martedì 21 giugno 2005

Flores d’Arcais
«La Vittoria di Dio»

L'Unità 21 Giugno 2005
La Vittoria di Dio
Paolo Flores d’Arcais

È trascorsa appena una settimana, e la politica ufficiale ha ripreso il suo tran-tran, come se nulla fosse successo. Eppure, nelle urne (astenendosi dalle urne, anzi), ha vinto Dio. Evento di un certo rilievo, che sarebbe utile pensare a fondo.
Ha vinto Dio. Non il Dio universale, di tutti i credenti, però. Non il Dio dei valdesi, che avevano invitato civilmente al voto (contro la vigente legge). Non il Dio degli ebrei, tenuto rigorosamente estraneo alla tenzone referendaria.
E neppure il Dio di preti cattolici che prendono sul serio il vangelo: alla don Gallo (e tanti come lui). Che a votare ci sono andati, senza licenza de' superiori ma in obbedienza alla propria coscienza. In quel week-end ha vinto un solo Dio: il Dio della Chiesa cattolica nella sua accezione strettamente gerarchica. Il Dio di Joseph Ratzinger e Camillo Ruini, insomma.
A voler essere onesti, o per lo meno esatti, quel Dio non ha vinto da solo. Da solo non ce l'avrebbe fatta. Ha vinto in alleanza con l'astensionismo abituale, ormai al trenta per cento nelle consultazioni politiche e oltre il quaranta in quelle referendarie (le rarissime volte che riescono). E con l'ondata popolare di panico verso la scienza, nuovo e sottovalutato oscurantismo di massa.
Ma l'astensionismo abituale, a volerlo ascoltare (anziché esorcizzare come “fisiologico”), parla della crisi della democrazia, della rappresentanza che diventa finzione, del monopolio partitocratico autoreferenziale (felicemente intrecciato ai poteri forti, economico-finanziari, checché strilli la retorica populista d'ordinanza).
Il panico verso la scienza rifiuta invece in radice la distinzione tra scienza/conoscenza e uso tecnologico della medesima. Come se fosse ragionevole biasimare il fuoco e la ruota, strumenti di progresso esponenziale, visto che celebrano fasti mostruosi nella tortura e successivo auto-da-fé degli eretici.
Le conoscenze sul nucleo atomico e sul genoma non sono responsabili di Nagasaki o di ogni futuro dottor Mabuse. Accusare la scienza è un modo comodo per auto-assolverci dalla nostra responsabilità di cittadini, e/o un modo pericoloso di occultarci la nostra impotenza di cittadini di fronte alla video-partitocrazia dei politici di mestiere che ha monopolizzato e sequestrato la nostra sovranità (ormai solo putativa).
Questo vero e proprio odio teologico (e sospetto popolare) contro la scienza, nasconde in realtà la paura di fare i conti con la verità del disincanto: la mancanza di un senso iscritto nel cosmo e della storia umana, il dovere, insopportabile, di essere i creatori della nostra norma, di essere autonomi - autos-nomos - premessa per essere cittadini. La paura di affrontare il finito irrimediabile dell'esistenza.
Da questo dolore di essere individui, gettati in un universo insensato, la spinta a rifugiarsi in ogni nicchia di illusione e autoinganno. Il proliferare a metastasi di ogni occultismo e superstizione.
Ma il rifugio doveva essere proprio la democrazia, il nostro destino riappropriato per autos-nomos, sovranità autonoma di tutti e di ciascuno, orizzonte di potere simmetrico e riconoscimento reciproco, anche nel conflitto. I “realisti” bollano tutto ciò di utopia: democrazia è mera circolazione di elités, tecnica di governo, il resto è poesia.
Ma se questa poesia viene meno (è il solo fondamento di legittimità delle democrazia!), se nella democrazia ridotta a simulacro viene meno anche la possibilità di lottare-per, ecco dilagare la rassegnazione di massa, il cinismo degli individui/replicanti, l'indifferenza alla cosa pubblica, resa estranea (privata!) dall'Opa riuscita dell'establishment video-partitocratico.
La democrazia sottratta sottrae speranza di “dare senso”. L'impotenza di ciascuno rende s-catenato (rispetto al controllo democratico) l'uso della scienza, e l'hybris di profitto che l'accompagna. La sfiducia nella scienza e nel voto si alimentano a vicenda, in spirale viziosa (magari fosse solo un circolo).
La sinergia tra i tre fenomeni - clericale, partitocratico, superstizioso - costituisce la nuova santa alleanza oscurantista contro la democrazia presa sul serio. Se ne esce solo con un grande progetto di controffensiva politica e culturale di segno democratico-illuminista.
L'alternativa cattolica (l'«Etsi Deus daretur» a cui Papa Ratzinger invita anche i non credenti, quando si tratti di fare le leggi, e il bacio della pantofola intimato dagli atei devoti) sottovaluta il futuro assai prossimo di questo ritorno trionfante di Dio sulla scena pubblica. Perché vale poi per qualsiasi Dio, non in esclusiva per il Dio di Ratzinger e Ruini. E ogni religione pretende coincidenza tra ciò che detta la propria fede e ciò che sarebbe natura umana.
Se per Ruini la cellula fecondata che si è duplicata alcune volte (la morula) è già persona, e dunque omicidio usarla, per un'altra fede la natura condanna la trasfusione, o ammette la poligamia. E chi deciderà su quale sia natura? La maggioranza? A metà del secolo, nelle nostre metropoli, sarà probabilmente islamica.
La convivenza futura è possibile solo nel riconoscimento dei diritti inalienabili di ogni persona (la madre, non il feto. E ciascuno di noi rispetto alla propria vita, compresa la decisione di eutanasia e relativo aiuto). Dunque, più che mai: Etsi Deus non daretur.

21 giugno 2005, ore 18.15
Bologna, piazza San Domenico 13
Biblioteca Monumentale del Convento San Domenico
Mons. Carlo Caffarra Arcivescovo di Bologna
Paolo Flores d'Arcais direttore di MicroMega
In controversia su:
ETSI DEUS NON DARETUR:
dittatura del relativismo o premessa di libertà democratiche?
in occasione della presentazione del volume
Joseph Ratzinger - Paolo Flores d'Arcais, Dio esiste? Un confronto su verità, fede, ateismo
(supplemento di MicroMega 2/2005)