sabato 11 settembre 2004

Aristotele nella Dichiarazione d'indipendenza americana

Il Giornale di Brescia 10.9.04
Origini classiche del pensiero americano
ARISTOTELE A STELLE E STRISCE
Antonio Donato

La convention di John Kerry e quella del presidente Bush pongono tra i nodi cruciali della politica statunitense la domanda «quale è oggi l’identità degli Usa?». Non è solo uno slogan elettorale ma è uno dei punti su cui intellettuali, politici, giornalisti ma anche gente comune, tanto negli Usa che in Europa, si pongono insistentemente. L’opinione oggi più diffusa è che tra Stati Uniti ed il resto del mondo occidentale, soprattutto l’Europa, sia riscontrabile una radicale differenza riguardo alla concezione dello stato, dell’economia, dell’educazione, dell’arte, della politica e, più in generale, dello stile di vita. Tuttavia, può essere interessante, quanto sorprendente, notare che, secondo gli studi di Henry Jaffa (professore della Claremont Graduate University da poco scomparso), all’origine della cultura degli Stati Uniti ci sia uno degli autori più decisivi per la civiltà europea, Aristotele. Gli studi di Jaffa si concentrano specialmente sulla Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 considerata come uno dei punti di partenza fondamentali della cultura statunitense. In questo celebre testo si osserva che i diritti fondamentali dell’uomo che uno stato deve garantire sono tre: il diritto alla libertà, alla vita e alla ricerca della felicità. Tra questi tre diritti l’ultimo è ciò che rende la Dichiarazione d’indipendenza unica ed originale. La maggior parte degli studiosi osserva che questi tre diritti fondamentali si rifanno alla formulazione proposta dal filosofo inglese del XVII secolo John Locke, ovvero «vita, libertà e proprietà». Tuttavia, ciò che stupisce è l’inserimento di un diritto estraneo alla triade di Locke: la ricerca della felicità. Secondo gli studi di Jaffa, questo cambiamento si spiega con l’influenza del pensiero di Aristotele sia su Thomas Jefferson che sugli altri redattori della Dichiarazione d’indipendenza. Il primo elemento che fa parlare in favore di questa tesi è che in quell’epoca in Nord America lo studio di Aristotele in greco era parte del bagaglio culturale di molti intellettuali e uomini politici. Infatti, dalle lettere di Jefferson si apprende di come egli fosse un appassionato lettore tanto dell’Etica Nicomachea quanto della Politica di Aristotele. Jaffa pone come ulteriore prova della sua tesi il fatto che nel XVIII secolo in Nord America si era assistito ad un revival dell’etica e della politica aristotelica e dell’idea che il porre le condizioni per la felicità del cittadino debba essere il fine d’ogni forma di governo. Questo trova riscontro anche nella Dichiarazione dei diritti dello stato della Virginia, di pochi mesi precedente alla Dichiarazione d’indipendenza: «tutti gli uomini per natura hanno dei diritti fondamentali di cui non possono essere privati; essi sono la libertà, la vita e la ricerca della felicità». Il fattore decisivo nel testimoniare le origini aristoteliche della cultura statunitense è la vicinanza tra la nozione di felicità di Aristotele (raffigurato nella foto a fianco) e quella ricavabile sia dalla Dichiarazione d’indipendenza che dagli scritti di Jefferson. La Dichiarazione d’indipendenza con il termine felicità intende l’idea di una vita vissuta bene nel suo complesso, un’esistenza in cui l’individuo è in grado di sviluppare le sue abilità. Questo concetto è lo stesso che Aristotele esprime nel primo libro dell’Etica Nicomachea dove osserva che ciò che rende felice la vita di un individuo è il possedere tutti quei beni come la salute, l’agiatezza, l’amicizia e le virtù che sono elementi costitutivi della felicità e che consentono ad un individuo di realizzare completamente le sue potenzialità. La familiarità di Jefferson con quest’idea di felicità è riscontrabile nel suo testo Osservazioni sullo Stato della Virginia del 1779, nel quale, descrivendo il nuovo del sistema di educazione pubblica da lui implementato, egli nota che «si deve istillare in ogni ragazzo la volontà di sviluppare la felicità mostrando loro che essa non dipende dal caso ma che è il risultato di una buona coscienza, buona salute e libertà». La vicinanza di Jefferson con l’idea aristotelica di felicità è documentata anche da diverse lettere tra cui quella scritta a suo nipote Peter Carr nel 1788 dove raccomanda «sii assiduo nel conoscere, abbi grande cura della tua salute e pratica la virtù, in questo modo sarai davvero felice». Queste parole rivelano una profonda vicinanza con il pensiero d’Aristotele per il quale la felicità consiste nella realizzazione delle capacità dell’individuo considerato nella sua interezza. L’ultimo elemento di vicinanza tra Aristotele e la Dichiarazione d’indipendenza consiste nel modo in cui è concepito il fine di ogni forma di governo. La Dichiarazione d’indipendenza osserva che una società organizzata o un governo deve fornire ad ogni essere umano le condizioni esterne indispensabili per rendere possibile la ricerca della felicità. Infatti, è diritto di ogni individuo l’essere messo in grado di poter ricercare la felicità, non ottenerla. Questa idea è esattamente quella che Aristotele esprime nel capitolo II del primo libro della Politica: «Quando diversi villaggi si uniscono in un’unica comunità, grande abbastanza da essere autosufficiente, nasce lo Stato, che si origina dalla fondamentale esigenza di proteggere la vita e che continua ad esistere per promuovere la felicità di chi ne fa parte». La vicinanza di Jefferson a quest’idea la si può riscontrare in molte delle sue lettere ed, in particolare, in una lettera del 1812 all’amico Van der Kemp: «l’unico fondamentale scopo che un governo deve perseguire è quello di assicurare il più ampio grado di felicità a tutti i suoi cittadini». Forse, quindi, è proprio ricordando le origini classiche della propria cultura che gli Usa possono trovare una promettente via nella ricerca della propria identità. Allo stesso tempo, in Europa, lo scoprire che la cultura statunitense è il risultato di un’originale rielaborazione del pensiero greco può fornire gli strumenti per farci apparire gli Usa sotto una nuova e differente luce.