giovedì 16 giugno 2005

sinistra
lo stato dell'Unione

Corriere della Sera 16.6.05
Bertinotti: difendo Francesco, non piango se l’Ulivo sparisce
Il segretario di Rifondazione: non vuole passare con Berlusconi, pensarlo è offensivo. Romano? Con le primarie si salva
Daria Gorodisky


ROMA - Fausto Bertinotti, nessun imbarazzo per il fatto che Rutelli, uno degli alleati della sua Rifondazione, riceva l'invito da Berlusconi "a questo punto, vieni con noi"? «Lo dico chiaramente: non credo che Rutelli possa cambiare campo o voglia costruire una forza di centro capace di rompere lo schema politico attuale. Anzi, attribuzioni di questo tipo vanno bandite, sono offensive».
Difende Rutelli?
«Critico la sua politica, non la sua collocazione che, oggi, non può essere che nell'Unione».
Oggi, sottolinea. E domani?
«Siamo in una fase di transizione. Viviamo una crisi politica generale che provoca problemi al centrodestra e all'opposizione. È fallito il sistema in cui l'attuale governo ha preso forma; così le diverse forze si comportano come se vigesse un sistema proporzionale, senza arrivare al punto di mettere in discussione il maggioritario. Si ragiona ancora su coalizioni di governo. Però, una volta sconfitto Berlusconi, il quadro potrebbe scomporsi e ricomporsi».
Torniamo alla politica di Rutelli.
«Le avances di Berlusconi nei suoi confronti gli servono a spaccare l'opposizione. Aggiungo però che obiettivamente sono rese possibili dalle scelte del presidente della Margherita: che sono, lo ripeto, neocentriste di contenuto, non di collocazione».
Vediamo il contenuto, che in teoria sarebbe più importante.
«Particolare attenzione agli Usa; vicinanza con il Vaticano; scelte economico-sociali che, pur contrastando con quelle del governo Berlusconi per la loro inefficacia e contraddittorietà, vi si avvicinano quando l'esecutivo abbandona l'estremismo. Perché Rutelli ha queste posizioni? Perché pensa che la crisi del sistema berlusconiano spinga i poteri forti a ricollocarsi e rimetta in libertà voti. La crisi generale si ripercuote nella Margherita, nella costruzione ulivista e nella collocazione futura dei Ds».
Lei ripete al centrosinistra che è ora di pensare alle "cose concrete", al programma: come fa Rifondazione a condividerne uno che proponga anche i contenuti rutelliani?
«Le tesi di Rutelli nell'Unione sono da sconfiggere, ma non sono una malattia da esorcizzare; devono essere occasione di dialettica tra i partiti e le identità. Comunque non c'è incompatibilità».
Neppure sul piano delle scelte economico-sociali?
«Abbiamo appena avuto un incontro con Treu. Su scuola e lavoro, per esempio, esiste un buon punto di convergenza nella critica alla riforma Moratti e nella battaglia contro la precarietà: siamo d'accordo sulla necessità di tornare alla centralità dei contratti a tempo indeterminato».
La Margherita sembra vicina a una scissione. Come si ripercuoterebbe sulla vostra alleanza?
«La nuova fase di transizione a cui accennavo, che fa parte di una crisi della politica anche europea, produce e produrrà sempre più scossoni. Ma le diversità strategiche delle varie identità non vanno demonizzate. E comunque vadano le cose, va salvaguardata l'Unione perché ha l'obiettivo di sconfiggere Berlusconi e governare l'Italia».
Con quali strumenti si può salvaguardare?
«Quello che succede dell'Ulivo non mi riguarda, non piangerei se scomparisse e nascessero nuovi soggetti. Invece l'Unione si deve rafforzare attraverso una propria vita democratica: un'assemblea per decidere; consultazioni di ogni tipo, comprese le primarie: metterebbero Prodi al riparo».
Prima accennava ai Ds.
«Pensavano, con l'Ulivo, di poter evitare un bivio cruciale; ma le turbolenze della Margherita li riportano a scegliere tra due ipotesi: concorrere a raccogliere le forze moderate che si stanno liberando, o riposizionarsi verso il socialismo?»
La situazione diessina vi intriga. Uno scossone interno potrebbe allargare le fila rifondarole…
«Non ho uno spirito di bottega. Però la situazione, è vero, ci interessa molto. Noi speriamo che la scelta dei Ds sia verso le forze socialdemocratiche europee».
In modo da veder realizzato, per l’attuale opposizione, il suo schema preferito: centro-centrosinistra-sinistra (voi)?
«La sinistra radicale ha comunque uno spazio a sé. Diciamo che Rutelli e noi siamo le "estreme"; in mezzo ci sono gli altri, investiti dalla crisi. I confini resteranno fermi, il resto sarà mobile. E a lungo».