L'Eco di Bergamo 11.9.04
Tra menhir e stele antropomorfe: antichissime testimonianze a Sion nel Vallese
Il singolare allineamento di antichissimi menhir in un giardino pubblico di Sion
Massimo Centini
L e più antiche tracce di occupazione neolitica del Vallese provengono dal sito della Planta a Sion e risalgono al periodo compreso tra il 4700 e il 4300 a.C. Le indagini condotte in quest'area, hanno permesso di stabilire che si tratta di un sito importante per l'inquadramento della storia della prima colonizzazione agricola delle Alpi. Un'occasione per gli appassionati di storia e cultura delle Alpi che possono trascorrere un piacevole soggiorno a Sion passando in rassegna numerose antiche testimonianze, tra affascinanti resti della cultura megalitica.
Appena raggiunta la città la prima visita d'obbligo è il Museo archeologico cantonale, che raccoglie alcune delle splendide stele antropomorfe rinvenute nell'area del Petit Chasseur, che ne conteneva ventinove. La stele antropomorfa è un'opera in pietra caratterizzata da lavorazioni destinate a rendere riconoscibile non solo il suo legame con la figura antropomorfa, ma anche il sesso del soggetto rappresentato. Di fattura ancora arcaica, probabilmente riproduceva personaggi degni di essere ricordati: antenati mitici, eroi civilizzatori, entità soprannaturali provenienti da un ambito sacrale di cui oggi abbiamo solo una vaga idea.
Quelle di Sion sono caratterizzate da due modelli. Nel primo, il più rozzo, la testa è appena accennata e non vi sono però elementi decorativi relativi al volto. Le braccia sono ripiegate. Completano la raffigurazione dei pugnali. Nel secondo sono invece presenti una testa ben evidenziata, piccole spalle e volto; vi sono l'arco e le frecce e una collana.
Tra il 1967 e il 1972 e in seguito nel biennio 1987-1988, a Sion vennero scavati alcuni importanti documenti della cultura megalitica che con quelle di Aosta (Saint Martin de Corléans) costituiscono una traccia rilevante per conoscere uno degli aspetti più indicativi dell'Età del Rame alpina.
In un giardino pubblico di Sion, Chemin des Collines, è possibile ammirare uno splendido allineamento di menhir che ci riporta alla preistoria, quando queste lunghe pietre erano oggetto di venerazione da parte dell'uomo del Neolitico.
Menhir deriva dal bretone men, pietra, e hir, lunga; indica un monolito infisso nel suolo con dimensioni varie e di forma tendente al parallelepipedo. I menhir possono essere isolati o disposti in allineamenti o circoli. Si tratta di strutture che sembrerebbero ricordare l'obelisco, ovviamente più rozzo e privo di lavorazione. Al menhir sono stati attribuiti numerosi significati: monumenti commemorativi, simboli solari, simulacri di personaggi (antenati), ecc.
Il visitatore sarà particolarmente colpito nell'osservare, nelle stele antropomorfe, la presenza di incisioni raffiguranti il cosiddetto "pendaglio a doppia spirale". È ormai convinzione diffusa tra gli studiosi che si tratti della raffigurazione di monili o gioielli, sono noti esempi rinvenuti in varie tombe È un dato di fatto che questo motivo decorativo fu ampiamente utilizzato dall'Età del Rame a quella del Ferro; in seguito sarà adottato anche l'oro. I documenti più antichi provengono dall'Est europeo, ma in seguito i ritrovamenti si distribuirono su una zona più ampia che dalla Romania giunge alla Svizzera.
Gli archeologi hanno posto questo modello decorativo in relazione al culto della dea madre.
Che il pendaglio a doppia spirale avesse un legame con il divino sembrerebbe confermato dalla presenza di alcuni di questi monili all'interno di siti archeologici in cui si trovavano anche altri oggetti offerti alla divinità. Altri pendagli sono stati rinvenuti nei pressi di corsi d'acqua.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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