martedì 11 gennaio 2005

sull'embrione

L'Unità 11.1.05
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Paolo Prodi


Quando la confusione raggiunge il massimo la cosa più opportuna è prendere le distanze dalle parole che vengono strumentalizzate in tutti i sensi nelle polemiche quotidiane. Non ho nessuna competenza scientifica né il mestiere dello storico mi autorizza ad intervenire in un dibattito sulla scienza genetica: forse però il mestiere mi insegna a prendere le distanze dal suo uso politico distorto. Se uno rimane all'interno della cronaca di questi ultimi mesi, nel breve periodo, c'e da rimanere allibiti.
Una legge su questa tematica, la cosiddetta legge 40, che tocca il problema della nascita dell'uomo, viene varata con passaggi strani tra maggioranza e minoranza, in modo confuso e contraddittorio, senza tener conto che le ricerche e le sperimentazioni genetiche non possono più essere controllate all'interno delle frontiere, con una legge statale, in un mondo globalizzato. Contro questa legge è stata avanzata una giusta richiesta di referendum abrogativi, giusta perché si tratta di una questione che per natura sua non ha nulla a che fare con le obbedienze politiche.
In questi giorni abbiamo assistito alla riappropriazione della legge da parte del governo il quale si schiera a difesa della legge nel dibattito sull'ammissibilità dei quesiti referendari presso la Corte costituzionale. Le contraddizioni esplodono così in tutta la loro violenza: chi è schierato con l'opposizione e a favore del referendum abrogativo e quindi delle manipolazioni genetiche (nonostante singoli pronunciamenti in contrario); chi è di destra è a favore dell'intangibilità della persona umana sin dal suo concepimento. Pazzesco. Il tutto con conseguenze che vanno a riflettersi nella nostra piccola Italietta sui risultati delle prossime elezioni regionali e politiche e che nel grande mondo si ripercuotono a sostegno dei valori dei neo-con, delle nuove religioni civiche contro i radicali (che allo stesso mondo liberista di destra appartengono).
Se dal ritmo convulso della cronaca, dal tempo breve, passiamo ad un tempo medio esaminando il problema delle manipolazioni genetiche alla luce dei dibattiti degli scorsi decenni la confusione non diminuisce: si ricreano gli schieramenti confessionali e laici (intesi nel senso di non appartenenti alle Chiese) con fossati che credevamo superati da tempo. Cattolici contro laici: da una parte i dogmatici, per natura loro conservatori e contrari alla modernità, e dall'altra i libertini aperti alle scoperte della ragione e della scienza. Qualche mente illuminata a dire il vero, come Jurgen Habermas, ha fatto presente che non si tratta di questo, che queste diatribe tra neoilluministi e sostenitori delle confessioni religiose hanno fatto il loro tempo: qui si tratta - ha spiegato con grande saggezza - non di una disputa tra illuministi e anti-illuministi ma del futuro dell'uomo occidentale. I pensatori nostrani continuano invece a discettare aristotelicamente su ciò che distingue l'embrione come uomo "in potenza" dall'uomo "in atto". Bene. Di fronte a questo io propongo di fare un esercizio di ginnastica saltando indietro di alcuni secoli e poi avanti nel futuro prossimo. Non ci farà male: al massimo si tratta di una ginnastica intellettuale che ci allontana dalla confusione di oggi. Siamo nel 1211. Il priore e i monaci di una certosa si rivolgono al papa Innocenzo III per esporre il caso di un loro confratello che essendo responsabile dell'aborto di una donna da lui messa incinta siera autosospeso dal servizio dell'altare: decida il papa; Innocenzo III risponde che se il concepito non era ancora vivificato ("si nondum erat vivificatus conceptus") il monaco avrebbe potuto continuare a servire all'altare, in caso diverso avrebbe dovuto astenersi (per il controllo dei competenti la lettera di Innocenzo III è entrata a far parte delle Decretales, X, 5, 12, 20). Appoggiandosi alle conoscenze diffuse nelle università e nel pensiero filosofico scientifico di allora la Chiesa romana distingueva tra il momento del concepimento e il momento della "vivificazione" che avveniva qualche settimana dopo il concepimento stesso. Da quest'episodio lontano penso si possa partire per rovesciare una quantità di luoghi comuni e fornire alcuni chiarimenti per l'oggi. Il primo è che la Chiesa romana allora come oggi segue la scienza e non la determina (anche se ovviamente con momenti di tensione e di attrito): è la scienza che nei secoli successivi ha acquisito il principio dell'identificazione tra concepimento e "vivificazione". La seconda osservazione importante è che non si parla di "vita" in astratto ma si parla di embrione "viviflcatus": nella Bibbia e nella religione ebraico-cristiana non si parla mai di vita come sostantivo astratto ma di "vivente", di rispetto per il vivente: Dio è il Vivente per eccellenza; del Dio Vivente l'uomo è l'immagine e quindi come tale sacro. La vita come astrazione non esiste.Facciamo allora un salto in avanti nel tempo. Il mestiere dello storico non mi autorizza a questo ma fornisce un discreto allenamento: non certo alla profezia ma alla consapevolezza che le cose sono statediverse nel corso dei tempi e quindi lo saranno anche in futuro. Forse non dovremo aspettare secoli ma soltanto qualche decennio data l'accelerazione delle scoperte nel campo dell'ingegneria genetica. La medicina avrà certamente compiuto a metà di questo secolo molti progressi con le cellule staminali e ottenuti importanti risultati nella cura della sclerosi multipla e di altre malattie di origine genetica. Davanti alla commissione bio-etica provinciale (della AUSL o come si chiamerà allora) sipresenta nel settembre 2055 la sig.ra X. Y. (che ci sia o no il partner presente èpoco importante) che dice di volere un figlio con determinate caratteristiche: naturalmente con la eliminazione dei geni responsabili di particolari patologie, fisiche e psichiche (una pro-zia era schizofrenica), poi con indicazioni via sempre più propositive: intelligenza creativa, occhi azzurri, carattere forte, atletico, di temperamento non incline alla melanconia (del resto che differenza c'è tra malinconia e depressione se non per gli artisti?) ecc. Richieste lecitissime - tutto ciò che si può desiderare per un figlio - accolte dall'apposita commissione etica senza difficoltà: allora sarà ancora più facile ottenere le stesse cose in una clinica all'altro capo del mondo, senza alcun permesso, a pagamento maggiorato. Da tempo le delibere di salvauardia dalle malattie gravi: eliminazione degli embrioni contenenti deviazioni di carattere fisico e psichico sono diventate prassi normale e non rappresentano più un problema: dove starebbe il confine tra la patologia e la normalità e quindi il crinale tra la riparazione e la sostituzione dei geni?
Dopo 25 anni, nel 2080, il nuovo nato, così programmato, uccide un suo amico o vince un premio Nobel (dal mio punto di vista è la stessa identica cosa). La conseguenza è che l'uomo come lo conosciamo adesso, responsabile delle sue azioni, delle scelte tra il bene e il male non esiste più: il suo futuro è stato programmato nelle sue linee essenziali e sarà sottoposto soltanto alle variabili casuali. Non potrà essere certo giudicato colpevole o meritevole da nessuna giuria umana degna di questo nome. Come può essere responsabile delle sueazioni?
Roba da altro mondo. Oppure da un mondo terribile che abbiamo già sperimentato: la eugenetica nazista sta rispetto a questo mondo possibile che si preannuncia come l'alchimia sta alla chimica: era solo una tecnologia genetica allo stadio infantile. Non credo nello scienziato giudice o commissario etico eviceversa che possano giudicare della vita e della morte. Potremo riprendere questo discorso da un altro punto di vista, ad esempio riguardo alla pratica dell'eutanasia. La costante è sempre - questo purtroppo lo insegna davvero la storia - che chi ha il potere (e i mezzi che il potere stesso fornisce) potrà ottenere cio che è reso possibile dalle nuove scoperte e se ne servirà per se stesso e per dominare gli uomini. Per gli altri c'è - quando va bene - la mutua: se non diventa troppo costoso per un sistema economico mantenere gli inabili e gli anziani oltre una certa età.
Il problema quindi esiste. Non immiseriamolo né in senso politico né in senso confessionale. Lasciateci votare per i referendum in coscienza senza identificare il voto con una parte politica o con un'adesione confessionale. Anche coloro che i referendum li hanno indetti non ci costringano a non votare. Per favore.