domenica 10 aprile 2005

sinistra
Pietro Folena aderisce al Prc

ADDIO ALLA QUERCIA
Folena passa con Rifondazione. Mussi: un dolore
Alle ultime elezioni amministrative non è riuscito a diventare sindaco del Comune di Mattinata, nel Gargano, anche se bastavano 2.495 voti
Monica Guerzoni


ROMA - Da numero due del Correntone a «reclutatore» di diessini per conto di Bertinotti. Il salto di Pietro Folena era nell’aria, eppure la notizia del passaggio al Prc ha sorpreso persino il leader della minoranza Ds. Non che Fabio Mussi fosse all’oscuro dei contatti, anzi c’era anche lui in quel bar a due passi dal Senato dove Bertinotti ha incontrato più volte l’ala sinistra della Quercia, ma un addio così non se l’aspettava. «Non così repentino, almeno. Non è il momento, non c’è ancora un percorso...», risponde al telefono il vicepresidente della Camera. «Per me è una cosa dolorosa, una scelta sua, che io rispetto ma che non mi sento di condividere». Non ci sarà mica una scissione in corso, onorevole Mussi? «Ma quale scissione, è una scelta personale». Il cellulare di Folena suona a lungo, poi una voce femminile spiega che l’onorevole è in Francia e che non ha niente da dichiarare, cosa inusuale per uno che Cossiga amava chiamare Pietro «Falena», per via della generosa esposizione ai riflettori. A volte però la visibilità non basta e così il deputato di Manfredonia, nato a Padova nel ’57, non ce l’ha fatta a strappare al centrodestra la fascia tricolore di Mattinata. E dire che la piazza principale del piccolo comune garganico ha visto in pochi giorni Veltroni, Boselli, Franceschini, Vendola e persino Fassino, che ancora non ha capito perché Folena si sia messo in testa di sfidare quel «bravo sindaco» della CdL.
Folena l’ha presa male, ha accusato i Ds di tradimento e «ostilità organizzata» e ha rotto con il collegio di Manfredonia, forse il più sicuro della Puglia. Una «botta di panico», come dicono gli ex colleghi di partito? Una «folenata»? Non proprio. Folena è politico navigato, è stato segretario della Fgci, ha coordinato la segreteria della Quercia e nel 2001, quando Veltroni abbandonò per fare il sindaco, si fece carico da solo della batosta elettorale. In via del Policlinico arriva da indipendente, per far da calamita e poi da guida a quei Ds che guardano con più interesse a Porto Alegre che alla Fabbrica di Prodi. Col Prc al 5 per cento la nuova «soggettività politica autonoma» potrebbe tardare a formarsi. Ma Bertinotti è fiducioso: «Folena? Fenomeno interessante, anche per il modo in cui è avvenuto».
Chiuso e passionale, gli amici lo dipingono immune dal cinismo e mai ruffiano, i nemici elencano la fase dalemiana e quella antidalemiana, il giustizialismo e gli attacchi alle toghe, il veltronismo e poi il cofferatismo, l’appoggio alla guerra del Kosovo e il pacifismo senza se e senza ma. «Folena e Mussi non se ne andranno, fuori dai Ds chi li vota?» preconizzava D’Alema alla vigilia del congresso. Sbagliava, almeno per metà. Lunedì, Folena ha visto Bertinotti, martedì Fassino. Non per chiedergli un posto nella giunta Vendola, ma per dirgli che, dopo Vattimo, De Zulueta, Falomi e Tranfaglia, la Quercia perde un’altra foglia. Il segretario, dicono, ha provato a capire, ma non risulta che abbia provato a fermarlo.

La Stampa 10.4.05
BERTINOTTI ANNUNCIA L’ARRIVO DI FOLENA
«Prc determinante per la vittoria»

ROMA. Di delusione per il mancato avanzamento elettorale Fausto Bertinotti non vuole sentir parlare. Di correggere la svolta «governista» sancita al congresso di Venezia nemmeno. Il segretario di Rifondazione Comunista, dopo le elezioni regionali, canta vittoria: al comitato politico nazionale, riunitosi ieri a Roma, esibisce il grande successo di Nichi Vendola in Puglia. «Quella vittoria unita ai risultati elettorali dimostra una nostra grande affermazione. Significa che l'Unione, così come è fatta, può essere guidata da qualunque sua componente», dice al parlamentino di Rifondazione.
Bertinotti rivendica il merito di aver reso possibile, insieme alle altre forze dell'Unione, la «fine del berlusconismo». Ma deve anche riconoscere che il risultato elettorale è stato «inferiore alle aspettative». «Al Nord c'è un risultato positivo, c'è una sofferenza al centro e, paradossalmente, anche al Sud». Le ragioni? Bertinotti ne elenca alcune: il voto di scambio, la tradizionale debolezza del partito nelle elezioni amministrative, gli odiati rivali del Pdci con il loro simbolo molto simile a quello del Prc, l'effetto calamita dell'Ulivo nel momento in cui si profila la vittoria dello schieramento di centrosinistra.
Ma Bertinotti non ha perso la speranza che presto il vento possa cambiare e che ci possa essere «un grande balzo». Rifondazione «può schizzare anche al dieci per cento, anche in presenza di una crescita dell'Ulivo», azzarda. Nel frattempo, la linea deve restare quella del congresso di Venezia: accordo con il centrosinistra, dialogo con la società e i movimenti, sfida sul programma .
Per il futuro immediato, Bertinotti propone di lanciare due grandi campagne contro la precarizzazione del lavoro e per il salario sociale. Poi presenta il prossimo arrivo di Pietro Folena e quello già certificato del senatore dei verdi Francesco Martone come segni positivi della capacità di attrazione del partito.
Nichi Vendola appoggia Bertinotti nell'indicare quale dovrà essere la strada da seguire. Da Vendola viene l'appello a «correre di più e a compiere fino in fondo il cammino in favore della pace e della non violenza. E poi, senza imbarazzi, ha «sdoganato» socialisti ed ex democristiani, ringraziandoli per la sua vittoria in Puglia.
Le minoranze interne però non si sono fatte convincere: all'unisono accusano Bertinotti di aver sottovalutato il risultato elettorale. Nonostante le critiche a Bertinotti, le minoranze hanno comunque deciso di entrare nella direzione che sarà eletta domani a conclusione dei lavori del comitato politico.

Agi.it 9 apr 2005
AMNISTIA: BERTINOTTI, IL PARLAMENTO SE NE OCCUPI SUBITO

Fausto Bertinotti esprime massimo rispetto per lo sciopero della sete di Marco Pannella, "poiché - dice - vanno molto rispettate le iniziative che comportano sacrificio personale", e chiede al Parlamento un impegno perché si affronti subito la questione carceri in Italia. Per Bertinotti è uno scandalo l'aggravio di pena per i detenuti derivante dalle pessime condizioni della vita carceraria: ciò costituisce un vero e proprio scandalo e giustamente Giovanni Paolo II lo fece presente durante la sua visita alla Camera. Per questo penso che sarebbe giusto che in Parlamento si mettesse all'ordine del giorno la risposta legislativa a questo problema". (AGI)