La Stampa 16.6.05
Risultato zero?
Proprio no
Lietta Tornabuoni
VERSO la fine di discussioni, dibattiti e confronti sul referendum, diciamo mercoledì o giovedì scorsi, alla parola «embrione» già si cambiava di scatto canale televisivo o si buttava il giornale, tanto non se ne poteva più. Era esasperante stare a guardare uomini di solito anziani e brutti, sparuti o grassi, in giacca e cravatta, supponenti o suadenti, che con autorità e prosopopea discettavano all'infinito di cose che sovente non conoscevano affatto, che facevano loro impressione solo a nominarle, che non appartenevano al loro mondo e che avevano imparato mezza giornata prima di andare in tv. Oppure apprendere quali e quanti sgambetti, gherminelle, trappole, falso spirito, silenzi ipocriti venissero messi in atto su temi che gli stessi governanti affermavano essere cruciali, essenziali.
Eppure, come sempre, il referendum ha avuto una funzione culturale importante. Siamo stati costretti a riflettere su questioni di rilievo, a parlare di faccende solitamente trascurate. Forse i quesiti erano davvero troppo complicati e «delicati»: continuano a ripeterlo tutti, benché il termine «eterologa» non sia poi molto più difficile di «spinterogeno». Ma è stato impossibile sottrarsi al martellante indottrinamento televisivo, e abbiamo imparato molte cose nuove. Era accaduto quasi lo stesso (magari un po' meno) in occasione del referendum sull'articolo 18 o di altri referendum. Politicamente, il risultato zero può essere ritenuto da sinistra un fallimento, un errore; certo per come si è svolto non può essere giudicato da destra un successo, e ci vuole proprio uno come il presidente del Consiglio per definirlo un trionfo moderato significativo.
Ma culturalmente è stato prezioso. Ci ha dato pure un'idea più esatta dello stato del Paese, dei risultati di pressioni e ricatti reciproci, del comportamento di alcuni leader ai quali invano il presidente Ciampi raccomanderebbe di «tenere la schiena dritta», del peso del Vaticano negli affari pubblici d'Italia. Magari non sono informazioni rassicuranti: però, come sempre, meglio sapere che ignorare.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»