domenica 10 aprile 2005

archeologia
Atlantide era in Sardegna?

La Gazzetta del Mezzogiorno 10.4.05
Si troverebbe in Sardegna secondo una suggestiva ipotesi archeologica
Atlantide non più continente perduto?
Ernesto Delicolli

«Atlantika: Sardaigne, Ile Mythe» è il titolo della mostra che a partire da domani e sino al 26 aprile porterà a Parigi una delle più suggestive ipotesi archeologiche su cui da qualche anno si confrontano e scontrano studiosi e cacciatori di miti. L'ipotesi, formulata dal giornalista archeologo Sergio Frau, sposta le famose Colonne d'Ercole da Gibilterra al canale di Sicilia e indica la Sardegna come la famosa Atlantide di cui tanti testi antichi parlano. L'esposizione parigina sarà ospitata alla Maison de l'Unesco a place de Fontenoy dove il 12 aprile è previsto anche un convegno: «La connaissance du monde ancien: au etaient Les Colonnes d'Hercule?». Fra i relatori, grandi nomi: l'accademico di Francia Azedine Beschaouch, gli archeologi Louis Godard e Andrea Carandini, il vicedirettore dell'Unesco per la cultura Mounir Bouchenaki. Ci sono tutti gli ingredienti per prevedere che da Parigi possa avviarsi una revisione storica sul Mediterraneo della prima età del Bronzo, una svolta appassionante che potrebbe imporre nuove interpretazioni dei testi antichi. Siamo attorno alla fine del terzo millennio avanti Cristo, nella prima età del bronzo. La Sardegna è abitata da un popolo di temuti guerrieri e abili navigatori costruttori dei misteriosi nuraghi, le torri-grattacielo che facevano fantasticare l'intero Mediterraneo. Fin qui tutti d'accordo ma poi, qualche anno fa, arriva il libro di Sergio Frau, Le Colonne d'Ercole - un'inchiesta (come, quando e perché la Frontiera di Herakles/Milqart, dio dell'Occidente slittò per sempre a Gibilterra), edito da Nur Neon, ora in ristampa, e vecchi miti sopiti, scritti antichi considerati errati cominciano a essere guardati con nuovi occhi. Giornalista culturale di «Repubblica», 56 anni, Frau ebbe l'illuminazione quando gli capitò fra le mani una cartina geografica, pubblicata da parte di Vittorio Castellani (ordinario di fisica stellare a Pisa), che mostrava come doveva essere il Mediterraneo 2.550 anni fa. Privato di quasi duecento metri d'acqua il Canale di Sicilia si presentava come una sorta di doppio stretto: il primo costituito da Malta e dalla Tunisia, l'altro punto situato un po' più su, con una Sicilia irriconoscibile, che presenta Marsala, Mazara, Capo Lilibeo e Sciacca situate nell'entroterra, lontane dal mare. Il canale di Sicilia visto così, apparve subito a Frau come l'alternativa a Gibilterra e alle sue Colonne d'Ercole, tanto lontane dalla storia e dalla geografia dei greci più antichi. A trasferire il finis terrae, dalla strozzatura fra Sicilia-Malta e Libia-Tunisia, allo Stretto di Gibilterra fu il grande geografo Eratostene. Ma per compiacere Eratostene si è dovuto accusare Omero, Esiodo, Erodoto, Timeo, Avieno e Dicearco di Messina, di aver commesso errori madornali riguardo alle indicazioni geografiche disseminate nelle loro pagine. Frau, inseguendo il sogno di rendere giustizia a un mito antichissimo, illuminato dalla cartina del professore pisano, ha impiegato tutto se stesso per contestare Eratostane (i suoi detrattori lo chiamano il bibliotecario perché fu direttore della biblioteca di Alessandria) e riabilitare poeti, storici e filosofi. Ora la mostra di Parigi metterà a fuoco le rivoluzionarie tesi di Frau e si metterà alla ricerca della nuova Atlantide. Secondo questa revisione, sarebbe la Sardegna, la mitica isola descritta da Platone nel Timeo collocandola al di là delle colonne d'Ercole e dalla quale si arrivava «ad altre isole e al continente che tutto circonda». Come il mito d'Atlantide vuole, anche la Sardegna – sottolineano gli studi di Frau – venne sommersa dalle acque, lo dimostrano numerosi riscontri archeologici e geologici secondo i quali l'isola venne repentinamente abbandonata attorno al 1178-1175 avanti Cristo. I nuraghi della costa sarda meridionale e occidentale, quelli che si trovano a quote basse, sono tutti distrutti capitozzati, le grandi pietre gettate a terra, mentre quelli coevi della Sardegna settentrionale sono ancora oggi in piedi. Da qui l'ipotesi che la Sardegna subì a metà dell'età del Bronzo uno tsunami, un maremoto dalle proporzioni spaventose simili a quelle che ha colpito il Sud-Est asiatico il 26 dicembre 2004. Ce n'è abbastanza per riprendere in mano testi già scritti, certezze consolidate, confrontarsi con un'intuizione imprevista, ma suggestiva che ha il fascino di risvegliare vecchi miti e di riportare, come scrive Sergio Donadoni, egittologo e accademico dei Lincei, l'orizzonte dei Greci più antichi (da Omero a Erodoto) ai mari che li circondano e che li uniscono alle loro colonie, lasciando a un severo controllo fenicio-punico il Mediterraneo occidentale.