venerdì 17 giugno 2005

Marco Bellocchio a Napoli: il suo nuovo film e il cinema

Il Mattino 17.6.05
Chiuso il Napoli Film Festival
Bellocchio: vi racconto «Il regista di matrimoni»
eu.sp.

«È la storia di un regista che abbandona il set a cui sta lavorando e va in Sicilia, dove incontra un ”collega” che si occupa di matrimoni, diventando senza volerlo protagonista di una serie di peripezie che lo porteranno a impedire a una ragazza del posto di sposarsi». Marco Bellocchio non vuol dire di più di «Il regista di matrimoni», il suo prossimo film, girato a Cefalù, con Sergio Castellitto protagonista. Ospite ieri del convegno del «Napoli Film Festival» sugli «americani e il cinema italiano» con il critico valerio Caprara e i produttori della Criterion Collection (etichetta specializzata in restauri digitali di vecchie pellicole, compresa «I pugni in tasca» dello stesso Bellocchio), il regista colpisce la platea parlando «dello sguardo televisivo del cinema moderno: in passato avevamo la possibilità di rivedere il ”girato” su grande schermo, prima di passare alle fasi successive della lavorazione del film. Oggi si usano monitor televisivi e questo cambia la prospettiva del nostro lavoro». L’autore di «L’ora di religione» e «Buongiorno, notte» non ha paura di «sporcarsi le mani» affrontando i problemi determinati dalle novità di mercato: «Il desiderio di ogni dirigente televisivo è quello di produrre un film da prima serata, ma questo per un cineasta può voler dire una serie di condizionamenti pesanti. Meglio a quel punto vedersi trasmettere il film in seconda serata, e mantenere la propria libertà espressiva. Anche se mai del tutto. Per esempio, Quando hanno trasmesso ”L’ora di religione”, nonostante fosse notte tarda, hanno tagliato le scene in cui il protagonista bestemmiava. E questo accade dappertutto, non solo in Italia». Infine, una battuta su «La Cina è vicina»: «Il titolo lo scelse Emanuelli, e aveva un carattere derisorio, mentre oggi a giudicare da ciò che sta succedendo si è rivelato profetico. Sebbene il senso del mio film del 1967 andasse in tutt’altra direzione».
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