domenica 19 giugno 2005

sinistra
Rifondazione: la sinistra dal basso

Aprileonline.info
Rifondazione non vuole la Fed rossa, ma unire la sinistra dal basso
Radicals. Franco Giordano (PRC) replica a Diliberto che aveva rilanciato la lista unitaria della sinistra radicale: costruiamo un nuovo soggetto a partire dalla società, non dal ceto politico
Guido Iodice

Mentre la Federazione riformista viene accantonata in nome del realismo dallo stesso Romano Prodi, dall’altro lato della coalizione, quello radicale, molti si muovono. A battere un colpo è stato l'altro ieri Oliviero Diliberto, segretario del Pdci, che sul “Corriere della Sera” apriva a Bertinotti come possibile leader della sinistra radicale, ma contemporaneamente lanciava una sfida: facciamo una lista Prc, Pdci, Verdi, movimenti e sindacato. Da questo orecchio, però, Rifondazione non ci sente: “Diliberto ripropone un’idea stanca” – spiega ad Aprileonline Franco Giordano, capogruppo di Rifondazione Comunista alla Camera – “un’idea che parte dalla sommatoria di ceti politici, per arrivare a definire altro partito”. Giordano è netto: “Con questa logica non si costruisce nulla” – dice – “perché mettere insieme il ceto politico non riscalda i cuori dei nostri elettori e dei nostri militanti”.
Giordano guarda a quanto accaduto nella della Fed riformista: “Un partito non si può inventare, come dimostra la vicenda dell’Ulivo. Siamo arrivati alle convulsioni di questi mesi perché si è avuta l’illusione autoreferenziale di costruire un soggetto politico, la Fed o il partito riformista, senza nessuna piattaforma, senza una cultura politica, senza cioè affrontare la domanda principale: cos’è il riformismo?”. Certo, rispondiamo, bella domanda. Forse non lo sanno neppure loro.
“Allora – dice il capogruppo di Rifondazione – bisogna rovesciare lo schema”. Cioè partire dal basso. In questa logica la leadership di Bertinotti assumerebbe un altro segno, spiega Giordano: “Bertinotti, la sua candidatura alle primarie, può essere un punto di riferimento sull’idea di una alternativa radicale, sulla quale costruire la sintesi, senza determinare scorciatoie organizzativistiche”. Insomma, “niente più guerre dentro la sinistra dell’Unione”, ma un confronto su ipotesi diverse per arrivare all’unità. Perché, chiediamo, c’è una domanda forte che viene dalla “base” affinché si trovino nuove forme politiche per la sinistra radicale. “La domanda forte di unità della sinistra c’è ed è ricca. C’è una domanda di nuova soggettività” – sottolinea Giordano – che è fatta di confronto programmatico, come quello avviato nei due forum delle riviste di sinistra, che è presente nel mondo sindacale, nei movimenti, nel territorio. E con questa domanda bisogna mettersi in relazione”. Sì, ma come? Il capogruppo comunista pensa ad uno schema rovesciato rispetto a quello di Diliberto: “Dobbiamo definire modalità una rete e su questa base può nascere soggettività nuova. Occorre partire dalla pratica sociale, dal confronto di merito, dalle culture, e su questo costruire una soggettività a rete”.
“Bisogna rompere le logiche vecchie che portano a riprodurre i ceti politici e a separare la sfera della politica dalla società” - continua il dirigente del Prc –, “frare irrompere nella politica la domanda di soggettività nuova che c’è nella sinistra”. E quindi, “su un percorso dal basso, dall’iniziativa comune, creare un nuovo soggetto”. A chi guarda Rifondazione? “A ciò che si muove nella società: associazionismo, sindacato, movimenti. Con questi soggetti bisogna innovare la politica”.
Insomma, Rifondazione rilancia con una contro-sfida, che dice in sostanza no ad una Fed rossa, sì ad una nuova sinistra che parta dal sindacato e dai movimenti della società civile, piuttosto che dalla mera giustapposizione dei gruppi dirigenti.
In questo schema, si inseriscono le primarie sulla leadership del centrosinistra: “Credo che sia importante e positivo che si facciano” – dice Giordano – “in questo modo si esce da uno schema astruso e organizzativistico, basato solo sulle logiche di potere. Con le primarie si apre una riflessione sui contenuti: pace, guerra, salari, sanità”. E sulle primarie Rifondazione si spenderà non solo per portare avanti un candidato, Bertinotti, ma appunto per costruire dal basso la nuova soggettività di cui parla Giordano. Una candidatura che Rifondazione mette al servizio non solo del proprio progetto, rivolto alla sinistra dell’Unione, ma a tutta la coalizione: “Le primarie fanno bene anche a Prodi, a tutta l’Unione, perché in questo modo si può costruire un confronto serrato, come si è visto in Puglia: quando si coinvolge il popolo si crea motivazione, che poi porta alla vittoria. Il coinvolgimento popolare darà maggiore coscienza a tutta la coalizione di una chiara alternativa al berlusconismo: è davvero finita l’era della logica emendativi delle politiche della destra”. E poi “la presenza di un secondo candidato legittima la sfida. Altrimenti il rischio è che primarie risultino solo un fatto formale”.
Prodi si legittima come leader solo se qualcuno lo sfida. E Bertinotti intende sfidarlo e così, quasi paradossalmente, eleggerlo vero leader dell’Unione. “Nella mediazione di ieri – conclude Giordano – non c’è un vincitore”. Ma, questo lo aggiungiamo noi, un vincitore in realtà c’è ed è proprio quel Bertinotti che inaspettatamente ha riavuto la possibilità di confrontarsi nelle primarie e costruire, a partire da queste, il suo progetto.