voga tra gli specialisti. Punto di partenza è l’ormai celebre «Sancte Socrates ora pro nobis» pronunciato da Erasmo nel Convivium religiosum (1522), prima glorificazione della virtù religiosa del filosofo ateniese in epoca moderna. In ambito umanistico e rinascimentale, l’exemplum socratico trova larghissima fortuna, ispirandosi ora al paragone con Cristo (di matrice patristica), ora all’ideale di una virtù prettamente umana. Portavoce del platonismo e spesso in aperta contraddizione con le dottrine della tradizione aristotelico-scolastica, Socrate assurge a modello di humanitas in autori come Giannozzo Manetti, Marsilio Ficino, Tommaso Campanella e Giordano Bruno.
In controtendenza rispetto alla sua epoca si situa il De Socratis studio di Girolamo Cardano (1566), vòlto a mettere in luce l’inadeguatezza del sapere socratico rispetto alla mutevolezza dei mores umani. L’Ateniese fu per Cardano condannato giustamente, in quanto responsabile di aver negato la volontà a vantaggio di una sapientia vacua e illusoria.
Nella seconda metà del Seicento Giuseppe Valletta si rifà al Socrate modello di dignitas ed excellentia proposto da Manetti. In questo contesto vedono la luce le tre tele dedicate da Luca Giordano al filosofo ateniese (rispettivamente: Santippe versa l’acqua nel collo di Socrate, Socrate con Alcibiade e Santippe e Socrate), tutte incentrate sul contrasto tra l’immagine esteriore di Socrate «filosofo pezzente» e la sua intima essenza di «valentuomo».
La fortuna di questa immagine si riverbera nella vastissima dossografia socratica sorta in Francia tra Umanesimo e Illuminismo. Il mito del filosofo ateniese diventa oggetto filologico per eccellenza nel XVII secolo, dando luogo ad un vero e proprio «dialogo tra le fonti». I libertini vedono in Socrate il «padre della filosofia morale», il quale paga con la vita le sue scelte di esprit fort. Simbolo della persecuzione del libero pensiero, egli è altresì modello di religiosità, di quella foi implicite su cui si sofferma La Mothe Le Vayer. Socrate unifica nella propria persona logos e bios, dottrina e vita, incarnando in pieno l’ideale dell’honnête homme teorizzato da Montaigne e Charron. Affrancato da ogni forma di pedantismo, l’uomo socratico pratica la filosofia tramite la conversazione: non impartisce dotte lezioni, ma si sforza di suscitare nell’interlocutore la capacità di scorgere autonomamente la verità.
In René Descartes la figura del Socrate honnête homme, veicolata dal tardo rinascimento francese, diventa pretesto per un percorso teoretico indirizzato verso mete lontane dal non-sapere dell’Ateniese. Nelle opere giovanili di Descartes il figlio di Sofronisco compare infatti nella veste di uno scettico radicale, convinto unicamente delle capacità maieutiche del proprio «demone».
Una interpretazione analoga del «demone» ricorre in Diderot, il quale iscrive la sua vita intera sotto il segno di Socrate. La riflessione sul filosofo ateniese è per Diderot una ricerca della propria identità filosofica; per quanto enigmatico e irraggiungibile, l’exemplum del Socrate maestro di saggezza e virtù filosofica rimane il suo costante punto di riferimento, dal periodo della Encyclopédie agli anni turbolenti della lutte philosophique.
Ad una «divulgazione» dell’ideale etico-ascetico di Socrate in epoca moderna è dedicato il manoscritto di Shaftesbury Design of a Socratick History. Composta negli anni 1703-1707 e tuttora inedita, quest’opera si ripropone di presentare un Socrate storico, ricostruito più dagli scritti di Senofonte che dall’opera platonica.
La predilezione per Senofonte caratterizza anche le molteplici figure di Socrate con cui si cimenta Nietzsche nelle diverse fasi del suo pensiero. Il padre del nichilismo muove infatti da una piena identificazione con il filosofo ateniese negli scritti giovanili, per giungere, con la Nascita della Tragedia e le opere della maturità, ad una violenta critica a Socrate. Se da un lato Socrate rappresenta a pieno titolo l’eccezione dell’episteme nel mondo greco, per Nietzsche è proprio la pratica socratica del dialogo a spegnere l’istinto artistico degli antichi Greci, dando il via alla décadence nichilistica dell’Occidente. Da exemplum Socrate, «il primo Greco ad essere brutto», diventa così modello vivente di decadenza, monstrum di degenerazione e malattia.
L’attualità della figura di Socrate nel pensiero contemporaneo è documentata dall’attenzione che gli dedica Michel Foucault in un corso tenuto nel 1982 presso il Collége de France, intitolato L’herméneutique du sujet. Tema centrale di questa ripresa in chiave decostruttivista è la ricerca di un presupposto non teoretico del sapere, in grado di anticipare e orientare ogni manifestazione del soggetto. Foucault si rifà ai principi socratici del «conosci te stesso» e della «cura del sé» come modelli di un esercizio autonomo di costruzione del senso critico. La «morale etica» sottesa a questi principi rientra infatti in una concezione della politica tipicamente foucaultiana, tesa a sovraordinare la vita dell’individuo a quella dello Stato e della prassi giuridica.
Le molteplici figure di Socrate che attraversano la cultura occidentale dipendono dunque in larga parte da quale Socrate la storia del pensiero ha di volta in volta scelto di adottare. Da sempre gli studiosi si sono interrogati su quali aspetti della letteratura socratica considerare più attendibili e dunque privilegiare rispetto ad altri.
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