una segnalazione di Annalina Ferrante
Corriere della Sera 30 aprile 2005
La procreazione assistita
D'Alema e la fecondazione eterologa: ho dubbi
«Servono limiti: un padre anonimo lede i diritti del bimbo». E attacca la Chiesa: crudele verso il corpo delle donne
Marco Imarisio
TRENTO - « Vi annoierete, perché siamo d'accordo su quasi tutto » . Non incoraggiante, la premessa di Adriano Sofri. Ma onesta, perché è davvero così. S'erano tanto detestati, lui e Massimo D'Alema, ma era qualche vita fa. Adesso la pensano allo stesso modo sulla fecondazione assistita, che almeno nel prossimo mese sarà centrale nel dibattito politico. Una sola differenza tra i due, non piccola: il presidente dei Ds ha « un dubbio » sulla fecondazione eterologa. D'Alema sceglie il dibattito organizzato dalla Sinistra giovanile e un piccolo teatro di Trento per parlare di laicità dello Stato e bioetica, con Sofri immanente sul maxi schermo, in permesso e in collegamento da Firenze.
Voteranno entrambi quattro sì per abrogare la legge che regola la fecondazione assistita. « Non in nome del relativismo etico — dice l'ex premier — ma per i valori della libertà. Questa legge contiene un elemento di irragionevolezza che si spiega più con la stupidità che con i principi della fede » . Ma sulla fecondazione eterologa ( il seme fornito da donatore ignoto) il presidente ds « scarta » rispetto alla posizione prevalente a sinistra: « Ho forti dubbi. La vorrei più severa. Non sarei contrario a usarla solo nei casi in cui esiste il rischio di malformazione del feto. Secondo me l'anonimato del padre lede i diritti del bimbo che nasce. È un tema reale » . Dice D'Alema parlando di questo suo dilemma: « Dimostra anche che non propugno una visione radical libertaria, e neppure commerciale. Semplicemente, ritengo giusto combattere una legge che ha aspetti aber ranti. Ma sarei ugualmente contrario a un testo che non prevede limitazioni su questa materia » . Sofri sottolinea in modo garbato il suo disaccordo con i dubbi di D'Alema sulla fecondazione eterologa: « Su questo tema dobbiamo essere cauti, ma purtroppo ci sono tanti bimbi che hanno problemi anche in famiglie " normali" » . E aggiunge, con D'Alema che annuisce: « È irragionevole che si preferisca far morire degli embrioni in frigo piuttosto che usarli per la ricerca » .
D'Alema manifesta palese insofferenza per gli inviti all'astensione. Soprattutto quando arrivano dagli ambienti della Chiesa. « Un vescovo ha pieno diritto a intervenire motivando eticamente il suo " no". Ma il vescovo che suggerisce l'astensione pratica una astuzia regolamentare. Fa politica, e non nel senso più alto del termine. Spera di sommare una astensione " religiosa" a quella fisiologica di chi se ne andrà al mare per impedire il raggiungimento del quorum. Non mi sembra un ragionamento di ampio respiro». La Chiesa e il suo ruolo, dunque. Va detto, D'Alema non si tira indietro. Ribadisce: « La libertà femminile rappresenta un'enorme sfida al clero cattolico » . Attacca: « In materia di fecondazione, il tema della libertà e della salute della donna per la Chiesa è secondario rispetto ai diritti dell'embrione ». Arriva a parlare di «crudeltà» della Chiesa verso il corpo femminile, « visto solo come luogo regolato della riproduzione » . Il suo auspicio: « La Chiesa dovrebbe mostrare un volto meno in transigente. E comunque, questa sua durezza dogmatica non dovrebbe diventare una legge dello Stato ».
Esattamente quel che è accaduto — dice il leader ds — con la legge 40 sulla fecondazione assistita: « Non ci si è sforzati di trovare un compromesso tra il punto di vista cattolico e la laicità dello Stato » . La sorpresa finale arriva qui, nel ragionamento sull'individuazione delle cause di questo mancato compromesso. Perché D'Alema arriva addirittura a rimpiangere la Democrazia cristiana, e non è un paradosso. « Pur con i suoi difetti, esercitava di fatto una mediazione laica tra Stato e Chiesa » . Soprattutto, nel suo essere collettore e serbatoio di voti cattolici. Adesso, i rapporti dei partiti con la Chiesa e con l'elettorato cattolico sono segnati dal rischio « di una inspiegabile concorrenza elettorale che fa venir meno la responsabilità laica di fronte allo Stato » . Saluti affettuosi con Sofri, applausi dal pubblico. Erano d'accordo su quasi tutto, mancava un avversario (è stato più volte evocato Giuliano Ferrara). Ma non è stato così noioso, anzi.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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