L'Unità 8 Luglio 2005
Bertinotti alle primarie senza metà partito
Comitati di sostegno senza falce e martello per il leader
E la scelta non piace: si perde l’identità
di Simone Collini
LE PRIMARIE, Fausto Bertinotti, le sta prendendo sul serio. Talmente sul serio che se al vertice dell’Unione di lunedì venisse confermato che la consultazione si farà l’8 e 9 ottobre (non tutti nella coalizione ne sono convinti), il segretario di Rifondazione Comunista è pronto a far spostare di una settimana il congresso del Partito della sinistra europea, di cui è presidente, in calendario ad Atene proprio per quel fine settimana. Talmente sul serio che va avanti anche se ha metà partito contro, essendo tutte le minoranze interne del parere che le primarie «rafforzano la negativa tendenza alla personalizzazione in politica» (Claudio Grassi, l’Ernesto), «accentuano gli aspetti più estremi del bipolarismo e del maggioritario» (Luigi Malabarba, Sinistra critica) e, come non bastasse, «assicurano a Prodi l’investitura presidenzialista che richiede per realizzare il programma di Confindustria» (Marco Ferrando, trotzkista doc). Talmente sul serio, Bertinotti, sta prendendo le primarie da arrischiarsi a uno strappo senza precedenti: mettere la faccia accanto a un simbolo senza falce e martello.
L’idea su cui si sta lavorando a via del Policlinico è quella di far nascere dei comitati di sostegno alla candidatura che si presentino slegati da Rifondazione comunista. Via, allora, il simbolo tradizionale. Sarà invece sottolineata anche graficamente, altra svolta non da poco per un politico che non è mai stato coalizionale, l’appartenenza all’Unione. «Deve essere chiaro che non saremo noi a far cadere Prodi, che dal ‘98 è passato un secolo e che stiamo saldamente nell’Unione»: questo, spiegano nell’entourage del segretario, è uno dei messaggi che dovrà passare con le primarie.
L’obiettivo più immediato dell’operazione è quello di pescare, in questa consultazione, oltre l’elettorato tradizionale del Prc. Quello a più lunga scadenza è di presentarsi come il leader non solo di un partito, ma dell’intera area della sinistra alternativa. Non a caso, da quando si è fatta più concreta l’ipotesi che Verdi, Pdci e la Camera di consultazione di Asor Rosa si presentino uniti al proporzionale nella lista Arcobaleno, dal Prc è partita una serrata critica contro quelle che il braccio destro del segretario Franco Giordano bolla come «decisioni prese dall’alto», «scorciatoie organizzative», «convulsioni autoreferenziali».
Nell’operazione pianificata da Bertinotti, un ruolo non secondario lo dovrebbe giocare Pietro Folena che, lasciati i Ds, ora siede come indipendente nei banchi del Prc alla Camera. Uniti a Sinistra, la «rete» che nelle intenzioni di Folena e degli altri promotori dovrebbe mettere in contatto e mobilitare «la vasta area di realtà di persone singole e collettive che non si sente rappresentata da nessuna forza politica», potrebbe svolgere il ruolo di cerniera tra il partito e il mondo dei movimenti e delle associazioni, convogliando consensi sula candidatura di Bertinotti.
Anche se il segretario del Prc ribadisce in ogni occasione che primarie e costruzione del programma sono due cose separate, durante la campagna avanzerà le posizioni che Rifondazione porterà al tavolo dell’Unione: chiusura dei Cpt, abrogazione della legge 30, della Moratti e della Bossi-Fini, attacco alla rendita. «La parola patrimoniale non la pronuncerà neanche», assicurano i suoi, «per evitare polemiche e strumentalizzazioni, ma i contenuti sono quelli».
Pochi, forse nessuno, i comizi in piazza. Calcolando che non andranno a votare chissà quanti milioni di persone, Bertinotti punterà a mettersi in contatto con chi parteciperà alla consultazione, e ha già fissato in agenda incontri con cassintegrati, comitati contro le discariche, associazioni radicate nel territorio, soprattutto nel meridione. Poi, il 24 settembre, il gran finale al Palalottomatica di Roma. L’obiettivo è riempirlo, e per raggiungerlo in via del Policlinico hanno già contattato personalità italiane e straniere della galassia movimentista. «Sempre che non lo arrestino prima - scherzano nella sede del Prc - dovrebbe partecipare anche José Bové».
Se sulla carta tutto è pianificato, la candidatura di Bertinotti potrebbe scontrarsi con il malcontento delle minoranze. Se già prima la voglia di partecipare alla consultazione era poca, l’idea di far nascere i comitati sotto un simbolo senza falce e martello certo non invoglia trotzkisti e grassiani. «Senza programma, sfumate le identità - dice Malabarba - rischiamo di essere di supporto a una leadership, quella di Prodi, che non fa i conti con i contenuti della sinistra radicale». E se per Grassi «è inevitabile in questa logica delle primarie che si occulti l’identità per ampliare il consenso in altri settori», lo stesso leader dell’Ernesto, che al congresso di Venezia ha incassato il 25% dei consensi, avverte preventivamente il segretario, nel caso in cui quello di oggi fosse solo il primo passo di una più vasta operazione: «Dentro Rifondazione, chi proponga la cancellazione della falce e del martello dal simbolo del partito è destinato ad andare sotto».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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