venerdì 17 settembre 2004

che fine ha fatto Clorofilla?

Stamparomana (giornale delsindacato unitario dei giornalisti del
Lazio e Molise)

Quando di necessità si fa virtù. Il Restomancia.

Ed è subito boom di tovagliette informative
Pino di Maula

Impazzire. Oppure scrivere. Poco importa su cosa o per chi quando non hai più lavoro. Bisogna farlo e basta. In solitudine. Per se stessi. Per non “dare di matto”. Per strapparsi dal quel divano di casa che sembra pretendere un rivestimento nuovo. Non più in stoffa ma in vera pelle umana.
Correva l’estate 2003 quando l’amministratore unico pone l’intera redazione di fronte alla scelta di rinunciare per iscritto al pregresso di molti mesi di lavoro o fare le valigie!. Al simpatico out out del manager si contrappongono discorsi sulla deontologia professionale, codici civili e penali, si tirano in ballo diritti e consuetudini che regolano l’attività professionale. Ma lui niente, se ne “fotte” di tutte quelle “menate tipiche dei giornalisti che si danno arie da giornalisti”. A lui basta un ragazzotto disponile per poter vestire i panni dell’editore. Di marchette. Della testata on line si può far invece a meno. Si chiude dunque. Si torna a casa. Sul divano che aspetta per avvolgerti nella malinconia. E sulle prime sembra riuscirci. Ansia e colite nervose stringono d’assedio. Ma c’è ancora quel pc portatile in casa. E’ collegato in Rete. Serviva di notte per pubblicare l’ultimora. Possibilmente prima che lo facessero gli altri. Quelli con l’articolo 1 in tasca. Quelli fortunati che non dovevano dimostrare nulla. Altri tempi. Altre invidie. Ora non c’è più niente da battere su quei tasti. Se non puoi pubblicare non ha senso intervistare il soldato dissidente il pacifista o il ricercatore nottambulo.
Ecco allora lentamente prendere forma un viaggio contorto tra immaginario, storia e cronaca nera di un gruppo di giornalisti vittima, non è ben chiaro, se delle proprie nevrosi o di qualche non bene identificato potere occulto che li perseguita a causa delle loro inchieste impertinenti. Le pubblicavano su un giornale concepito per fare da “coperto d’intrattenimento” sui tavoli di osterie e pub alternativi. Una veste grafica a prova di macchia dunque. E per questo era molto richiesto. Il Restomancia.
Fin qui la trama del romanzo che dopo una scrittura estiva disperatissima trova la parola fine e inizia a girare tra amici e colleghi che dispensano consigli con aggiunte e correzioni. Siamo in pieno 2004 e il divano fa sentire di nuovo il suo canto triste. L’unico modo per sottrarsi era mettere in pratica quanto nel libro era stato una pura invenzione letteraria. Ecco allora le corse al Tribunale per registrare la testata. La ricerca del grafico e dello stampatore di fiducia. Nasce così la buffa creatura. Chiamatela free press da tavola o mensile in formato tovaglietta o - come dicono gli esperti - new media cartaceo. Comunque sia, è il primo in Europa (ma non si hanno notizie neanche d’oltreoceano, ma dire “nel mondo” suona spaccone). L’unico – recita lo slogan pubblicitario – che serve tra le posate notizie agrodolci a misura di palato per stuzzicare il cervello. Con testi e fumetti d’autore. Disponibile in 900mila copie Il Restomancia scivola sulle tavole di circa 4mila esercizi pubblici italiani come un qualsiasi giornale. E con in più solo un pizzico di sale e buon umore. Nasce così la nuova tovaglietta d’informazione indipendente. Mentre a fine agosto va in scena “Vorrei ma non posso”, il numero 0 del romanzo illustrato. E a settembre è la volta di Bimbinforma. La notizia questa volta s’indossa. Su t-shirt per piccini che non te lo mandano a dire…