venerdì 27 maggio 2005

truffe elettroniche per i depressi

aprileonline.info 27.5.05
Come arricchirsi non curando la depressione
Sanità. La Cyberonics lancia un ''miracoloso'' apparecchio elettronico stimolatore dell'umore. Crescono le quotazioni in borsa della compagnia, ma per i pazienti è solo l'ennesima bufala.
Stefano Rizzo

La depressione è una brutta malattia, ma è anche una malattia molto lucrativa; non per i pazienti, naturalmente, ma per le case farmaceutiche che producono una vasta gamma di farmaci detti antidepressivi, che non solo sono costosi, ma che devono essere assunti dal paziente per lunghi periodi di tempo. E’ anche una malattia sfuggente che, sul lato basso della sintomatologia sconfina con il malessere esistenziale, con la svogliatezza, o la difficoltà di concentrazione, mentre sul lato alto porta alla paralisi emotiva, alla mancanza di voglia di vivere e, troppo spesso, al suicidio.
Non esistono terapie sicure. La psicoterapia funziona nei casi più leggeri (spesso in associazione con cure farmacologiche), mentre in quelli più gravi vengono somministrate dosi massicce e prolungate di psicofarmaci, che tuttavia non assicurano la guarigione, ma costituiscono dei palliativi non sempre di sicura efficacia.
Allo stesso tempo, attraverso aggressive campagne pubblicitarie, con convegni “scientifici” in località turistiche e munifiche elargizioni alle università, le case farmaceutiche fanno credere ai pazienti che gli psicofarmaci siano la soluzione di tutti i loro mali, spingono i medici ad adottarli e cercano di allargarne il campo di utilizzo ai comportamenti più diversi, considerati borderline tra la normalità e la patologia, come l’aggressività, la mitomania, il narcisismo patologico. In questo quadro sono anche state inventate nuove sindromi, come quella, del tutto campata per aria, denominata ADS (Attention Deficit Syndrome), da cui sarebbero colpiti molti ragazzi americani in età scolare.
Fece scalpore, nell’autunno scorso, la notizia che, su autorizzazione della Food and Drug Administration, l’organismo federale che autorizza la messa in commercio dei farmaci e ne certifica l’utilità e la non pericolosità, venivano somministrati farmaci antidepressivi a milioni di bambini che mostravano, per le ragioni più diverse, anche solo svogliatezza o incapacità di concentrazione. La ragione dello scandalo stava nel fatto che si era manifestata un’impennata delle tendenze suicide (e dei casi effettivi di suicidio) tra i bambini e i ragazzi in conseguenza dell’assunzione di questi farmaci, che i medici somministravano più per venire incontro agli stati ansiosi dei genitori che per reali esigenze dei piccoli. La FDA dovette fare precipitosamente marcia indietro e revocare l’autorizzazione.
Oggi sembra volerci provare di nuovo. Visto che l’uso indiscriminato dei farmaci antidepressivi – la cosiddetta medicalizzazione del disagio mentale – viene criticato da settori sempre più ampi della comunità scientifica, e che i profitti, ancora ingentissimi, delle case farmaceutiche mostrano segni di diminuire, la FDA ha deciso di autorizzare l’impianto di un apparecchio elettronico, definito stimolatore dell’umore, che dovrebbe rappresentare la cura definitiva della depressione.
Si tratta di una sorta di pace-maker che viene impiantato nella parte alta del torace e che invia degli impulsi elettrici al cervello attraverso due fili che corrono lungo il collo del paziente e sono innestati nei rami laterali del nervo vago.
Sono già stati condotti vari esperimenti su diverse centinaia di pazienti. Dai primi risultati non sembra che il marchingegno abbia alcuna efficacia: secondo uno studio condotto su 235 pazienti affetti da depressione acuta solo 17 su 111 ne hanno tratto un qualche beneficio, ma lo stesso dicasi per 11 pazienti su 110 nei quali l’apparecchio era stato impiantato ma non attivato; la differenza tra i due gruppi sarebbe imputabile al margine di errore statistico. Lo studio riporta anche una serie di effetti collaterali particolarmente fastidiosi, come l’alterazione del tono della voce, bruciore alla gola, blocco della parola; inoltre, l’aumento o la diminuzione del numero degli impulsi inviati al nervo vago (e che il paziente può regolare autonomamente) può produrre ansia, tendenze suicide, iperattività motoria.
Se a questo punto vi domandate come mai l’autorevole FDA abbia dato parere favorevole alla messa in commercio di questo “miracoloso” stimolatore dell’umore, nonostante i risultati deludenti degli esperimenti, la complessità dell’operazione di impianto, la sua non reversibilità, dal momento che i fili rimangono comunque nel cervello, e il rischio di gravi effetti collaterali - la risposta è abbastanza semplice e deprimente: il costo dell’apparecchio è di 15.000 dollari per paziente, più il costo dell’intervento chirurgico, e i pazienti potenziali sono milioni. Nessuno sa se funzionerà, ma intanto le azioni della compagnia che lo produce, dal nome appropriatamente futuribile di Cyberonics, sono passate in due anni da 16,40 a 44,92 dollari l’una sulla borsa tecnologica del NASDAQ.
Una risposta che aumenterà la depressione anche in coloro che depressi non sono.