martedì 16 novembre 2004

PIETRO INGRAO
su LIBERAZIONE

una segnalazione di Gabriella Cetroni:

Liberazione 16.11.04

Opposizione, muoviti: quella guerra è illegale

di Pietro Ingrao


Cari compagni,

Oggi, lunedì 15 novembre, apro i giornali del mattino. Leggo l'Unità, e a pagina 6 trovo un titolo su cui è scritto: "L'Italia è in guerra. Parola di Pera". Segue un sottotitolo (sempre su tutta la pagina) che dice: "Gli fa eco il ministro Martino: meglio la guerra preventiva che la guerra successiva".

Dico a me stesso: forse sono titoli esagerati, saranno una forzatura di un giornalista che ha voluto fare un titolo eclatante. Ma non è così: perché sotto quel titolo di scatola c'è un'intervista, in cui Fabio Mussi sostiene che Pera - cioè il presidente del Senato! - «ha scavalcato persino Bush». E dichiara, Mussi, che la missione italiana «è del tutto priva di legittimità costituzionale», alludendo evidentemente all'articolo 11 della Costituzione.

Mi chiedo ancora se Mussi non si sia fatto trascinare dalla passione polemica dell'Unità, che non è certo un giornale gentile verso il governo. E allora vado a sfogliare La Repubblica. Il suo titolo in realtà è un po' ambiguo e attribuisce a Martino una frase non chiara. «Via (dall'Irak) appena possibile…. Che vuol dire? Chi e come stabilisce l'"appena possibile?» Mi butto allora a leggere il testo sulle dichiarazioni di Martino e trovo questo ragionamento che è bene riportare tale e quale da Repubblica: «Quale è l'alternativa - chiede Martino - alla guerra successiva? Aspettiamo di subire un altro attentato terroristico e poi reagiamo? In questi casi è meglio prevenire che curare».

E qui allibisco. Il ministro degli Esteri d'Italia fa sua e legittima quella nozione di guerra preventiva definita dal presidente degli Stati Uniti d'America: nozione che rovescia radicalmente quel povero articolo 11 della Costituzione italiana.

Mi prende uno scrupolo, visto che Repubblica è pur sempre un giornale d'opposizione (e forse malevolo verso il Martino). E vado a sfogliare il togato Corriere della sera. E qui ancora trovo una affermazione del Martino che mi lascia intontito. Dice il ministro (e cito tra virgolette): «Voglio solo ricordare che la missione in Irak non ha una scadenza». Come aggiungere: è una guerra preventiva e senza limiti.

A questo punto non si tratta più di Martino e del governo Berlusconi: si tratta di sapere quali sono le leggi che esistono in questo Paese.

Cari compagni, se io, cittadino qualunque, svaligio un appartamento, o rapino una banca, e la polizia mi becca, cosa fa? Mi schiaffa ai polsi un bel paio di manette. E se io protesto, mi risponde: è la legge. Domando allora. C'è in questo Paese una legge in cui si decide se e quando l'Italia può fare la guerra? E chi lo stabilisce? C'è scritto in Costituzione? E se non c'è scritto, che razza di Costituzione è? E se c'è scritto in Costituzione - come è di fatto - e il governo se ne infischia e fa in altro modo, è possibile che non succeda nulla?

Confesso che sono stanco di fare questa domanda alle Massime Istituzioni. Ora lo chiedo ai miei amici dell'Opposizione: e domando semplicemente se ho ragione o torto in questo mio sdegno per le parole di questo ministro di Berlusconi.

E se non ho torto come mai non succede niente - proprio niente! - e a chi debbo rivolgermi, io cittadino della Repubblica.

Grazie, compagni, se mi aiutate un po' a chiarirmi le idee sulle leggi in vigore nel mio Paese. Soprattutto in materia di guerre.

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