domenica 10 aprile 2005

a proposito degli psichiatri condannati
l'Ordine, naturalmente, li difende a tutt'uomo...

La Stampa 10 Aprile 2005
MILANO, DUE ANNI E UN ANNO E DIECI MESI PER OMICIDIO COLPOSO
«SENTENZA INGIUSTA» I MEDICI SI RIBELLANO
L’Ordine difende gli psichiatri condannati per omicidio colposo dopo il «sì» al porto d’armi ad un uomo che poi fece una strage e si suicidò
Il presidente dell’Ordine: «Dal dottore un assassino può divenire agnello»
Grazia Longo

«È uno scandalo. Con tutto il rispetto per la magistratura, quei due medici non andavano condannati. Come potevano immaginare che dietro all’uomo che hanno considerato abile per il porto d’armi si nascondesse un potenziale assassino?».
Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Giuseppe Del Barone, boccia come «anomala al 100 per cento» la sentenza del giudice milanese Anna Introini: ha condannato a due anni di reclusione lo psichiatra Massimiliano Dieci e a un anno e dieci mesi il tenente colonnello medico Fortunato Calabrò. Entrambi erano accusati di omicidio colposo plurimo e falso ideologico per irregolarità nei certificati che consentirono ad Andrea Calderini, 33 anni, di fare una strage e poi suicidarsi.
Il 5 maggio 2003 Calderini uccise una vicina, la moglie e poi, dalla finestra della sua casa a Milano, sparò a tre passanti che rimasero feriti. Quindi rivolse verso di sé la pistola e si suicidò. Per il giudice quell’arma - una pistola semi automatica Kimber calibro 45 - Calderini non avrebbe dovuto averla. La colpa? Dei due medici che firmarono i certificati utilizzati da Calderini - giovane di buona famiglia e di salute mentale instabile - per procurarsi le armi. I reati sono quelli di concorso in omicidio colposo e falso, con la sospensione condizionale della pena e la non menzione. I due medici dovranno, entro un anno dal passaggio in giudicato della sentenza, versare la condizionale di 750 mila euro. Un’altra somma dovrà essere pagata alle dodici parti civili, quando la sua entità sarà individuata in una causa civile.
Ma il presidente dei medici auspica che la vicenda prenda un altro corso.
«L’unica cosa da augurarsi in questi casi - dice Del Barone - è che i condannati facciano ricorso. Sono sicuro che in appello la loro posizione sarà valutata diversamente».
Se Calderini non avesse ottenuto il via libera sanitario non avrebbe mai potuto ottenere il porto d’armi...
«E allora? La questione va affrontata diversamente. Dobbiamo renderci conto che di fronte a un medico anche il più spietato degli assassini può apparire un agnellino».
Non ci sono strumenti per rendersi conto della realtà?
«E in che modo? Innanzitutto è assodato che anche le persone più instabili psichicamente, in alcuni momenti sanno essere perfettamente calmi e tranquilli. L’incapacità di intendere e di volere, ma anche uno squilibrio mentale, possono essere momentanei. Assolutamente momentanei. E non è detto che queste occasioni di manifesto disagio psichico coincidano con le visite mediche. Anzi, ribadisco dall’alto dei miei 45 anni di professione che i pazienti sanno mentire benissimo».
Quando però si è a conoscenza di difficoltà psichiche di una persona non si dovrebbe essere più prudenti?
«Certo, ma ripeto, è molto difficile valutare la pericolosità di un individuo. Sono figlio di un avvocato e nello svolgere il mio lavoro sono sempre stato attento agli aspetti giuridici. Proprio per questo mi sento di dire che in questo caso si è esagerato: siamo di fronte a una soggettiva interpretazione giuridica da parte del magistrato che ha condannato i medici».
Non ha nemmeno una perplessità?
«No, mi sento nel diritto di difendere due colleghi che non potevano essere a conoscenza dei disegni criminali di quello che si è rivelato un assassino».