mercoledì 10 settembre 2003

L'Unità e "Citto" Maselli

L'unità 9.09.2003
Rosso veneziano: la 60. Mostra
Citto Maselli e il film di Bellocchio
di red


Citto Maselli ha spedito una e-mail all’Unità on line assai polemica. Prende a pretesto la rubrica S’ode a Venezia, di Bruno Ugolini. Il breve scritto (Il Leone e la Memoria) accennava alla possibilità che cineasti etichettati come "ultrasinistra" avessero condizionato il verdetto della giuria e la bocciatura del film di Bellocchio, considerato un’offesa alla storia e alla memoria del Pci. Il corsivo sosteneva che il film individuava nei brigatisti (e non negli avversari della trattativa) i colpevoli della tragica fine di Aldo Moro. Citto Maselli, evidentemente, ha interpretato tale riflessione come un'accusa diretta a lui e si è indignato.

La lettera di Maselli

Caro direttore,
mi doveva capitare di ritrovare in un sito internet di un giornale come è oggi l’Unità un pezzo di stampo esemplarmente zdanoviano per cui osare criticare, in un bellissimo film com’è l’ultimo di Marco Bellocchio, il semplicismo di alcune simbologie ed equivalenze significa stare dalla parte delle brigate rosse.

Non c’è nulla di quel pezzo che meriti una risposta. Mi sono iscritto al partito comunista italiano il sei giugno del 1944 e vi sono rimasto ininterrottamente fino al suo scioglimento. Prima, durante la Resistenza, militavo nell’unione studenti italiani (USI). Dopo, essendo rimasto comunista, nel partito della rifondazione comunista. Stupendamente definito da Bruno Ugolini “ultrasinistra”. Proprio come ai vecchi tempi.

Citto Maselli

P.S. nell’articolo cui mi riferisco naturalmente non sono nominato. Anche questo è come ai vecchi tempi. E proprio come a quei tempi si viene accusati di ispirare articoli di altri su altri giornali. Guarda caso
Citto Maselli

La risposta di Ugolini

Riepiloghiamo. Il Riformista pubblica uno strano articolo di un giornalista del quotidiano berlusconiano Il Giornale. Lo scritto protesta per due film politici dati a Venezia (Bertolucci e Bellocchio), considerati entrambi contro la memoria del Pci e della sua storia. Non essendo convinto che l’autore sia un cultore della memoria comunista, ipotizzo, in poche righe, che una tale interpretazione sia stata suggerita da altri (sconosciuti). Ora risponde, indignato, Citto Maselli, non chiamato in causa. Mi spiace. L’importante, comunque, è che quel film rimanga per tutti “bellissimo” e non una pretesa offesa alla memoria comunista.
Bruno Ugolini

il 5.9.03, Bruno Ugolini aveva scritto (sempre su l'Unità)

05.09.2003
Bellocchio bipartisan
di Bruno Ugolini


Una cosa mai vista. Mentre fuori imperversa lo scontro politico con Silvio Berlusconi in preda a non si sa quali fumi, qui, nelle ariose sale del palazzo del Cinema, spira un vento “bipartisan”. Il film di Marco Bellocchio “Buon giorno notte” è piaciuto a tutti, al “Foglio” che invoca un Leone d’oro, a “Il Riformista” che si appella naturalmente agli ambienti “più svelti e curiosi” (Bondi? Bossi?) del centrodestra, affinché adottino il film, a “Il Giornale” che intitola “Buon giorno notte, arriva la luce”. Non parliamo, naturalmente, de “L’Unità” o del “Corriere della sera”. Un peana. Finalmente uniti destra, sinistra e centro.
(...)

la risposta del Riformista
11 Settembre 2003

Divergenze parallele su Bellocchio


La provocatoria lettera di Luca Telese sul Riformista di sabato scorso, «Un festival revisionista contro la storia del Pci» (Venezia), ha provocato reazioni inaspettate. Certo, di provocazione si trattava e dunque poco male. Ma a dire il vero, nella sua lunga «lettera-avviso ai riformisti», Telese ci avvisava soltanto del fatto che, per salvare la memoria del Pci, bisognava «respingere sia la dietrologia complottarda (Benvenuti, ndr) sia il politicamente corretto (Bertolucci, ndr) che l'umanesimo catto-brigatista (Bellocchio, ndr): salvare Andreotti e Berlinguer».
Ma ecco che il giorno stesso, sul sito internet dell'Unità, Bruno Ugolini citava lo «strano pezzo sul Riformista dello svelto Luca Telese» per levare il suo alto monito: «Nessuno osi... presentarsi come il rappresentante della storia e della memoria del Pci. Il partito di Berlinguer spese contro le Br anche la vita dei suoi militanti...».
Ora forse vi chiederete cosa c'entri una simile invettiva con un articolo che invitava, per l'appunto, a «salvare Berlinguer e Andreotti» (cioè la linea della fermezza e della solidarietà nazionale), per «salvare la propria memoria». Ma il bello doveva ancora venire, e infatti è venuto ieri nella lettera di Citto Maselli al sito dell'Unità: «Caro direttore, mi doveva capitare di ritrovare in un sito internet di un giornale come l'Unità un pezzo di stampo zdanoviano per cui criticare, in un bellissimo film com'è quello di Marco Bellocchio, il semplicismo di alcune simbologie ed equivalenze significa stare dalla parte delle brigate rosse...». Poscritto: «Nell'articolo non sono nominato. Anche questo è come ai vecchi tempi. E proprio come ai vecchi tempi si viene accusati di ispirare articoli di altri su altri giornali. Guarda caso». Chiude la polemica la replica di Ugolini: «Riepiloghiamo. il Riformista pubblica uno strano articolo di un giornalista del quotidiano berlusconiano il Giornale... Non essendo convinto che l'autore sia un cultore della memoria comunista, ipotizzo, in poche righe, che una tale interpretazione sia stata suggerita da altri (sconosciuti). Ora risponde, indignato, Citto Maselli, non chiamato in causa. Mi spiace...».
Spiace anche a noi. Ma soprattutto ci viene il sospetto che Ugolini non abbia letto con attenzione il «pezzo» in questione, o meglio, che ne abbia letto soltanto un pezzo. E che il pezzo in questione sia il seguente: «Ieri persino l'Unità baciava la pantofola di Bellocchio, persino il compagno Bruno Ugolini si chiedeva come sarebbe stata bella l'Italia se si fosse realizzato il sogno di Laura Braghetti-Bellocchio, una trattativa che lo liberasse». Un pezzo, quello del «compagno Bruno Ugolini», non proprio in linea con la linea della fermezza (berlingueriana), difesa invece sul Riformista dal «giornalista del quotidiano berlusconiano». Ugolini si chiede chi lo abbia ispirato (Gelli? D'Alema? Berlusconi stesso?), noi chi abbia ispirato lui.