venerdì 19 settembre 2003

Marco Bellocchio debutterà nell'opera con una regia verdiana

La Gazzetta di Parma 19.9.03

Nella stagione del Teatro Municipale di Piacenza
Il debutto di Bellocchio
col «Rigoletto» di Verdi


Questa mattina al Circolo della stampa di Milano e nel pomeriggio a Piacenza verrà presentata la Stagione musicale 2003-04 del Teatro Municipale di Piacenza, organizzata dalla Fondazione Arturo Toscanini. Tra i protagonisti della stagione è Marco Bellocchio che firmerà la regia del Rigoletto di Verdi il cui debutto è previsto per il 21 marzo 2004 al Municipale di Piacenza. A Bellocchio abbiamo chiesto come rivolto alcune domande in merito a questa esperienza.

Qual è il suo rapporto con la lirica e, in sintesi, la sua idea registica?

«Il mio rapporto con la lirica è limitato perché, in fondo, la mia conoscenza della lirica si riduce ad una ventina di opere. Però profondo, perché, evidentemente, legato a tutta una serie di cose che si intrecciano con la famiglia, con l'educazione e con Piacenza».

Da giovane ha frequentato le Stagioni liriche piacentine?

«Ma no, una frequentazione più che altro sui dischi. Io al Municipale ho visto poche cose. Evidentemente più che mio padre, mia madre aveva una piccola cultura, perché i suoi parenti di Parma andavano spesso al Teatro Regio, e quella piccola cultura io l'ho acquisita con i dischi. E poi perchè mi sono ritrovato, quando ero ragazzo e poi adolescente, una voce tenorile, per cui cantavo, ma siamo sempre attorno a quella ventina di romanze, mi ricordo che cantavo anche in casa, mio padre diceva: canta !…Poi, improvvisamente ho perso la voce, e, quindi, la lirica poi si è sepolta. Non a caso nel primo film è venuta fuori La Traviata. E poi, cosa vuole, facendo quel documentario sul passato, che mi ha molto coinvolto emotivamente, da parte del Municipale e poi della Toscanini, mi è stato offerto di fare questo Rigoletto. E' chiaro che la regia teatrale sarà una novità assoluta perché, è inutile, il mio sguardo, il mio modo di riprendere e di fare immagini, è cinematografico. E li, invece, ci sarà il palcoscenico, tanto è vero che cercherò di fare degli escamotage: cercherò di fare anche la regia televisiva, e poi, certamente, Il Rigoletto è una delle opere che conosco di più. Però, spero di avere un buon rapporto con il direttore d'orchestra (ancora da definire n.d.r.). Sarà un esperienza nella quale dedicherò il massimo del tempo, anche perché non è che si possa fare per mesi e mesi,come capita nel cinema. Ma, però, nel mese di marzo, cercherò di esserci sempre e d'intervenire, direi, con discrezione».

Anche perché c'è il problema che il mondo della Lirica, specialmente in Italia, non ama molto il regista; ognuno vuole mantenere cristallizzato il materiale lirico della propria memoria, e tutti gli interventi registici, in genere, vengono vissuti con fastidio.

«Infatti, io, questo l'ho sempre pensato. Non ho ancora l'idea di che cosa... però, se ci saranno degli interventi, e spero che ci saranno, mi verranno in mente, saranno, però, sempre abbastanza discreti, tenendo in apparenza una fedeltà all'Opera, nessuna attualizzazione, o velleità, che io trovo appunto velleitarie, spesso. No io voglio stare assai fedele all'Opera. L'ideale, sarebbe per me, di riuscire poi a trovare anche delle varianti, una cifra, delle piccole personalizzazioni. Quello giustificherebbe anche una mia regia. E poi queste cose, ormai lo so anche per esperienza, possono nascere prima, ma anche durante. Per questo ho chiesto il massimo di prove prima di andare in scena. Perlomeno nel teatro, con una serie di collaboratori, un certo tempo. Poi, è chiaro, i cantanti magari verranno dopo».