domenica 19 giugno 2005

paleobotanica
lattuga a go go

Corriere della Sera 19.6.05
Uno studioso italiano ha risolto un enigma archeologico scoprendo le speciali proprietà di un vegetale molto diffuso Lattuga, il viagra naturale degli Egizi
La pianta che dette origine alle nostre insalate contiene una sostanza afrodisiaca


Da oltre un secolo gli archeologi cercavano di spiegare un’associazione apparentemente insensata: negli antichi bassorilievi egiziani, il dio della fertilità Min è sempre raffigurato sessualmente eccitato; davanti a lui i fedeli (maschi) invocano il suo miracoloso aiuto offrendogli cespi di lattuga, una verdura adatta a propiziare sonni tranquilli piuttosto che brillanti prestazioni sessuali. Eppure, quei bassorilievi parlano chiaro: Min è inequivocabilmente «itifallico» e i geroglifici sottolineano che il suo membro si accendeva di visibile desiderio e la sua faccia si illuminava di entusiasmo proprio perché i fedeli gli offrivano della lattuga. Insomma, al dio Min la lattuga faceva un «effetto Viagra» e gli antichi egizi lo sapevano così bene che quando nemmeno la lattuga faceva l’effetto sperato, si rivolgevano al dio per chiedere il suo miracoloso intervento. Naturalmente, portandogli in dono cespi di lattuga.
Già nell’antichità questa preziosa conoscenza andò perduta e nel mondo greco-romano si diffuse l’idea contraria, cioè che la lattuga fosse un ottimo calmante sessuale. Il celebre medico greco Discoride, ad esempio, sosteneva che bere il seme di lattuga domestica evitava le fantasie erotiche notturne «et prohibisce l’uso di Venere» ; il romano Plinio premeva sullo stesso tasto parlando di un tipo di lattuga che già dal nome ( astytis = «non sono in erezione») annunciava desideri blandi e sicuri insuccessi sessuali.
Passarono tanti secoli e la lattuga arrivò ai nostri giorni con la sua fama di leggero sedativo generale adatto persino a calmare bambini insonni. Solo gli egittologi continuavano a interrogarsi sulla strana associazione tra le vistose esuberanze di Min i cespi di lattuga, ma il mistero sembrava destinato a rimanere tale. Ora l’enigma è stato risolto e la vecchia lattuga ha rivelato preziose caratteristiche dimenticate da millenni: assunto a basse dosi, il lattice che affiora dagli steli fioriferi spezzati della Lactuca serriola, una lattuga selvatica «madre di tutte le lattughe», è davvero un blando calmante ma, a dosi maggiori, garantisce un sicuro «effetto Min».
A risolvere l’enigma è stato il paleobotanico italiano Giorgio Samorini, specialista di piante e composti psicoattivi e direttore della rivista «Eleusis», edita dal museo Civico di Rovereto (Trento). Samorini ha affrontato il problema partendo dalle origini, cioè prendendo in esame l’amara lattuga selvatica (Lactuca serriola) che gli egizi coltivavano almeno fin dal IV-III millennio avanti Cristo e con la quale produssero, per selezione, le varie specie di lattughe che noi tutt’oggi mangiamo.
«Quando è raffigurata sulle tavole d’offerta - spiega Samorini - la lattuga è disegnata come singola pianta di colore verde-azzurro e la vediamo adagiata sotto mazzi di "ninfea azzurra", un altro vegetale con proprietà psicoattive. In altri casi è raffigurata verticalmente, alternata a vasi pieni di vino, e ha una forma appuntita, a cipresso, che ne rende più difficile l’identificazione. Considerazioni di carattere etnobotanico mi hanno portato alla convinzione che la lattuga di Min fosse una lattuga selvatica, la Lactuca serriola; appunto quella che ho preso in esame. Con una serie di auto-sperimentazioni ho verificato che assumendo fino a 1 grammo di lattucario, il lattice che affiora dagli steli recisi, prevalgono gli effetti sedativo-analgesici dovuti alla presenza di sostanze come lattucina e lattupicrina; a dosi maggiori, cioè 2 o 3 grammi, prevale invece l’effetto stimolante e allucinogeno indotto dall’alcaloide tropanico, una sostanza presente nelle Solonacee allucinogene quali il giuquiamo, la mandragora e la datura». «Queste differenti reazioni dovute al diverso dosaggio - continua Samorini - possono spiegare perché in Europa, essendo noti solo gli effetti analgesici e simil-oppiacei, prevalse per secoli l’idea che la pianta avesse la capacità di spegnere gli ardori sessuali degli adulti e di favorire il sonno dei più piccoli. In alcune aree della Calabria è rimasta l’usanza, nel giorno della commemorazione dei defunti, di consumare l’amara lattuga selvatica e di bere vino accanto alle tombe dei parenti. Insomma, continua l’impiego della lattuga selvatica come calmante. In Egitto, invece, sembra che Min abbia lasciato qualche ricordo ed è opinione diffusa che chi mangia tanta lattuga avrà tanti figli».
La Lactuca serriola è tutt’oggi la più comune fra le specie selvatiche del bacino del Mediterraneo. Cresce a cespi isolati nei prati, ma anche in città, lungo i muri o a ridosso dei marciapiedi, ma per i non esperti è difficile riconoscerla come una lattuga. Ha foglie allungate dal contorno frastagliato e un colore azzurrognolo che permette di distinguerla dalle altre specie selvatiche.
Da millenni è sotto gli occhi di tutti, ma da tempo avevamo dimenticato il tesoro nascosto nel suo lattice bianco. Tesoro che ora Samorini ha riportato alla luce. «Credo che il mio studio abbia risolto un enigma etnobotanico e dato una spiegazione convincente dell’associazione tra il dio Min e la lattuga - conclude il paleobotanico -, ma non credo affatto che la scoperta del potere afrodisiaco del lattucario possa avere qualche ricaduta pratica. Oggi in farmacia si possono trovare soluzioni decisamente più pratiche dell’andare per prati in cerca di Lactuca serriola».