venerdì 27 maggio 2005

mente e corpo

La Provincia 27.5.05
Emozioni in laboratorio
La separazione tra mente e corpo è un concetto ormai parecchio lontano.

Ecco come la scienza si sta inoltrando nel delicato terreno dei sentimenti

La prospettiva neuroscientifica punta al recupero del sentire umano nelle sue molteplici dimensioni
Elena Salvaterra

«Non essere una testa calda», «conta fino a dieci prima di rispondere»: moniti che di secolo in secolo risalgono all'età classica. Germoglia infatti in Platone l'idea che le emozioni danneggino la ragione, un'idea che matura una delle più compiute espressioni in Cartesio. «È compito dell'anima - si legge in una didascalia a Le passioni dell'anima, celebre opera del filosofo francese - vincere le emozioni o almeno frenare quelle sollecitazioni sensibili che la distraggono dall'attività intellettuale. L'uomo - continua nell'opera il teorico del "dualismo mente e corpo" - non ha per guida le passioni ma la ragione che sola può valutare e quindi indurre ad accogliere o a respingere emozioni e sentimenti». L'esaltazione della "mente razionale", peraltro, pur avendo in Cartesio la propria magnificazione, trova eredi illustri in Hobbes, Kant fino ai contemporanei Engelhardt e Tooley, accomunati tutti da una passione divorante per la "mente ingegneristica". Ma l'idealizzazione del ragionamento logico e la speculare denigrazione degli affetti non è solo una "topica" della filosofia occidentale. Essa, fino alla fine dell'Ottocento, è una teoria scientifica ampiamente accolta. Testimoni James e Lange, fisiologo il primo, psicologo il secondo, che all'insaputa l'uno dall'altro, elaborano un modello dell'affettività centrato su una qualificazione primitiva delle emozioni e dei sentimenti, considerati risposte ancestrali dell'organismo umano agli stimoli provenienti dall'esterno e come tali relegati al ruolo di 'sobillatori' della ragione. Si deve alle neuroscienze e allo studio del comportamento umano attraverso l'interazione fra corpo e mente, fra "ragione" e "sentimento", la rivalutazione, in oggi più accreditata dalla scienza che dalla filosofia, dell'ésprit d'affettività: le emozioni. Con le neuroscienze ci si distacca dal dualismo cartesiano che separa la mente dal corpo, la ragione fredda dalle passioni viscerali e ci si incammina verso la ricomposizione dei fili che tessono la trama della condotta umana, in uno stretto intreccio che non fa distinzione fra refi dell'intelletto e refi dell'anima. Cuore della prospettiva neuroscientifica è il recupero del sentire umano nelle sue molteplici dimensioni, dai sentimenti - che in termini strettamente scientifici sono ciò che l'essere umano prova in automatico - alle emozioni - che in termini strettamente scientifici rappresentano ciò che l'essere umano sente attraverso una elaborazione cognitiva degli stimoli emotigeni. È a queste ultime che si deve il trompe-l'oeil sulla sottile distinzione fra paura e timore, fra gioia e felicità, fra tristezza e malinconia. Ed è a queste ultime che si deve, a volte, il vacillare della "ragione pura".