venerdì 19 settembre 2003

***Iole Natoli

La Stampa VIVEREROMA 19.9.03

Iole Natoli ha lavorato per Ettore Scola e Bellocchio
«Sono stati loro a convincermi di buttarmi dall’altra parte della cinepresa»
di FRANCESCA BELLINO


Dopo essere stata segretaria di edizione per Ettore Scola e Marco Bellocchio per più di dieci anni, Iole Natoli è passata dall’altro lato della telecamera. Con grande passione e buoni risultati. Il suo ultimo lavoro, un cortometraggio di 28 minuti dal titolo «A un millimetro dal cuore», girato a Roma e auto-prodotto insieme a Francesco Lo Mastro, è stato acquistato dalla distribuzione americana Hipnotic dopo una proiezione al Festival dei corti di Palm Spring in California. «La mia prima esperienza come regista risale a una decina d’anni fa - racconta Iole – Ho realizzato un corto intitolato «Inconclusioni», inserito in «Intollerance», un film di 10 corti prodotto dalla Intelfilm che all’epoca ebbe un gran successo. Poi ho continuato per anni a fare il mio lavoro sui set di Scola e Bellocchio e, a un certo punto, sono stati proprio loro a invogliarmi a provare a fare la regista. Così ho tentato e, da qualche mese, ho deciso che mi ci dedicherò a tempo pieno alla scrittura e alla realizzazione di storie. «Buongiorno, notte» di Bellocchio «è stato il mio canto dei cigno…». Iole dunque mette da parte per il momento il suo ruolo di segretaria di edizione per inseguire il suo sogno di sempre: girare un lungometraggio. L’essere stata «memoria storica» di film girati da grandi maestri, da «Capitan Fracassa» a «Concorrenza sleale» per Scola, e da «Il sogno della farfalla» a «L’ora di religione» per Bellocchio, (che interpreta un insegnante di musica in «A un millimetro dal cuore»), le ha insegnato tanti piccoli e grandi segreti del mestiere. «Scola e Bellocchio sono stati due “maestri involontari” per me – racconta la neo regista - è difficile dire cosa mi hanno insegnato. Forse tutto quello che sono ora perché sul set si ruba esperienza e sapere senza accorgersene. Non ricordo dei consigli in particolare, né da parte di loro due, né da altri registi con cui ho lavorato, come Ricky Tognazzi, Roberto Giannarelli. Io sul set pensavo a portare a termine i miei compiti. Credo però di aver assorbito tante cose e le più importanti sono state senza dubbio il modo di gestire il rapporto con la scena e con gli attori e l’utilizzo della tecnica cinematografica solo come rete alla quale aggrapparsi». «Grazie ai loro stimoli – aggiunge - ho capito che mi piacerebbe concentrare la mia ricerca sull’irrazionale. Mi piace approfondire i temi sociali, i rapporti tra uomo e donna, le evoluzioni interiori, le crescite, i cambiamenti delle persone e io miei primi lavori ne sono un esempio». Iole ha le idee chiare e non è lontana dal suo sogno. Sta ultimando la sceneggiatura del suo primo lungometraggio, «In cantina c’è il sole», scritta a quattro mani con Alberto Consarino. Ha già una troupe pronta e vari amici pronti a scommettere su di lei, tra cui Massimo D’Orzi dell’Associazione Il Gigante di Firenze che, insieme ad altre partnership, finanzierà l’opera.