venerdì 17 settembre 2004

a Firenze:
a proposito di creatività

Il Mattino 16.9.04
A FIRENZE LA MOSTRA SUI NOBEL

Le beautiful minds,
quando la creatività arriva al successo
Giovanni Nardi

Se si potesse assegnare il premio Nobel a umanisti e scienziati del passato anche remoto, e comunque deceduti prima della nascita del riconoscimento (il 1901), chi scegliereste? Per la fisica, Galileo oppure Keplero? Per la medicina, Ippocrate o Pasteur? Per la chimica, Lavoisier o Mendeleev? Per la letteratura, Omero, Dante o Shakespeare? Per l'economia, Gutenberg o Marx? L'alternativa non è ad excludendum perché si possono scegliere anche personaggi diversi: il sondaggio è proposto dall'Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, in occasione della mostra «Beautiful Minds. Premi Nobel. Un secolo di creatività», a Palazzo Strozzi, Firenze, da oggi al 2 gennaio 2005.
La mostra fiorentina è la prima in Europa e sarà l'unica in Italia. Sta girando tutto il mondo e da noi si è arricchita di due sezioni. Una riguardante i 19 premi Nobel italiani (il 2,5 per cento del totale, che è di 758) con due particolari ambienti creativi: l'Istituto di fisica di via Panisperna, a Roma, dove operò tra gli altri Enrico Fermi, e la scuola di Giuseppe Levi a Torino, dove si formarono i futuri Nobel Salvador Luria, Renato Dulbecco e Rita Levi-Montalcini; l'altra sull'ultima parte della vita di Alfred Nobel a Sanremo, dove morì il 10 dicembre 1896. Tra i Nobel italiani ricordiamo Guglielmo Marconi (1909), Enrico Fermi (1938); per la medicina Renato Dulbecco (1975), Rita Levi Montalcini (1986); per la letteratura Giosué Carducci (1906), Grazia Deledda (1927), Luigi Pirandello (1934), Eugenio Montale (1975) e Dario Fo (1997); per l'economia Franco Modigliani (1985).
La mostra, inaugurata ieri dal ministro Giuliano Urbani con l'intervento del presidente della Fondazione Nobel Bengt Samuelsson (Nobel per la medicina 1982), del direttore del museo Nobel Svante Lindqvist, e di Umberto Eco che ha tenuto la prolusione sulla «combinatoria della creatività», si basa soprattutto su un'idea: la creatività. Ma quali sono gli elementi più importanti del processo creativo: la competenza e l'intelligenza degli individui o l'ambiente in cui il loro lavoro si svolge? L'esposizione del centenario è stata definita dal curatore Olov Amelin come un parco di divertimento intellettuale articolato in diversi padiglioni, nei quali il visitatore può sostare secondo il proprio gusto. Il colore dominante è il nero, come l'inchiostro, simbolo della parola scritta: la nota frettolosa dello scienziato nel protocollo di laboratorio, la correzione o l'aggiunta marginale nell'autografo di uno scrittore, o le parole coraggiose di impegno per la libertà e la giustizia di un attivista della pace. Una trentina di brevi film sono dedicati ad esempio a Marie Curie, Nelson Mandela, Wilhelm Conrad Röntgen, Amartya Sen, Isaac Bashevis Singer. Ci sono poi dieci filmati più lunghi, in cui sono presentati l'Istituto di immunologia di Basilea, la Copenhagen di Niels Bohr, la vita accademica e studentesca nei college di Cambridge, la scuola vicino a Calcutta fondata da Rabindranath Tagore. Tra gli oggetti più curiosi, un paio di scarpe di Selma Lagerlöf e il cappello di Wole Soyinka.