mercoledì 10 settembre 2003

l'anima

La Stampa Tuttoscienze 10.9.03
L’anima è una rete di neuroni? Si cerca la nostra «scatola nera»
UN CONVEGNO INTERNAZIONALE A PRAGA HA LASCIATO SULLE LORO POSIZIONI SIA I FAUTORI DEL DUALISMO CARTESIANO SIA QUELLI INCLINI ALL’UNITARISMO
Francesco Monaco
(*)

IL film «21 grammi» a Venezia ha riproposto antiche domande. Esiste l'anima? Se c'è, dove si trova? Mettendo da parte ogni considerazione filosofica o religiosa, il presupposto per ogni tipo di spiegazione scientifica della coscienza è che la risposta a domande come queste si trovi scritta nell'anatomia e nella fisiologia del cervello. Oggi esistono tecnologie, come la tomografia a emissione di positroni o la risonanza magnetica funzionale, che forniscono informazioni sull'attività delle diverse aree cerebrali in risposta alle varie attività mentali compiute dal soggetto in esame: rievocazione di ricordi, calcoli mentali, pensieri, emozioni... Un'altra sorgente di dati sulle basi neuronali dell'attività cosciente è lo studio delle alterazioni della coscienza in risposta alle patologie che colpiscono il cervello (traumi, epilessie, malattie neurodegenerative). La nascita di una vera e propria neurologia della coscienza si deve a un evento fortuito. Nel 1848, in una miniera nella regione del Vermont, nel Nordamerica, in seguito all'esplosione accidentale di una carica di dinamite, una sbarra d'acciaio attraversò il cranio di un minatore, perforando parte del lobo frontale del suo cervello. Il minatore, che si chiamava Phineas Gage, miracolosamente sopravvisse, e non riportò conseguenza alcuna del suo del terribile incidente, ad eccezione di un inspiegabile mutamento di carattere. Da operaio onesto e rispettabile, Gage era diventato un soggetto perfido e inaffidabile, quel che si dice un'altra persona. Phineas Gage è considerato il primo caso di correlazione tra danno cerebrale e alterazione del comportamento sociale. Oltre un secolo più tardi, nel 1994 Antonio Damasio, direttore del Dipartimento di Neurologia dello Iowa Medical Center, riesumò lo scheletro di Gage e ricostruì al computer l'esatta traiettoria compiuta dalla sbarra d'acciaio attraverso il cranio dello sfortunato minatore. Damasio scoprì che le lesioni erano limitate a una ristretta porzione del lobo frontale del cervello, denominata corteccia prefrontale, e pubblicò i risultati dei suoi studi su «Science». A questo articolo seguì un libro, che divenne presto un best-seller tradotto in 17 lingue, dall'esplicito titolo "L'errore di Cartesio". In esso Damasio sferra un pesante attacco al dualismo cartesiano mente-cervello, proponendo di sostituire al comune modo di dire "io ho un cervello", la più corretta espressione "io sono un cervello". Francis Crick, il Premio Nobel che quarant’anni fa descrisse la struttura a doppia elica del DNA, ha di recente pubblicato un articolo su «Nature Neuroscience» in cui ribadisce con assoluta convinzione la sua "ipotesi sconvolgente" (già espressa nel 1994) circa la natura puramente biologica dell'anima. Per Crick "tutti i nostri stati interiori, gioie e dolori, memorie ed ambizioni, persino la nostra identità personale e la stessa volontà, non sono altro che il comportamento di una vasta assemblea di cellule nervose". Naturalmente Crick si presenta alla "battaglia sulla coscienza" con credenziali impressionanti, dopo anni di esperimenti condotti sia sugli animali che sull'uomo. In particolare, egli ha concentrato i suoi studi sulla corteccia visiva e su come diventiamo coscienti di ciò che vediamo. Quindi che i nostri occhi siano "finestre per la nostra anima" non è per Crick solo un aforisma. Un'altra finestra aperta sul funzionamento del cervello e sulla coscienza è l'epilessia, malattia della quale erano affetti anche alcuni dei pazienti studiati da Crick. Le crisi epilettiche che insorgono in certe aree cerebrali - ad esempio, i lobi temporali - danno luogo ad alterazioni qualitative dello stato di coscienza, che vanno dagli episodi di déjà-vu (sensazione, talvolta presente anche in soggetti sani, di aver già vissuto il momento che si sta vivendo) a veri e propri stati sognanti con esperienze mentali complesse. Non di rado queste ultime assumono tratti a sfondo mistico-religioso: basti pensare alle sensazioni estatiche di "perfetta armonia" di Dostoevskij, autobiograficamente descritte nel protagonista del romanzo "L'idiota", il principe Misckin. D'altra parte, è possibile, mediante stimolazione elettrica di alcune aree cerebrali (come l'amigdala), scatenare in soggetti sani gli stessi sentimenti di allegria o tristezza, paura o rabbia o altri ancora, simili alle crisi dei citati pazienti con epilessia, ad origine nella stessa sede. In luglio a Praga nel convegno internazionale "Verso una scienza della coscienza" un centinaio di neuroscienziati, psicologi, filosofi, fisici ed esperti di intelligenza artificiale hanno presentato i risultati delle proprie ricerche sulla coscienza. Il dibattito è stato, come sempre in questi casi, molto acceso, ma alla fine ognuno è rimasto ancorato alle proprie posizioni, spesso "fideistiche". E’ difficile dire se sia veramente possibile "registrare" un'esperienza soggettiva, in altre parole fotografare un'emozione, identificare il circuito nervoso di un senso di colpa, localizzare le aree cerebrali del sentimento d'amore. Forse noi non riusciremo mai a "prendere l'anima", ovvero ad estrarre qualcosa di circoscritto - la "scatola nera" - grande contenitore di tutti i misteri del nostro "io". Ma sapere come funziona ci potrebbe aiutare a curarla.

(*)Università del Piemonte Orientale, Novara