venerdì 27 maggio 2005

Severino, su Leopardi e la follia

Il Messaggero Venerdì 27 Maggio 2005
FILOSOFIA & SPETTACOLO AL PALLADIUM
Severino: «Leopardi? Maestro del nichilismo»
di RITA SALA

TOCCA a Leopardi. Il grande, il “dimenticato”. Per la rassegna Filosofia al Palladium, momenti d'oro della storia del pensiero (in collaborazione con la rivista Reset ), Emanuele Severino e Giancarlo Bosetti, oggi pomeriggio alle 18.30, si confronteranno sull’importanza del pensiero filosofico del poeta di Recanati. Massimo De Francovich (coadiuvato dalla regia di Piero Maccarinelli) leggerà brani poetici e prose leopardiane tratti dai Canti , dalle Operette morali e dallo Zibaldone («Non amo usare la parola Zibaldone dice Severino . Sono certo che anche Leopardi preferisse Pensieri »).
Di Leopardi, Severino è dichiarato estimatore. Lo considera auctor non soltanto di visioni profonde e poetiche della condizione umana, ma anche di un pensiero filosofico vasto e sistematico, che abbraccia l'intera sua opera e lo fa anticipatore del nichilismo novecentesco .
Professor Severino, pensa che al Leopardi filosofo venga data la giusta importanza?
«No, certo no. Personalmente, ritengo Leopardi immenso, nonché fondamentale nella storia del pensiero mondiale. La rilevanza filosofica della sua opera fu colta da Nietzsche, Schopenhauer, Wagner; in Italia, da De Sanctis. Rivalutazioni, negli ultimi anni, ne sono state fatte, ma, in generale, si rimane ancora lontani dal pieno apprezzamento della sua potenza e della sua radicalità. Una parte di responsabilità va anche alla critica letteraria, che ha spesso anteposto il Leopardi poeta al Leopardi filosofo».
Leopardi anticipatore di Nietzsche.
«Per Nietzsche la poesia è menzogna, ma è anche l’illusione che rende possibile la vita. Ebbene, un tema essenziale del pensiero di Leopardi. Secondo il quale, alla fine dell’età della tecnica, la poesia ha ancora una parola da dire, l’ultima, prima dell’annientamento definitivo dell’uomo. E poiché all’uomo, da sempre, ciò che importa è sapere se appartenga o meno al nulla, Leopardi gli indica come stiano le cose».
Dialoga da vicino, Leopardi, con il pensiero greco...
«Alla grande. Più di Hoelderlin . Benché non creda affatto, al pari di lui, nel ritorno degli dèi. Per Leopardi (prima che per Nietzsche) “Dio è morto”. Allora è la poesia ad avere il compito tragico di tenere in vita l’uomo prima che questi si spenga definitivamente. Questo è il nichilismo leopardiano».
Lei ha scritto molto del “genio” leopardiano , delle “opere di genio”.
« Nei Pensieri , Leopardi scrive: “Hanno questo di proprio le opere di genio, cioè le opere del genio, che quando anche rappresentino al vivo la nullità delle cose, quando anche dimostrino evidentemente e facciano sentire l’inevitabile infelicità della vita, quando anche esprimano le più terribili disperazioni, tuttavia, ad un animo grande che si trovi anche in uno stato di estremo abbattimento, servono sempre di consolazione”. Il discorso si perfeziona in un canto, forse il più grande, La ginestra , di cui stasera saranno letti dei bra ni: l’opera è del genio perché, pur vedendo la devastazione provocata dalla forza del fuoco, riesce a dare consolazione. E’ come il profumo del fiore del deserto (la stessa ginestra), che si solleva al di sopra della nullità prodotta dal fuoco devastatore e va verso il cielo, dove però non esistono dèi cui rivolgersi. Il profumo consola il deserto così come l’opera del genio consola l’animo che vive “in uno stato di estremo abbattimento” e disinganno. Tra il testo dei Pensieri e La ginestra c’è addirittura identità di termini: il fiore del deserto consola , l’opera del genio è di consolazione ».
Leopardi nostro contemporaneo?
«Alla base della cultura occidentale sta ormai la persuasione che le cose reali sono effimere. Gli dèi immutabili che danno stabilità al mondo non ci sono più. Tutto è nulla, nel senso che tutto esce dal nulla e va nel nulla. Leopardi, maestro del nichilismo, rappresenta la necessità di vedere se esista un’alternativa alla storia dell’Occidente: se l’Occidente comincia come è cominciato, la filosofia dell’Occidente è quella di Leopardi».
Lei definisce Leopardi “maestro della follia”.
«La follia, ossia l’identificazione dell’essere col nulla, è il tratto di fondo dell’Occidente. Leopardi lo mette in opera, manifestandolo nella sua essenza».