venerdì 17 giugno 2005

sinistra
alla sinistra, senza idee nuove,
non resta che la Consulta... o San Marino!

L'Unità 17 Giugno 2005
Barbera: «La legge sulla fecondazione rischia l’incostituzionalità»

ROMA La legge sulla fecondazione assistita sulla quale non c'è stato quorum al referendum abrogativo di domenica scorsa potrebbe essere giudicata anticostituzionale dalla Consulta. A prospettare l'ipotesi in una intervista al settimanale Panorama in edicola oggi è Augusto Barbera, costituzionalista di area ds il quale ricorda che la Corte «autorizzando il referendum non aveva escluso di poter tornare sull'argomento in sede di eventuale giudizio di legittimità costituzionale». E aggiunge di ritenere che «è “questione non manifestamente infondata” la compatibilità con l'articolo 32 della Costituzione».
Infatti, spiega, «il divieto della diagnosi pre-impianto mette la donna nella necessità di dover accettare comunque l'impianto e qui ci potrebbe essere la lesione del diritto alla salute. Inoltre - aggiunge l'illustre costituzionalista - non escludo una questione di irragionevolezza, categoria alla quale la Corte è sempre più attenta, nella possibilità che viene invece offerta, di abortire entro il quarto mese. Come a dire che l'embrione è più tutelato del feto». Intanto il tribunale di Cagliari il prossimo 21 giugno dovrà decidere se girare gli atti di un ricorso in materia alla Corte. È il ricorso di «una coppia che - spiega Barbera - in base alla legge vigente si è vista rifiutare la diagnosi pre-impianto e si è rivolta la tribunale eccependo la violazione del diritto alla salute sancito dalla Costituzione».

L'Unità 17 Giugno 2005
FECONDAZIONE, SAN MARINO SI MUOVE
di Adriana Comaschi / Repubblica di San Marino

Proprio mentre l’Italia bocciava le modifiche alla legge 40, San Marino dava il via all’iter che potrebbe portare a norme molto simili a quelle che i «Sì» al referendum avrebbero disegnato. Il progetto di legge presentato
dal Segretario di Stato alla Sanità Massimo Rossini - ginecologo, allievo della scuola bolognese, esponente della sinistra - prevede infatti la diagnosi preimpianto, la fecondazione eterologa e la possibilità di utilizzare quanti ovuli siano necessari per portare a buon fine la fecondazione. Insomma, a due passi da casa migliaia di coppie italiane avrebbero l’opportunità di ricorrere a quelle tecniche che la legge 40 ha cancellato dai centri nazionali. La proposta è già stata fatta propria dal Congresso di Stato (sorta di Consiglio dei ministri). A luglio arriverà in Consiglio grande e generale, il “Parlamento” della Repubblica, per la prima lettura: per essere approvato dovrà passare anche una seconda lettura entro sei mesi. Prima ancora il testo verrà discusso dalla maggioranza, martedì prossimo.
Dunque l’iter è avviato a tutti gli effetti. Ma i risultati sono tutt’altro che scontati, e chiamano in causa i rapporti interni al “governissimo” che regge la Repubblica del Titano. Un'alleanza tra Dc e la sinistra del Partito dei Socialisti e dei Democratici, nata a fine 2003 per affrontare l’emergenza della crisi economica. Proprio da due consiglieri Dc è arrivata mesi fa la prima sollecitazione per regolare il vuoto legislativo sulla procreazione assistita, non vietata dall’ordinamento e dunque teoricamente possibile. E infatti San Marino già ospita due società, che tra le altre attività prevedono anche quelle legate al campo della Pma. Attività “congelate” a settembre 2004 proprio per l’assenza di una legge: ma che se il progetto del ministero dovesse passare sarebbero da subito operative.
Una parte della Dc presenta dunque un progetto di legge che assomiglia tanto alla legge 40. Per reazione, alcuni consiglieri di Rifondazione e del PdSD si fanno portatori di un testo molto più “permissivo”. Un vero exploit, per questo Stato di 26 mila abitanti dove ancora non si pratica l’aborto. Si muove allora il ministro alla Sanità, con un progetto «che non vuole essere una mediazione tra gli altri due ma un’iniziativa autonoma, in linea con il modello europeo». Un progetto che dà diritto di accesso alla Pma a persone coniugate o stabilmente conviventi, di sesso diverso, che vieta il ricorso a pratiche più “estreme” (congelamento di gameti del coniuge defunto, “utero in affitto”). Ma che autorizza a operare solo centri in grado di eseguire la diagnosi preimpianto di malattie o anomalie genetiche. «Questo è il punto che mi preme di più - sottolinea Rossini - la considero una battaglia di civiltà». Sulla strada c’è però da trovare l’accordo con la Dc. «Il dibattito è apertissimo- ammette il presidente del PdSD Giuseppe Morganti - e certo questo progetto è un ulteriore elemento di differenza tra i due principali partiti dell’alleanza, una differenza che però pensiamo di poter colmare».
Ma la conquista di una legislazione avanzata potrebbe avere anche notevoli ricadute economiche. Non è un mistero che da tutta Italia arrivino a San Marino richieste di aperture di nuovi centri di Pma, e questo già prima dello schiaffo uscito dalle urne del referendum. Un soggiorno nella Repubblica incastonata tra la Romagna e le Marche costerebbe infatti, a una coppia sterile, molto meno di uno dei tanti “viaggi della speranza” in Europa. Senza contare la comodità di un ambiente in cui si parla italiano, con standard sanitari garantiti da un’Authority rigorosa, novità di quest’inverno. Insomma per San Marino potrebbe aprirsi un business capace di rinverdire i fasti del paradiso fiscale che fu, prima del giro di vite “imposto” da Italia e Ue. «È vero, se na parla esplicitamente - riconosce Morganti -. Noi non vediamo la questione in termini di sviluppo economico, ma come una battaglia di civiltà. Poi certo se diventasse anche una fonte di sviluppo è ovvio che si deve prevedere la massima professionalità». L’approvazione di una norma di segno così diverso da quello della legge 40 potrebbe però irritare l’Italia in un momento delicato, quello della definizione dell’Accordo di cooperazione economica. «Vogliamo essere trasparenti e avere ottimi rapporti con l’Italia come con l’Europa. Ma anche mantenere le nostre differenze - minimizza Morganti - che ci sono sempre state». Più cauto il ministro dell’Industria Claudio Felici: «Il rapporto con l’Italia? Dal punto di vista politico è inevitabile tenerne conto. Questo non significa che non avremo una legge nostra, e che non possa essere diversa da quella italiana».